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"Via Marino da Roma": arriva la mozione per mandare a casa il sindaco

La raccolta firme, lanciata dal consigliere regionale Fabrizio Santori e dall'associazione Difendiamo Roma, sarà possibile sabato 8 novembre in Campidoglio

Una mozione di sfiducia per il primo cittadino Ignazio Marino. È l'obiettivo di un documento lanciato dal consigliere regionale Fabrizio Santori e dall'associazione Difendiamo Roma che punta direttamente a 'liberare' la cima del Campidoglio “dal sindaco più incapace della storia”. Dalle tasse alle stelle alla gestione dei rifiuti, dagli accampamenti abusivi ai servizi scolastici sui quali l'amministrazione è “immobile” fino ad arrivare a politiche troppo concentrate a dare risposte al centro storico con periferie che si sentono lontane dall'azione dell'amministrazione Marino.

LA SFIDUCIA - La mozione di sfiducia raccoglie il malcontento manifestato nelle ultime settimane da diversi quartieri. “La città di Roma vive, in particolare da più di un anno a questa parte, uno stato di degrado, di percezione di insicurezza diffusa e di abbandono gravissimo, testimoniato dalle numerose manifestazioni che si ripetono settimanalmente nei diversi quadranti della città” si legge nella mozione. Così la conclusione: “I sottoscritti cittadini, consapevoli delle gravi quanto acclarate responsabilità dell’attuale Sindaco, responsabile dell'incapacità ad adempiere i doveri derivanti dal proprio mandato, e stante l’aggravarsi delle difficoltà riscontrate nella maggioranza che lo sostiene, esprimono sfiducia, al dott. Ignazio Marino e lo impegnano a rassegnare le dimissioni da Sindaco di Roma Capitale”.

L'APPUNTAMENTO PER LA FIRMA - L'invito è per tutti per sabato 8 novembre in piazza del Campidoglio quando, dalle 10 alle 14, sarà possibile per tutti i cittadini firmare il documento. Un momento che sarà anche una manifestazione dal titolo inequivocabile “#Sgomma” con l'intento di scimmiottare il romanesco dello slogan con cui il sindaco Marino ha vinto le elezioni: “Daje”.

LA MOZIONE DI SFIDUCIA – Marino, esordisce nelle premesse la petizione, è stato eletto con “palese astensionismo e, di fatto, senza il consenso di neanche un terzo dei cittadini”. Romani che “risultano ad oggi i cittadini più tassati d’Italia, con aliquote Tares, Tasi e addizionali regionali e comunali Irpef tra le più alte del Paese”. Segue il senso di “insicurezza diffusa” generata anche dal fatto che, secondo i proponenti, “le attenzioni del Sindaco e della sua Giunta sono state focalizzate in questi mesi nei confronti del Centro Storico” penalizzando così per periferie e i quartieri residenziali. “Le realtà di nuova urbanizzazione, che da tempo attendevano servizi e infrastrutture, non risultano ad oggi minimamente considerate da Roma Capitale, creando di fatto un clima di rabbia e sconforto da parte dei nuovi romani che le abitano o le vorrebbero abitare”.

I TEMIDiversi i temi abbracciati dalla petizione, ad illustrare lo scenario che ha portato alla decisione di procedere con la richiesta di dimissioni. Si parte con i trasporti gravati da un “irresponsabile taglio delle linee bus” senza dimenticare pedonalizzazioni e “l’eliminazione delle agevolazioni sugli abbonamenti alle strisce blu” e i provvedimenti contenuti nel Pgtu. Nell'elenco non mancano i centri di accoglienza per migranti “situati in territori con un tessuto sociale precario e, di fatto, tali da incentivare fenomeni di intolleranza da parte di una cittadinanza residente” e i “campi nomadi attrezzati e tollerati, nonché l’aumento incontrastato di microcampi abusivi”. E ancora i servizi scolastici ed educativi, “le famiglie romane hanno assistito ad un generale immobilismo”, il commercio e l'ambiente, “notorio è lo stato di inefficienza che caratterizza i servizi di raccolta dei rifiuti, di spazzamento delle strade, di eliminazione della vegetazione che si sviluppa tra i marciapiedi della città”, la manutenzione delle strade e dei marciapiedi “nel pieno degrado”. Non poteva mancare il riferimento alla trascrizione dei matrimoni gay contratti all'estero: “E' apparso come ideologico, mediatico ed esulante dalle competenze di un primo cittadino, oltre che illegale, l’evento promosso da Roma Capitale”.

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