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M5s, Campidoglio pacificato, municipi in guerra: tutte le crepe pentastellate sui territori

Dall'VIII commissariato al XII spaccato intorno al presidente del Consiglio accusato di conflitto di interesse, alla consigliera "dissidente" messa all'angolo nel feudo lombardiano del Montesacro

La sindaca ha la fiducia della maggioranza, incassata durante la seduta di Consiglio straordinaria del 4 aprile. Ma è nelle retrovie che volano gli stracci. I municipi della Capitale sono il vero specchio delle frizioni interne tra correnti, dell'incapacità di superare strategie politiche e rese di conti in nome di quell'"uno vale uno" tanto gridato dai palchi elettorali. A far da emblema di scissioni insuperabili abbiamo il municipio VIII. Le dimissioni dell'ex minisindaco Paolo Pace e il parlamentino ad oggi senza governo è il frutto di pesanti schermaglie politiche: gli otto consiglieri "talebani", vicini alla deputata Roberta Lombardi, lo hanno messo alla porta mentre il "raggio magico" in Campidoglio perdeva sempre più terreno. Ma è solo la punta dell'iceberg.  

III MUNICIPIO - Di fratture i territori sono piene. Attriti, cacciate, voci grosse, maggioranze divise, "stelle" che cadono. Al Montesacro, esempio, siamo ai ferri corti. Lo scontro è aperto tra la presidente Roberta Capoccioni - diretta emanazione dell'area lombardiana del Movimento - e la consigliera "non allineata" Francesca Burri, "sfiduciata" con una raccolta firma e messa sulla graticola dalla stessa minisindaca. Una crepa che ha importanti precedenti. La Burri rientra nella fronda che a novembre chiese la revoca degli assessori D'Orazio, delegato alle Politiche Ambientali e in passato candidato tra le fila della Lista Civica Rutelli, e Giovanna Tadonio, moglie di Marcello De Vito con deleghe alla Sicurezza e Polizia Locale. Un altra guerra fredda tra correnti. 

IV MUNICIPIO - Non gode di ottima salute nemmeno il vicino IV Tiburtino. Giovedì scorso la rimozione del secondo assessore in pochi mesi. Una nuova "cacciata" in giunta dopo quella dell'ex assessore Emanuela Brugiotti a novembre. Anche stavolta dalla presidente Della Casa nessuna particolare spiegazione. Semplici "divergenze di vedute". "Non eravamo sulla stessa lunghezza d'onda" ha spiegato liquidando l'allontanamento del titolare alla Cultura e Sport, Carlo Perazzini. Non portava sufficientemente in alto la bandiera Cinque Stelle. E le opposizioni attaccano: "Chi dissente viene buttato fuori. Della Casa si dimetta".

XII MUNICIPIO - Spostandoci sui territori di Roma ovest abbiamo la faida scoppiata intorno al caso Di Camillo. Il presidente del Consiglio municipale di Monteverde, anche titolare per nove mesi di un nido in convenzione con il Comune di Roma, è accusato dal centro destra di conflitto di interesse in forza dell'articolo 63 del Tuel. Si attende il parere di Anac e Prefettura. E mentre i lombardiani fedeli alla presidente Silvia Crescimanno lo sostengono a spada tratta, l'altra metà della maggioranza non ci sta. Sette le firme apposte a una lettera indirizzata alla minisindaca: sull'incompatibilità presunta di Massimo Di Camillo i pentastellati vogliono discutere in Aula. Una frattura che nasconde attacchi e contrattacchi continui nelle stanze di via Fabiola, che a dicembre ha portato all'addio della consigliera Francesca Grosseto, passata tra le file di Fratelli d'Italia. 

XIII MUNICIPIO - Ha seguito il suo esempio un'altra grillina pentita all'Aurelio. Isabel Giorgi, in aperta polemica con una fronda di consiglieri municipali legati alla presidente Giuseppina Castagnetta, ha lasciato lo scranno per passare al partito di Giorgia Meloni. Pesanti le accuse ai consiglieri del Movimento: la giovanissima consigliera (20 anni) ha parlato apertamente di "mobbing politico" e continui ostacoli e pressioni al suo lavoro. A qualcuno non piacevano le sue battaglie. "Mi hanno messo nelle condizioni di non lavorare per i cittadini". Altrettanto pesante la reazione della minisindaca che minacciando le vie legali ha scritto una nota protocollata con carta intestata del municipio all'ex pentastellata. Nella lista delle magagne anche le dimissioni da Presidenti di commissione di Augusto Ligi e Davide Federici. Secondo entrambi un "normale avvicendamento delle cariche", procedura che però non ha precedenti nè eguali in altri municipi. Fonti interne al Consiglio riferiscono di ripetuti frizioni con la giunta. 

XIV MUNICIPIO - E perde pezzi anche il parlamentino di Monte Mario. Dal 3 aprile Carlo Cini non è più assessore al Bilancio del XIV municipio. Era considerato uno degli elementi di spicco della giunta del minisindaco Alfredo Campagna. Ha lasciato, dichiara, "per ragioni personali". Ma voci dal Quattordicesimo insinuano, tra i motivi dell'addio, la mancata parità di genere in giunta. Questione su cui pende una richiesta di parere al Segretariato, per violazione della legge inerente, mandata dai consiglieri dem Oddo e Colabello tramite la commissione Trasparenza. Un'altra stella che se ne va, stavolta nel feudo elettorale della Sindaca. 

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