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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

INTERVISTA | "Dopo la relazione di Gabrielli, Marino ci liberi dall'imbarazzo"

Romatoday ha intervistato il senatore di Ncd Andrea Augello in merito alla delicata questione della Capitale. Lo scioglimento per mafia? "Spetta al ministro Alfano decidere. Ma la relazione di Gabrielli pone una questione morale al sindaco"

Su molti temi è uno dei principali oppositori politici dell'amministrazione Marino. Il suo partito, Ncd, ha lanciato una maratona per le dimissioni con numerose proteste fuori dal Campidoglio. In queste ore è proprio sul tavolo del ministro Alfano, del 'suo' colore politico, che verrà deciso il futuro della Capitale. Stiamo parlando del senatore di Area Popolare (Ncd-Udc) Andrea Augello che Romatoday ha deciso di intervistare. E se lo scioglimento del Comune di Roma “spetta al ministro che deve agire secondo la legge”, per Augello il tema è politico. La prospettiva è quella delle dimissioni di Marino: “Dalle relazioni emerge chiaramente che non è stato in grado di arginare l'azione del sodalizio criminale”. 

In base a quanto emerso fino ad oggi, la relazione del prefetto Gabrielli parla di un “quadro compromesso”. Cosa pensa di un eventuale scioglimento per mafia del comune di Roma?

Si tratta di una materia delicata e non aver letto la relazione non mi permette di avanzare determinate valutazioni. Anche perchè è una questione di enorme importanza per il futuro della città, sia in termini di immagine sia dal punto di vista economico. Penso per esempio alle conseguenze sul rating del debito capitolino o sulle municipalizzate. Mi attengo ai fatti. Esistono due relazioni: la prima è stata redatta dalla commissione prefettizia incaricata di valutare se sussistono i presupposti per lo scioglimento del Comune; la seconda è quella a cui a lavorato il prefetto Gabrielli. La prima, sostanzialmente, risponde positivamente alla domanda sullo scioglimento per mafia ed evidenzia alcuni dati oggettivi a suo sostegno come il fatto che con l'avvento dell'amministrazione Marino c'è stata un'impennata di affidamenti diretti alle cooperative legate a mafia capitale, da un 30 a un 70 per cento. 

Il Prefetto Gabrielli però sembra aver scelto una strada più 'morbida'. 

Il Prefetto di Roma afferma che manca il terzo requisito che porterebbe al ricorso allo scioglimento del Comune per mafia, quello dell'univocità. Non avendo tra le mani gli stessi elementi che ha Gabrielli non mi posso esprimere a riguardo ma ne capisco le ragioni di interesse nazionale e il senso di responsabilità. Credo che il prefetto abbia ben chiaro che lo scioglimento del Comune richieda una certa prudenza. 

Ora la valutazione è nelle mani del ministro Angelino Alfano.

Alfano occupa una posizione istituzionale e si deve comportare nel rispetto delle leggi. Sono convinto che sarà quello che farà. Il tema qui è un altro. 

Quale?

L'unico elemento su cui convergono sia la relazione prefettizia sia quella di Gabrielli è che Marino, al di là delle responsabilità dirette, non è stato in grado di affermare in maniera efficace la legalità all'interno dell'amministrazione capitolina. Al di là dello scioglimento o meno, dopo questa relazione la questione morale che pesa sull'amministrazione Marino non è più eludibile. Liberare le istituzioni da questo imbarazzo, da parte di Marino, è un gesto doveroso. Gli elementi non sono pochi.

Può avanzare qualche esempio?

Gabrielli ha scritto nero su bianco che nulla è stato fatto prima degli arresti di dicembre per arginare l'azione del sodalizio criminale. Dichiarazioni che mettono la parola fine alla polemica che ha tenuto banco fino ad adesso, quella sull'onestà di Marino piuttosto che sulla sua 'sbadatezza'. Ma qui stiamo parlando di un assessore che finisce agli arresti, di un presidente del consiglio capitolino e uno di commissione indagati, di un segretario generale dimissionario proprio per questa vicenda e di un capo segreteria che se ne andava in giro a fare scampagnate in macchina con gli uomini della 29 Giugno. Senza considerare che dell'era Alemanno, tra amministratori e politici, risultano cinque indagati mentre 'con quella Marino' sono dieci. Senza contare la valutazione sui municipi, strettamente connessi all'amministrazione centrale, sui quali insistono ombre pesanti. Non capisco cos'altro deve accadere perché Marino prenda coscienza della propria insufficienza. 

Non dimentichiamo però che l'ex amministrazione Alemanno e il centrodestra romano sono risultati pienamente coinvolti nell'inchiesta su mafia capitale. Lo stesso segretario generale Liborio Iudicello, dimissionario, ricopriva lo stesso incarico. 

Il quadro del centrodestra oggi è frammentato. Noi abbiamo fatto le nostre scelte e dal punto di vista dell'inchiesta siamo in una condizione di sostanziale estraneità ai fatti contestati. Le scelte riguardano il modo di approcciare a mafia capitale ma anche di comprendere e comunicare che ci troviamo di fronte a una vicenda che ha delegittimato l'intera classe dirigente della città. Per questo stiamo lavorando a un rinnovamento, per una vera e propria sospensione della normale routine di coalizione e per arrivare a una candidatura che abbia una natura civica. Siamo consapevoli che è necessario un passo indietro se non vogliamo lasciare spazio all'antipolitica. Personalmente posso essere convinto che Alemanno riuscirà a dimostrare la sua innocenza penale ma questo non risolverebbe nulla sul piano politico. Quella è una stagione che si è chiusa malissimo e per cambiare è necessario ricominciare ricostruendo le fondamenta di una nuova classe politica. 

Ha parlato di candidatura civica. Vi state preparando a eventuali elezioni?

Stiamo lavorando a una candidatura a sindaco che sia non solo totalmente estranea a quanto accaduto ma anche autonoma dagli ambienti e dai riti delle tradizionali strutture politiche dove la questione morale è esplosa. Non basta radunare i superstiti per dare il segnale di discontinuità. Servono persone che trovino legittimazione al di fuori dei soliti meccanismi. Intorno ai movimenti civici e alle esperienze legate al territorio come i comitati. C'è una nebulosa, che coinvolge anche parte del vecchio centrodestra ma al di fuori dei quadri politici elettivi, legata dal filo rosso del movimentismo. Vogliamo poter affermare che c'è un soggetto di centrodestra che sta al centro del campo e si può permettere di fare un'opposizione qualificata. 

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