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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Mercati rionali, autogestione ridotta: il 50% delle tasse torna al Comune

E' quanto stabilito con un emendamento al bilancio votato ieri in Aula. Sul piede di guerra gli operatori: "Pronti a stracciare le convenzioni". Meloni: "Presto strutture più moderne e funzionali"

Bollette di acqua e luce per illuminare il plateatico, pulizia delle corsie e dei bagni pubblici, vigilanza notturna, piccoli lavoretti di manutenzione ordinaria. Tutte mansioni che gli operatori dei mercati rionali, fin'ora, hanno pagato trattenendo le tasse dovute all'ente locale. Un'autonomia nell'amministrazione dei servizi interni stabilita nera su bianco da convenzioni firmate negli anni dal Comune e dalle cooperative dei singoli mercati, oltre 40 in tutta Roma, "autogestiti". Ma, da oggi, si cambia musica.  

Con un emendamento alla manovra di bilancio, votato ieri in Aula, l'amministrazione Raggi vuole fissare nuove regole: la percentuale di canone che andrà direttamente nelle casse del Comune sale dal 10/20 per cento (cifra variabile a seconda che i posteggi assegnati siano stati realizzati dall'amministrazione o degli operatori) al 50 per cento, la metà. Nel testo dell'emendamento si spiegano le ragioni del provvedimento: "Da verifiche è risultato che il sistema non ha garantito il risultato auspicato in quanto moltissime strutture mercatali risultano tutt'ora afflitte da numerose criticità di ordine tecnico legate in primis, tra le varie cause, alla mancata regolare effettuazione di interventi manutentori ordinari e di adeguate pulizie da parte degli operatori mercatali". Lo ribadisce anche l'assessore al commercio, Adriano Meloni: "In molti casi gli interventi effettuati non sono stati adeguati e soddisfacenti", spiegando poi l'intento generale. "Vogliamo rafforzare l’impegno per riqualificare le strutture rendendole più moderne e funzionali. Non sottraiamo fondi per i mercati". Mette le mani avanti, in risposta a polemiche che stanno già montando.

La paura degli operatori è chiara: dove andrà a finire quel 50 per cento di canone? Su lavori mirati nei singoli mercati? "Non ci crediamo. E poi con quale pianificazione? Decideranno gli interventi insieme a noi? Non ci risulta dal momento che siamo stati a mala pena interpellati. Quei fondi servono alla manutenzione ordinaria, a quella straordinaria ha comunque pensato sempre l'amministrazione, quindi ci stanno di fatto togliendo soldi per tenere pulito ed efficiente il mercato". Valter Papetti è sul piede di guerra. Presidente di Anva (Associazione nazionale venditori ambulanti) Confesercenti, e della cooperativa del mercato Laurentino, promette il caos. "Abbiamo delle convenzioni firmate, ogni Ags (Associazione gestione servizi operatori dei mercati rionali, ndr) ne ha una con il Comune, stanno violando dei contratti. Siamo pronti a chiederne l'annullamento. A questo punto vogliamo pagare tutto il canone per intero. Sarà il Comune a pensare a tutto". Anche a una lampadina da cambiare. Perché le spese e gli interventi richiesti per tenere in piedi un mercato rionale viaggiano intorno ai 100mila euro l'anno, variabili ovviamente a seconda del mercato. E il 50 per cento che resta per tutti i servizi, rischia di non bastare, specie per quei mercati decimati, con box chiusi, sfitti, che non pagano la quota. "Al Laurentino abbiamo 3600 euro l'anno di pulizie alle ditte, 500 al mese di guardiania, 2mila euro l'anno di assicurazione più acqua e luce stiamo sui 2500 al mese". Interventi che in assenza di convenzione dovrebbe fare il Comune.

Ma "se anche ci pensasse direttamente, ha idea di quanto si allungherebbero i tempi? Se ho un guasto di qualunque tipo lo riparo io immediatamente". E' preoccupato, e "contrarissimo a questo provvedimento", anche Alberto Rendina, presidente dell'Ags del mercato Magliana. "Noi abbiamo 70 box e paghiamo solo per l'acqua circa 60mila euro l'anno". E comunque "chi ci assicura che i soldi trattenuti vengono reinvestiti sul mercato che li ha versati?" Tornando nelle casse del Comune, per quanto l'assessore Meloni si dica intenzionato a reinvestirli in opere di riqualificazione delle strutture, resta il dubbio che poi, per pulire i bagni pubblici o riparare una telecamera del circuito di videosorveglianza, non ci siano i soldi.

Tra i contrari al provvedimento i consiglieri di Fratelli d'Italia, perché "celebra la morte di una delle più belle e storiche forme di commercio in città". Dura la nota stampa diffusa ieri: "Pensare di fare cassa sugli esercizi commerciali, con una politica figlia del peggiore statalismo, è l'ennesima prova dell'approssimazione con la quale viene amministrata la città - dichiara il consigliere della commissione Commercio, Maurizio Politi - invece di intensificare le affrancazioni e gli incassi degli oneri concessori, dando alle casse comunali un po' di respiro, si è deciso di colpire i più deboli, puntando il dito delle imposte contro mercati ed esercizi di vicinato". Gli interventi necessari, invece, sarebbe altri. "Dobbiamo immaginare una più ampia possibilità di aprire alla somministrazione, un'opera di riqualificazione che sostenga gli operatori, magari scontando le imposte comunali in cambio di interventi strutturali e un numero maggiore di artigiani all'interno". 

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