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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

L'addio di Marino: "Mi hanno accoltellato. C'è un unico mandante"

Conferenza d'addio dell'ormai ex primo cittadino. "Mi hanno impedito il dibattito. Con Renzi non ho avuto rapporti nell'ultimo anno. In bocca al lupo al Commissario, avrà tanto da fare"

Ignazio Marino non è più il sindaco di Roma. Sono le 17.58 quando 26 consiglieri firmano le dimissioni in Campidoglio, sancendo in un solo colpo lo scioglimento del Consiglio Comunale e la decadenza del primo cittadino. Un destino già chiaro dalla mattinata, concretizzatosi poi nel pomeriggio davanti ad un notaio in via del Tritone. Qui 19 consiglieri del PD, uno di Centro Democratico, una della Lista Marino, due della Lista Marchini, uno del PDL e due Fittiani, hanno tutti  insieme detto basta a Marino. 

Lui, ancor prima di quest'atto ufficiale, aveva convocato la conferenza stampa d'addio. Sono da poco passate le 18 quando inizia a parlare davanti alla folla di giornalisti. Parole dure con cui attacca i responsabili di questa crisi politica e il Pd. Un discorso che aveva riservato all'aula e che invece è stato costretto a fare davanti ai cronisti. "Speravo che la crisi politica del comune di Roma si sarebbe potuta chiudere in Aula per spiegare con un dibattito chiaro e trasparente cosa sta accadendo e invece si è preferito andare dal notaio per far ratificare agli eletti decisioni prese altrove. Hanno dimostrato totale assenza di rispetto per gli elettori. Chiedo ancora perché mi è stato negato la possibilità di un dibattito". 

Un affondo duro, il primo di una serie, che ha scatenato l'approvazione di alcuni sostenitori presenti. Non molti, la sala era riservata ai giornalisti, il resto dei fan del primo cittadino era in piazza intento a celebrare la "fine della democrazia". Tra loro anche qualche eletto nei municipi. Presenti, nella sala della Protomoteca, anche i consiglieri di Sel che da tempo chiedevano al sindaco di intervenire in Assemblea capitolina. 

Un intervento che "mi è stato negato". E che Marino ha voluto comunque fare. Un bilancio di quanto fatto, dal risanamento dei conti, alla chiusura di Malagrotta; dall'apertura della Metro C, alla chiusura dei residence; dai no urlati ai poteri forti, allo stop al cemento; dal malaffare estirpato con forza al decoro riportato con l'addio a camion bar e al tavolino selvaggio. Dieci minuti per scorrere in rassegna tutti i provvedimenti chiusi dai quali, spiega Marino, "spero si ripartirà da qui perché si puo' uccidere una squadra, ma non si possono fermare le idee". Marino rivendica di aver portato quindi Roma tra le grandi città del Mondo. 

VIDEO - "Il Pd ha preferito il notaio all'Aula"

"Tutto questo avrei presentato in aula", spiega, "ed avrei poi parlato con il partito democratico che è oggi il partito che più mi ha deluso per i comportamenti dei suoi dirigenti. Oggi il Pd ha rinnegato il proprio nome e il proprio Dna. Come fa infatti a definirsi democratico un partito che preferisce il notaio al confronto? La politica è un confronto di idee non qualcosa che si vende o si compra". Marino si descrive, ancora una volta, un marziano: "Continuo a non capire i motivi politici di questa crisi". Non mancano gli auguri al prossimo commissario che, spiega "avrà tanto da fare".

Cosa farà ora? Troppo presto per dirlo: "Quando un familiare ti accoltella devi prenderti del tempo per riflettere se è stato un gesto inconsulto o premeditato". E questa è una riflessione "che non ho ancora fatto". Poi, quasi a iniziare la riflessione, pensa alla sua campagna elettorale da senatore e poi ancora a quella per la Capitale: "In quell'occasione avevo detto 'Non parteciperò mai a un governo che veda gli eredi del Partito comunista e della Democrazia cristiana uniti a uno straordinario partito come il Pd con le persone che hanno militato con i governi di Berlusconi'. E' chiaro che oggi vedere che dal notaio vanno insieme i consiglieri del Pd insieme a quelli che hanno militato con Berlusconi non mi può far piacere, lo dico da democratico". La sua posizione su Renzi è netta: "Con lui nell'ultimo anno non ho avuto rapporti". In quanto al suo omicidio politico ha le idee chiare: "Chi mi ha accoltellato ha 26 nomi ed un unico mandante".

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