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Mafia capitale, M5S all'attacco: mozione di sfiducia per Marino

Il gruppo capitolino chiede anche agli altri consiglieri di sottoscriverla. Obiettivo: raggiungere la soglia dei 2/5 delle adesioni, prevista dal regolamento. "In un paese civile si sarebbe già dimesso"

Una mozione di sfiducia al sindaco Ignazio Marino. E' quanto presentato oggi dal Movimento cinque stelle capitolino. Il documento è stato sottoscritto lunedì in piazza con i cittadini che si erano radunati per chiedere le dimissioni del primo cittadino. Ora la speranza degli esponenti pentastellati è che anche altri consiglieri la sottoscrivano in modo da raggiungere la soglia dei 2/5 delle adesioni, prevista dal regolamento. 

“In qualsiasi paese civile, dopo uno scandalo del genere e dopo un così forte coinvolgimento della sua maggioranza in un'indagine come 'mafia capitale', un sindaco si sarebbe dimesso, facendo quanto meno un ultimo atto di dignità verso la città" spiegano in una nota i consiglieri pentastellati. "Ma è evidente che Sindaco e Giunta non stiano pensando agli interessi di Roma ma esclusivamente a quelli del PD ed al pervicace mantenimento delle poltrone". Per il M5S un voto sarebbe sconveniente per i democratici: "Sono ben consapevoli che se oggi si andasse al voto riceverebbero dai cittadini romani lo schiaffo".

Marino e la sua giunta, anche oggi, hanno ripetuto a ogni occasione di voler rimanere saldi al comando della Capitale: "Andiamo avanti". A far tremare il Campidoglio però oggi non è l'opposizione. Un colpo al primo cittadino è arrivato dallo stesso premier Renzi che in un'intervista a La Stampa ha dichiarato: "Se fossi in Marino non starei tranquillo". 

Intanto prosegue lo scontro su Twitter tra il 5 stelle Alessandro Di Battista e Matteo Orfini (Pd). "Caro @ale_dibattista non abbiamo un padrone/proprietario come voi, non un guru che ci impone la linea. si chiama libertà, provala. Ti piacerà" ha scritto il commissario del Pd romano sul social network. Secca la risposta di Di Battista: "Orfini in realtà ce l'avete, solo che sta a Rebibbia. Più che libertà, si chiama galera!".

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