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Truffa metro C, perquisizioni in Campidoglio: 13 indagati

Tra i soggetti chiamati in causa ci sono l'ex assessore alla Mobilità di Marino, Guido Improta, e l'ex dirigente del ministero dei Trasporti, Ercole Incalza. Ipotizzato il reato di truffa aggravata ai danni di enti pubblici

Perquisizioni della guardia di finanza nella giornata di ieri in Campidoglio e nella sede di Roma Metropolitane per acquisire documentazione riguardante gli appalti della Metro C.  In particolare il provvedimento, deciso dalla Procura di Roma, ha al centro il carteggio relativo allo 'scontro' tra l'ex assessore alla Mobilità Guido Improta e quello al Bilancio Daniela Morgante per far ripartire i lavori per la realizzazione dell'opera che si erano fermati. Il materiale sarà sottoposto al pubblico ministero Erminio Amelio. 

TRUFFA AGGRAVATA - Le perquisizioni riguardano un'inchiesta della Procura di Roma in cui sono indagate 13 persone tra ex amministratori locali, dirigenti di Roma Metropolitane e vertici della stessa Metro C. Il pm Erminio Amelio e l'aggiunto Paolo Ielo ipotizzano il reato di truffa aggravata ai danni di enti pubblici.

GLI INDAGATI - Tra i soggetti chiamati in causa ci sono l'ex assessore alla mobilità della Giunta Marino, Guido Improta, e l'ex dirigente del ministero dei Trasporti, Ercole Incalza. Per Roma Metropolitane sono indagati: il direttore tecnico Luigi Napoli, il consigliere di amministrazione Massimo Palombi, il responsabile unico del procedimento Giovanni Simonacci, i consiglieri del cda, Laudato e Nardi, il responsabile unico del procedimento Sciotti. Per Metro C finiti sotto accusa: il presidente Franco Cristini, l'ad Filippo Stinellis e il dg Francesco Maria Rotundi e il direttore dei lavori Molinari.

L'INCHIESTA - Secondo i pm alcuni indagati "mediante artifici e raggiri inducevano in errore il Cipe quanto all'emanazione della libera autorizzativa del pagamento, lo Stato, la Regiona Lazio e il Comune di Roma, enti co-finanziatori della costruzione della linea C della metropolitana di Roma, circa il dovuto pagamento dell'importo di 230 milioni di euro a titolo di "somme" così procurando un ingiusto profitto al General contractor Metro C, in quanto la somma non era dovuta". Gli inquirenti si riferiscono al periodo fino al 3 gennaio del 2014. In un secondo episodio ad alcuni indagati si contesta di avere indotto in errore Stato, Regione e Comune di Roma fino al 1 agosto del 2014 quando venne stanziati 90 milioni di euro, quale "tranche della prima fase funzionali dei lavori".

IL DECRETO - In un passaggio del decreto di perquisizione si legge: "Gli accordi che hanno portato al pagamento delle somme non dovute di 230 milioni e poi dei 90 milioni sono state il frutto non solo di artifici e raggiri circa la consistenza delle riserve" finanziarie "ma anche di procedure illegittime e illecite consumatesi negli uffici della amministrazione comunale, segnatamente l'assessorato alla Mobilità e negli uffici del ministero delle Infrastrutture, dove lavorava Incalza".

IL COMMENTO - Il  vicepresidente d'Aula Giulio Cesare e probabile presidente della Commissione consiliare dei Trasporti del M5S Enrico Stefano ha commentato così: "Rinnovando il mio augurio di buon lavoro alle forze dell'ordine e il mio invito affinché facciano sulla questione piena trasparenza, ricordo che il M5s è stata la prima forza politica a presentare proprio sugli appalti Metro C diversi esposti alla Corte dei Conti, già nel 2014" ha spiegato. "Il progetto Metro C rappresenta purtroppo un altro triste esempio della pessima gestione della città da parte delle precedenti amministrazioni, sia di centrodestra che di centrosinistra" scrive ancora Stefano sulla sua pagina Facebook. "Da parte nostra ci sarà sempre la massima collaborazione con l'autorità giudiziaria affinché a Roma siano ripristinati i principi di trasparenza e legalità".

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