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Muraro e Raggi, alla Camera vietato mentire: "Sì c'è un indagine, ma non l'avviso di garanzia"

Indagata dal 21 aprile, a conoscenza delle indagini dal 18 luglio. Tutti sapevano nel "Raggio magico", ma nessuno ha informato i cittadini. Così crolla la trasparenza a Cinque Stelle

Nessuna bordata della stampa, nessun complotto dei "poteri forti". I fatti sono semplici e emersi in tutta la loro dirompente verità: Paola Muraro è indagata per abuso d'ufficio e violazioni in materia ambientale. Ieri durante l'audizione in commissione Ecomafie, alla presenza dell'assessore e della sindaca Raggi, è arrivata la conferma: c'è anche il nome della titolare all'Ambiente nel registro degli indagati nelle inchieste aperte dalla Procura di Roma sul funzionamento degli impianti Tmb, quelli di cui è stata consulente in Ama per 12 anni. 

E' iscritta dal 21 aprile, e ne è a conoscenza dal 18 luglio. A undici giorni dalla nomina come titolare all'Ambiente è stata informata dalla Procura su richiesta sua e dei legali. Lo sapeva lei e lo sapeva anche Raggi. Lo sapevano entrambe anche il 25 luglio, data del blitz con streaming e diretta Facebook per mettere all'angolo l'ex presidente Ama, Daniele Fortini, accusandolo di immobilismo nell'utilizzo dei Tmb, gli stessi, lo ripetiamo, sui quali Muraro già sa, quel giorno, di essere indagata. La difesa fino a ieri contro le "illazioni" dei giornali (che illazioni non erano) è stata il "non so nulla" ripetuto come un mantra. E quella di oggi? Come difendersi dalle accuse di aver mentito a tutti, agli elettori, ai cittadini, ai consiglieri del Movimento?

"Nessuno ha detto bugie - ha dichiarato ieri Raggi in commissione - quando siamo stati informati di queste indagini nello stesso periodo queste informazioni sono apparse sulla stampa. Io non credo che nessuno mi abbia mai fatto la domanda sull'avviso di garanzia, se me l'avessero fatta avrei risposto esattamente come sto rispondendo oggi: a oggi, 5 settembre, non c'è nessun avviso di garanzia. Per quanto riguarda le indagini, credo che se mi avessero fatto la domanda avrei risposto: siamo a conoscenza delle indagini. E' giusto rispondere a domanda, quindi se qualcuno mi chiede io rispondo". 

Dunque, è colpa di chi ha mal posto le domande se i romani non sono stati informati. La sindaca e l'assessore stanno giocando su una differenza tecnica che di rado emerge nel valutare, a livello di opportunità politica, la posizione di un rappresentante delle istituzioni coinvolto in indagini preliminari. Non c'è stato un avviso di garanzia (atto con cui il pm invita l'indagato a nominare un difensore che assista agli atti da compiersi durante l'indagine): questo continuano a sostenere sindaca e assessore. "Sapevamo sì dell'indagine, ma nessuno ha ricevuto un'informativa". 

Una contronarrazione troppo debole per convincere, che sta spaccando dall'interno il Movimento, che rischia di far perdere altre stelle alla giunta di Roma, perché tenta di insabbiare il punto che più scotta: la trasparenza tradita, il pilastro dei Cinque Stelle contro la vecchia politica crollato in appena due mesi di governo. Raggi e Muraro sapevano e non hanno rivelato, hanno nascosto, se non mentito. E sapeva anche il minidirettorio, almeno in parte. "Avevo informato alcuni parlamentari, Stefano Vignaroli e Paola Taverna - ha dichiarato Raggi - un europarlamentare e un consigliere regionale". Ma non i vertici: "Di Maio e Grillo no". E ieri la parlamentare Carla Ruocco, twittando, ha preso le distanze: "Preciso di non conoscere la dottoressa Muraro e che apprendo da fonti giornalistiche le sue vicende giudiziarie". 

Nella ricostruzione della sindaca in Commissione viene nominata anche Carla Romana Raineri, il magistrato della Corte dei Conti che ha dato il "la" alla catena di dimissioni dei giorni scorsi. Anche lei sapeva. "Abbiamo fatto una valutazione in una riunione in cui era presente l'ex capo di Gabinetto - ha spiegato la prima cittadina - e ci ha confortato da questo punto di vista, è una contestazione troppo generica per capire di cosa stiamo parlando". Ma Raineri, interpellata a riguardo in un'intervista su Repubblica, fornisce una versione leggermente diversa: "Da magistrato non comprendo il senso dell'espressione "reato generico". Muraro venne da me a chiedere un parere sulla sua situazione". Cioè? "Mi disse che aveva saputo di essere indagata e che voleva valutare l'opportunità di andare a parlare con il pm per caldeggiare l'archiviazione. Io la sconsigliai. Ricordo di averle detto subito: "A Milano queste cose non si fanno". Quindi aggiunsi che si trattava di una mossa controproducente. Se dopo averla ascoltata il pm non avesse archiviato, questo avrebbe aggravato la sua posizione. Al colloquio era presente la sindaca".

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