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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

Polvere di stelle nei municipi: ecco dove scricchiola il potere del M5s

E dopo VIII e III, i municipi esplosi, ecco le altre "bombe a orologeria" sui territori a guida grillina

Meno due. A quasi un anno dalle "stelle cadenti" di Garbatella, implode anche Montesacro. L'ormai ex minisindaca grillina Roberta Capoccioni non è più presidente del III municipio. Sfiduciata ieri sera dopo l'ultima seduta fiume di consiglio, con 13 voti a favore della mozione che l'ha messa alla porta di piazza Sempione, la sua uscita di scena fa collezionare all'amministrazione Raggi un nuovo record: due governi municipali caduti in nemmeno 24 mesi di governo, due specchi di logoranti scissioni interne, liti, ripicche e tornaconti personali che attraversano a più livelli il Movimento, e che in entrambi i casi hanno finito per sacrificare il bene del territorio. 

Due municipi caduti in nemmeno 24 mesi di governo ma non solo. Altre "bombe a orologeria" rischiano di riservare brutte sorprese. Garbatella e Montesacro non sono che punte di un iceberg, quello dei municipi, fatto di fragilità pronte a saltare ancora. Abbiamo il IV, da Tiburtino a Settecamini, sull'orlo di una crisi di nervi. Qui la minisindaca Roberta Della Casa è ormai isolata. Rare le interlocuzioni con il consiglio municipale. Gli attivisti, ormai spariti, raccontano una lontananza da quello che è il programma, con un privilegio di iniziative in alcune zone rispetto ad altre. E la presidente si muove in totale autonomia, revocando cariche e allontanando assessori sgraditi. Ultimo di una lunga lista di "epurati" a cui è stata tolta la nomina di vicepresidente del municipio, Rolando Proietti Tozzi, "lombardiano" di ferro. 

Non vanno meglio le cose dalla parte opposta della città. Da Monteverde a Massimina, in municipio XII, il caos va avanti quasi dagli esordi del governo grillino. Anche qui è intorno alla presidente Silvia Crescimanno, moglie del consigliere capitolino M5s Daniele Diaco, che è cresciuto il malcontento di mese in mese. Fortemente voluta e protetta dall'ex aspirante sindaco Luca Marsico, oggi nella corrente di Roberta Lombardi, ha contato fin da subito su un mini "cerchio magico", destinato presto a stringersi fino a lasciarla quasi sola e costantemente sotto tiro del fuoco amico. Con la "base" il rapporto è terminato da tempo (a sancire la fine una lettera di 19 attivisti che hanno lamentato l'assenza totale di confronto). Ma è all'interno della maggioranza che i dissidi sono quotidiani. Emblematici i toni sprezzanti dello stesso parlamentare Stefano Vignaroli, che in XII ha il suo enclave di consensi, e che in una chat il cui contenuto è stato pubblicato da RomaToday, si è pesantemente sfogato con consiglieri e attivisti dissidenti: "Se fossi un cittadino non li rivoterei". 

Tornando a Roma est, qualcosa comincia a sgretolarsi anche in V municipio, dove pure il minisindaco Giovanni Boccuzzi ha ricevuto il suo j'accuse dai militanti. Una missiva firmata da nove esponenti di tavoli di lavoro e meet up che hanno messo nero su bianco lo strappo: "Interrompiamo il rapporto di cooperazione politica con i portavoce". Se ancora è giusto definirli tali, dato che l'unica voce che portano è la loro. Le critiche sono le stesse di cui sopra: il mancato rapporto con il territorio e con i cittadini, che doveva invece essere il marchio di fabbrica del Movimento. Frizioni che cominciano a sentirsi anche tra i consiglieri, con qualche malcontento nei confronti di Boccuzzi, reo di immobilismo su questioni chiave per il territorio. Nel mirino dei maldipancia la "nota bavaglio" che limita l'accesso alle informazioni per i consiglieri, di maggioranza e opposizione (QUI LA STORIA). 

Riassumendo, due municipi caduti in nemmeno 24 mesi di governo e altri tre che rischiano la stessa fine. Un record assoluto, figlio di un mix letale di ragioni: dall'improvvisazione di consiglieri alle prime armi che hanno scambiato le stanze municipali per un risiko personale, all'incapacità di lavorare in squadra conciliando posizioni diverse. Ma anche di trame più complesse, scontri tra correnti già ampiamente deflagrati in Campidoglio, con l'asse De Vito-Lombardi contrapposto alla sindaca e al suo "raggio magico" (su tutti Daniele Frongia) silenziato e depotenziato con la bufera Marra. Lacerazioni interne, congelate da settimane in nome della corsa elettorale, ma pronte a rimergere più sanguinanti di prima. A dopo il 4 marzo.

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