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Marino presenta le dimissioni: "Posso ritirarle entro venti giorni. Ora la ricerca di una verifica seria"

"Ho compiuto la mia scelta: presento le mie dimissioni. Sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni. Non è un’astuzia la mia: è la ricerca di una verifica seria, se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche"

Voci, riunioni, dimissioni. E ancora voci, incontri segreti, telefonate, sms. E ancora riunioni, ultimatum, ambasciatori che portano missive. E' stata una lunga giornata quella è vissuta in Campidoglio. La conclusione è quella che nella notte Matteo Orfini aveva promesso a Matteo Renzi: Marino domani sera non sarà più il sindco di Roma. E così è stato. Dopo un logorante tira e molla, tra minacce e mozioni, tra resisto e dove sfiduciarmi, il sindaco Marino ha detto basta: "Mi dimetto". Ora ha venti giorni per pensarci e lo sottolinea lui stesso nella nota in cui spiega le dimissioni. Eccola di seguito nel dettaglio 

“Care romane e cari romani, ho molto riflettuto prima di assumere la mia decisione. L’ho fatto avendo come unica stella polare l’interesse della Capitale d’Italia, della mia città. Quando, poco più di due anni e mezzo fa mi sono candidato a sindaco di Roma l’ho fatto per cambiare Roma, strappando il Campidoglio alla destra che lo  aveva preso e per cinque anni maltrattato, infangato sino a consentire l’ingresso di attività criminali anche di tipo mafioso. Quella sfida l’abbiamo vinta insieme. In  questi due anni ho impostato cambiamenti epocali, ho cambiato un sistema di governo basato sull’acquiescenza alle lobbies, ai poteri anche criminali. Non sapevo –  nessuno sapeva – quanto fosse grave la situazione, quanto a fondo fosse arrivata la commistione politico-mafiosa. Questa è la sfida vinta: il sistema corruttivo è  stato scoperchiato, i tentacoli oggi sono tagliati, le grandi riforme avviate, i bilanci non sono più in rosso, la città ha ripreso ad attrarre investimenti e a  investire. I risultati, quindi, cominciano a vedersi. Il 5 novembre su mia iniziativa il Comune di Roma sarà parte civile in un processo storico: siamo davanti al giudizio su una vicenda drammatica che ha coinvolto trasversalmente la politica. La città è stata ferita ma, grazie alla stragrande maggioranza dei romani onesti e al lavoro della mia giunta, ha resistito, ha reagito. Tutto il mio impegno ha suscitato una furiosa reazione. Sin dall’inizio c’è stato un lavorio rumoroso nel tentativo di sovvertire il voto democratico dei romani. Questo ha avuto spettatori poco attenti anche tra chi questa esperienza avrebbe dovuto sostenerla. Oggi quest’aggressione arriva al suo culmine. Ho tutta l’intenzione di battere questo attacco e sono convinto che Roma debba andare avanti nel suo cambiamento. Ma esiste un problema di condizioni politiche per compiere questo percorso. Queste condizioni oggi mi appaiono assottigliate se non assenti. Per questo ho compiuto la mia scelta: presento le mie dimissioni. Sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni. Non è un’astuzia la mia: è la ricerca di una verifica seria, se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche. Questi i motivi e il quadro in cui si inseriscono le mie dimissioni. Nessuno pensi o dica che lo faccio come segnale di debolezza o addirittura di ammissione di colpa per questa squallida e manipolata polemica sulle spese di rappresentanza e i relativi scontrini successivamente alla mia decisione di pubblicarli sul sito del Comune. Chi volesse leggerle in questo modo è in cattiva fede. Ma con loro non vale la pena di discutere.
Mi importa che i cittadini – tutti, chi mi ha votato come chi no, perché il sindaco è eletto da una parte ma è il sindaco di tutti – comprendano e capiscano che – al di là della mia figura – è dal lavoro che ho impostato che passa il futuro della città. Spero e prego che questo lavoro – in un modo o nell’altro – venga portato  avanti, perché non nascondo di nutrire un serio timore che immediatamente tornino a governare le logiche del passato, quelle della speculazione, degli illeciti  interessi privati, del consociativismo e del meccanismo corruttivo-mafioso che purtroppo ha toccato anche parti del Pd e che senza di me avrebbe travolto non solo l’intero Partito democratico ma tutto il Campidoglio”.

Venti giorni e si saprà. Venti giorni di verifiche annuncia il sindaco. Una verifica seria. E in questo passaggio puo' nascondersi lo scenario di quel che accadrà nei prossimi giorni. E' intenzione del sindaco far allentare la pressione e andare a caccia di chi puo' ancora stare con lui. Allontanare il pressing per parlare, in maniera schietta e onesta, con quei pezzi di maggioranza che hanno dimostrato, anche oggi, di essere ancora dalla sua parte. Scaduti i venti giorni si procederà al commissariamento. In pole Franco Gabrielli. A lui il ruolo di traghettatore verso il Giubileo e verso le elezioni della prossima primavera. Nel Pd le grandi manovre sono già iniziate e le truppe si stanno già schierando. 

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