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Parco archeologico: "E' il Ministero che non sa innovare, non la Roma di Raggi"

Il vice sindaco Luca Bergamo difende la decisione di ricorrere al Tar contro il decreto del Mibact: "Nessuna certezza che i soldi del parco archeologico resteranno a Roma"

Nel braccio di ferro tra Roma Capitale e il Governo sul decreto che istituisce il parco archeologico all'ombra del Colosseo, interviene il vice sindaco Luca Bergamo. Al fianco della sindaca venerdì nel corso della conferenza stampa in cui è stato annunciato il ricorso al Tar, Bergamo risponde a Franceschini che accusa la prima cittadina di falsità e fake news. Lo fa spiegando le ragioni che hanno portato al ricorso e quelle per cui non ritiene innovativo istituire un parco archeologico nel cuore di Roma. 

LE RAGIONI DEL RICORSO - Bergamo snocciola le ragioni del ricorso, che sono "di sostanza e di diritto". Si va dalla violazione dell’Accordo di valorizzazione firmato tra Roma e Ministero pochi anni fa all'imposizione unilaterale e illegittima di scelte che hanno effetto su valori strategici per lo sviluppo della città e della sua comunità; dall’eccesso di potere da parte del Ministero che scavalca prerogative riconosciute per legge a Roma quale capitale all'inaccettabile creazione di aree di serie A e aree di serie B nella città.

COSA HA PROPOSTO ROMA CAPITALE -  Quindi la risposta diretta a Franceschini: "Il Ministro Franceschini reagisce dicendo che siamo contro l’innovazione e che diamo notizie false. Favole. Noi abbiamo proposto innovazioni senza precedenti. In incontri privati e in pubblico, come anche riportato dalla stampa, abbiamo offerto di creare un consorzio per curare insieme, Stato e Capitale, tutto il patrimonio culturale di Roma, non solo al centro. Solo così si evita di fare una polo di serie A (quello ricco, al centro, di fatto riservato ai turisti e ai facoltosi) e tanti di serie B (nel resto della città, senza risorse per valorizzare lo sterminato patrimonio che rende Roma unica al mondo). Solo così si eliminano le sovrapposizioni tra le tante autorità che hanno voce in tema di patrimonio culturale sul territorio di Roma e si superano le lentezze e spesso arbitrarietà delle decisioni su ciò che si può e non si può fare in città".

INNOVAZIONE - Bergamo rivendica la proposta innovativa: "Non siamo affatto contro l’innovazione. Al contrario, mostra la corda il modello cui s’ispira la riforma del MIBACT. Un modello che vede il patrimonio culturale quasi solo come una risorsa per il turismo mordi e fuggi, per poi tardivamente accorgersi che servono misure per contenere quel tipo di turismo (i contatori, i cancelli, ecc.) quando diventa impossibile negare che il centro di Venezia e quelli delle città d’arte sono soffocati. Un modello incapace di promuovere un turismo sostenibile che vive delle tante meraviglie che punteggiano il territorio delle nostre citta, e non solo dello sfruttamento intensivo del patrimonio già noto. Un modello che contraddice le più moderne e importanti convenzioni e decisioni internazionali sottoscritte dall’Italia in materia di patrimonio culturale (da ultimo quelle dell’UE). Vecchio, perché chiuso nel suo dogma si dimostra incapace di stimolare la creazione di attività economiche ad alto valore aggiunto o ad alta intensità di lavoro qualificato, ormai emergenti in tutta Europa".

E al ministro che dice che il suo modello ha successo citando gli Uffizi o Pompei, Bergamo risponde: "Il centro storico di Roma non è un museo, non è un parco lontano dalla vita di tutti i giorni. Al contrario, il Colosseo, i Fori e le aree incluse nel nuovo parco sono il cuore della città. E’ il Ministero che non sa innovare, non la Roma di Virginia Raggi".

I SOLDI - Il vicesindaco infine tocca il tema del soldi: "Invito a leggere il decreto e trovarvi la garanzia che l’80% dei ricavi del nuovo Parco resti automaticamente su Roma, come accade oggi. Non c’è. Il decreto si limita a dire che il 30% delle risorse generate dal nuovo ente andrà alla Soprintendenza di Roma.Vista la natura giuridica del nuovo Parco, il destino dei restanti ricavi sarà deciso dal Ministero con un atto proprio, dunque nessuna certezza".

ROMA CAPITALE C'E', IL MINISTERO? - Bergamo chiude ribandendo la disponibilità al dialogo: "Servono riforme profonde e coraggiose, capaci di liberare l’immenso potenziale sociale ed economico che deriva da una gestione del patrimonio culturale che lo integra nella vita civile e culturale della città, non che lo separa. Riforme necessarie per consentire a Roma di mettere la sua unicità al servizio dello sviluppo del paese. Noi ci siamo. Presentando il ricorso e ripetendo la proposta di creare una collaborazione tra istituzioni sul governo del patrimonio in tutta la città, lo dimostriamo. Il Ministero?"

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