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"Basta terrore contro gli ambulanti. Vendiamo acqua in strada per guadagnare qualche euro"

Un centinaio di bengalesi a piazza Santi Apostoli: "Tutti stanno in crisi, anche i capifamiglia italiani sono costretti a fare gli ambulanti. Noi veniamo accusati perché musulmani e negri"

Prima la preghiera, poi l'esposizione di un grande striscione blu con la scritta "Stop al terrore del Comune contro gli ambulanti". Una scritta che diventa un urlo da parte del centinaio di bengalesi scesi in piazza ieri sera a piazza Santi Apostoli per protestare contro il Comune di Roma e la strumentalizzazione dell'episodio dello scorso 2 agosto, quando tre venditori ambulanti aggredirono due turisti americani. Un episodio che ha portato alla condanna dei tre, ma che secondo l'associazione Dhuumcatu è scaturito dall'accusa rivolta a un primo gruppo di ambulanti, diverso da quelli arrestati, con cui contrattava il prezzo di una bevanda: "Voi musulmani e neri causate sempre problemi in ogni parte del mondo". Una frase che avrebbe provocato, sostengono da Dhuumcatu, la risposta di uno dei bengalesi e la spinta all'americano.

Un'operazione verità che ha come obiettivo anche il Campidoglio, reo di aver creduto alla versione contro gli ambulanti e di aver addirittura chiesto scusa agli americani, senza chiedere ulteriori indagini e senza tutelare la comunità bengalese. Una manifestazione autorizzata dalla Questura e inizialmente prevista in piazza Spagna, zona poi negata. Un fatto questo che ha scatenato ulteriori proteste da parte dei bengalesi.

Spiega il portavoce dell'associazione, in Italia da oltre 20 anni: "Noi andiamo per strada per poter guadagnare qualche euro dalle nostre bottiglie d'acqua, per la nostra famiglia, questa è la verità. Tutti stanno in crisi, anche i capifamiglia italiani sono costretti a fare gli ambulanti. Solo noi però veniamo accusati, perché siamo musulmani e negri"

Forti le critiche al Campidoglio: "Il Comune di Roma, il giorno dopo, fa una dichiarazione di solidarietà agli americani, inviando una lettera al quotidiano La Repubblica: perché invece non hanno chiesto indagini più accurate senza attaccare una comunità, una nazionalità, un Paese?". L'associazione, perciò, "invita il sindaco Marino e l'amministrazione di Roma a rivedere la propria posizione".

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