rotate-mobile
Politica Monteverde / Via Bernardino Ramazzini

Via Ramazzini, migranti in protesta contro le procedure (eterne) di relocation

Un centinaio di profughi in strada, sabato pomeriggio, hanno bloccato il traffico di via Portuense. La ragione? I tempi biblici della burocrazia

C'è chi li ha accusati di volere un casa, chi una stanza al posto della tenda. E chi ancora ha già processato la Croce Rossa Italiana, rea di tenere "in ostaggio" i migranti per non rinunciare al compenso di 35 euro al giorno fornito dal Viminale. Si è detto molto sulla protesta dei profughi di via Ramazzini. Sabato pomeriggio nel cuore di Monteverde un centinaio di uomini e donne dell'hub di accoglienza aperto lo scorso giugno è sceso in strada, bloccando per qualche minuto via Portuense. Ma nessuno vuole un'abitazione, nè il comfort di una stanza da letto. La ragione chiave del sit in è una, sottolineata e spiegata solo a margine delle polemiche: si chiede di accorciare la procedura di "relocation", facendo appello ai tempi (biblici) della burocrazia.

Capiamo meglio. Gli ospiti della tendopoli realizzata a inizio estate nel XII municipio, al centro da mesi di malcontenti da parte di residenti e di formazioni politiche di centrodestra, sono destinati al ricollocamento in altri paesi europei. Sono richiedenti asilo, ne hanno diritto perché provenienti da Eritrea e Siria, nazioni nelle quali è riconosciuto un tasso di protezione internazionale pari o superiore al 75 per cento sulla base di dati Eurostat. E da un anno, esplosa la crisi umanitaria nel Mediterraneo, l'Europa ha adottato un programma di ridistribuzione dei migranti, in arrivo a frotte sulle coste di Italia e Grecia, negli altri Stati membri aderenti. In lista ci sono quelli di via Ramazzini. I dati però raccontano di un iter lento e zoppicante, ben sotto le aspettative fissate sulla carta. 

Attualmente nell'hub di Monteverde si contano circa 400 migranti, qualcuno arriva da centri italiani del sud, per lo più siciliani, e del nord, da Padova a Bologna. Perché è nella Capitale d'Italia che si smistano la stragrande maggioranza delle domande di relocation. Tra giugno e ottobre, complice la bella stagione che facilita gli sbarchi, il processo si è inceppato. Poche le persone ricollate, molte quelle costrette a restare nelle tende. Difficile stabilire i tempi di attesa, non esistono statistiche attendibili a riguardo. Basti pensare però che i posti totali a disposizione per i ricollocamenti dall’Italia sono 2428: circa il 7% del totale richiesto, visto che gli stati aderenti al programma di ricollocazione dall’Italia dovrebbero accogliere in tutto 34953 persone (dati Unhcr giugno 2016). 

Un blocco grave che tocca tutti i centri di accoglienza realizzati per gestire le domande di relocation. Anche, appunto, via Ramazzini. Qualche miglioramento si sarebbe registrato nelle ultime settimane, stando ai dati in possesso di RomaToday. Proprio oggi dall'hub di Monteverde sono partite 59 persone per la Germania. Da ottobre le ricollocazioni sono 190 in totale, 80 ancora per la Germania, 46 per l'Olanda, 21 per la Norvegia, 12 per la Svizzera, 4 per la Finlandia, 17 per la Romania, 7 per il Portogallo. Ma ancora nella tendopoli ci sono centinaia di rifugiati, e quello che doveva essere un centro allestito "temporaneamente" resta aperto fino a necessità. Tornando alla protesta: si chiede di uscire dalle tende per poter arrivare nei Paesi che la stessa Europa ha promesso. Questa è la ragione centrale che ha spinto in strada i manifestanti. Nessuna casa, nessuna stanza, nessun albergo di lusso. 
 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Via Ramazzini, migranti in protesta contro le procedure (eterne) di relocation

RomaToday è in caricamento