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Malagrotta chiude ma per Cerroni "il discorso deve essere ripreso"

Il presidente del Colari scrive alle istituzioni rinnovando la richiesta di poter usare la Fos per riempire i buchi della discarica in vista del capping

È braccio di ferro tra le istituzioni pubbliche e il patron di Malagrotta, Manlio Cerroni. La chiusura “epocale” del trentennale sito di smaltimento a qualsiasi tipo di rifiuto proprio non va giù al gestore della discarica che avrebbe voluto continuare a smaltire la Frazione organica stabilizzata prodotta dagli impianti di Trattamento meccanico biologico dentro agli invasi della Valle Galeria. Ed è proprio questo il punto del contendere: per Cerroni la morfologia della discarica andrebbe ripianata con la Fos.

Malagrotta chiude ma per Cerroni la partita è da riaprire. “Torniamo sulla questione delle attività essenziali all'avvio del capping”. Esordisce la lettera del primo ottobre e inviata via fax al commissario Goffredo Sottile, al sindaco di Roma Ignazio Marino, al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, al prefetto provinciale Umberto Postiglione, agli assessori all'Ambiente capitolino e regionale Estella Marino e Michele Civita e al Direttore generale dell'Ama Giovanni Fiscon.

“L'attuale morfologia della discarica non consente di dar corso al capping e di predisporre un valido sistema di raccolta delle acque poiché è ivi presente un'area depressa rispetto alle quote sommitali” spiega Cerroni nella lettera. Una conformazione che per l'avvocato di Pisoniano attribuisce non è il risultato di “un'autonoma scelta dell'impresa” ma il risultato di “altrettanti atti amministrativi”. Insomma, Malagrotta ha salvato Roma dall'emergenza rifiuti a suon di proroghe. E per il gestore del sito il risultato di tali politiche non può non essere preso in considerazione dalle amministrazioni stesse tanto che “consentire il riempimento delle concavità venutasi a determinare costituire un dovere di codeste Autorità”. Tanto che Cerroni, che si appella a “logica e buon senso”, propone di smaltire nella discarica nella Valle Galeria anche la Fos prodotta dagli impianti Ama e che invece ora l'azienda capitolina porta nelle regioni del Nord.

L'uso della Fos in questa situazione per Cerroni rappresenta una scelta efficiente ed economica. Efficiente perché “è stato dimostrato che l'uso di materiali eterogenei presenta notevoli componenti di rischio”. Rischio che “non può essere assunto dal gestore”. Economica perché “la voce di costo fin'ora sopportata da Ama spa a Malagrotta (per lo smaltimento della Fos, ndr) è di euro 22 a tonnellata mentre altrove il costo è di 115 (recente gara) con uno scarto di 90 euro a tonnellata”.

Insomma, “a mente fredda e a spirito rasserenato il discorso dovrà dunque essere ripreso”. Pena un allungamento dei tempi de capping e un aumento dei costi. Intanto il presidente del Colari si prepara a trasferire in impianti esterni autorizzati il prodotto dei suoi impianti: “Abbiamo predisposto la realizzazione in un tempo di 60 giorni di un deposito provvisorio logistico di circa 2000 metri quadri tra Malagrotta 1 e Malagrotta 2 (i due impianti Tmb, ndr)”.

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