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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Dimissioni Montanari, il bivio di Raggi: sui rifiuti ancora piani lunari o un nuovo progetto?

E' il nodo chiave dopo l'addio dell'assessore: cambiare o no la strategia di gestione sui rifiuti

Lemmetti o Montanari. Montanari o Lemmetti. Alla fine la sindaca Raggi ha scelto l'uomo dei conti, sposando la sua linea sul bilancio Ama, bocciato, e costringendo nei fatti la titolare all'Ambiente a dire addio alla giunta. Montanari o Lemmetti ovvero Casaleggio o Grillo, se è vero, come è vero, che il primo era l'uomo preso da Livorno e spostato a Roma dalla società milanese e la seconda la fedelissima di Beppe, leader maximo ormai in panchina. Ha prevalso la realpolitik, quella che oggi comanda e conta davvero tra i pentastellati.

Lemmetti o Montanari, ovvero quale delle due colonne sacrificare. Se il primo rappresenta la stabilità e la bussola, dopo tante difficoltà nel trovare l'uomo giusto per gestire le casse del Campidoglio, la seconda è la faccia stanca di un'amministrazione zoppicante sulla grana delle grane per la Capitale: lo smaltimento dei rifiuti.

Alla fine, dalla torre di Raggi, è caduta Pinuccia Montanari, già invisa a una fetta di consiglieri di maggioranza sempre più in difficoltà nel difendere l'indifendibile, vista l'invasione di immondizia per le strade. Una decisione il cui peso concreto si chiarirà nei prossimi giorni. Ma che già pone un nodo chiave: l'uscita di scena dell'assessore porterà anche alla sconfessione politica di quel piano, tutto costruito sul potenziamento della raccolta differenziata, che Raggi ha portato nei mesi su un palmo di mano? 

L'assessore amica di Grillo, è bene ricordarlo, è diventata nel tempo il volto di una battaglia, quella per traghettare Roma nel magico mondo dell'economia circolare, quella del no a impianti se non dedicati alla separazione del materiale, del "non chiamateli rifiuti ma materiali post consumo", del 70% di differenziata entro il 2021. Al suo fianco la stessa sindaca ha difeso con le unghie e con i denti la strategia del porta a porta spinto in tutta la città (attivato per ora in meno di due municipi), del no alle discariche (vedi il braccio di ferro in corso con la regione), della tariffazione puntuale, della green card, del "riuso creativo" nell'elenco degli obiettivi. 

Un libro dei sogni che Montanari non ha mai disconosciuto, tra uscite un po' naif (quando disse che "a Roma non si è mai visto un topo"), quel continuo sminuire gli episodi di emergenza vissuti dalla città, e la linea ferrea del riciclo a tutti i costi. Una vetta diventata bandiera del grillismo ambientalista, che si è però scontrato con il contingente, fatto di un 55% di indifferenziata che Roma deve smaltire fuori dal territorio a costi troppo alti.  

Anche Raggi, al netto di una raccolta in continua sofferenza, ha sempre e comunque ribadito la strada tracciata: nessun nuovo impianto. Non a caso Montanari, in assemblea capitolina, è stata confermata, neanche una settimana fa, con il voto contrario della maggioranza a una mozione di sfiducia delle opposizioni. Blindare Montanari, almeno di facciata, per blindare quel piano rifiuti raccontato come un vanto. Ma dietro le quinte, la sindaca ha strigliato più volte Ama chiedendo un cambio di passo. E che l'assessore, quasi ex, fosse in bilico anche su pressing di una parte di consiglieri lo si dà quasi per scontato ormai da mesi. Alla fine la responsabile all'Ambiente si è dimessa, agnello sacrificale della partita sul bilancio Ama. Un cul de sac, più che una "cacciata".   

Tocca capire ora se il suo addio si tradurrà in un bagno di realtà anche per quanto riguarda le azioni politiche al capitolo rifiuti. La linea resterà quella dell'intransigenza, del "mai discariche e impianti a Roma", pur senza il volto simbolo di Pinuccia Montanari, o qualcosa cambierà anche sul fronte operativo? Già la scelta del successore, necessariamente donna per rispetto delle quote rosa, darà una prima risposta. 

Da una parte la possibilità di un volto in continuità con la visione Montanari, che però continua a non dare risposte di breve periodo alla crisi rifiuti. O un profilo opposto, pragmatico, capace di mettere una toppa a stretto giro. Viene in mente Paola Muraro (e nel toto nomi si dice non sia escluso un suo ritorno). Ha preceduto in giunta Pinuccia Montanari, con un approccio antitetico. Fu costretta a lasciare per un avviso di garanzia di un'indagine poi archiviata. Tanto per capirsi, per sopperire alla carenza impiantistica del territorio voleva rimettere in funzione il tritovagliatore di Porcarelli. Una professionista perfettamente compatibile con quel compromesso con cui i Cinque Stelle stanno facendo i conti, anche a livello nazionale. Una virata che, al netto dei nomi ancora più che ipotetici, magari consentirebbe davvero di ripulire la Capitale. Per la gioia dei romani, un po' meno, forse, dei grillini sognatori. 

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