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In Campidoglio la lettera di cento realtà alla Raggi: "Ascolti i suoi cittadini, Roma è in crisi di democrazia"

Una trentina di persone ha portato in Campidoglio il documento lanciato dalla Rete dei numeri pari

Un “gesto simbolico” perché “la crisi sanitaria, poi trasformatasi in crisi economica sta diventando oggi una crisi di democrazia. Perché non c’è democrazia quando una sindaca smette di ascoltare i suoi cittadini”. È così che un gruppo di circa tre persone, in rappresentanza di decine di realtà sociali e del terzo settore, associazioni, sindacati e movimenti, reti studentesche e scuole, comitati di quartiere e parrocchie, centri antiviolenza e presidi antimafia della Capitale si è recata questa mattina in Campidoglio per consegnare alla sindaca Virginia Raggi una lettera con una serie di proposte (qui il documento completo) finalizzate soprattutto ad arginare le disuguaglianze sociali e la povertà ulteriormente aggravate dall’epidemia di Coronavirus.

Un documento promosso dalla Rete dei numeri pari che è stato sottoscritto da un centinaio di realtà cittadine in parte presenti questa mattina sotto le finestre di palazzo Senatorio: dalla Cgil a Libera, dall’Arci alla Casa internazionale delle donne fino ai movimenti per il diritto all’abitare e a Nonna Roma, l’associazione che nell’ultimo mese ha consegnato migliaia di pacchi alimentari in tutta la città, e spazi sociali come Scoop e l’ex Lavanderia. Presente anche il deputato e consigliere comunale di Sinistra per Roma, Stefano Fassina.

Siamo lavoratori, operatori del sociale, insegnanti, donne vittime di violenza, giornalisti contro le mafie, siamo quei cittadini che si sono organizzati in queste settimane con forme di solidarietà e mutualismo per aiutare gratuitamente chi ne aveva bisogno”, le parole di Giuseppe De Marzo, coordinatore della Rete dei numeri pari. “Siamo i senza fissa dimora, siamo gli occupanti per morosità incolpevole, siamo gli spazi di socialità siamo le cooperative di volontariato. Abbiamo scritto alla sindaca Raggi ma lei non ci ha ascoltato così oggi siamo qui a dirle basta propaganda, basta ideologia. Non ci sono crisi peggiori di quelle che non si capiscono. Un mese fa abbiamo denunciato il rischio di un aumento dell’usura e del potere delle mafie in città in relazione all’aumento della povertà, pochi giorni fa la ministra dell’Interno ha confermato che questo aumento c’è stato. Per questo oggi chiediamo alla sindaca di assumere un altro passo, di scendere dalla torre d’avorio in cui si è rinchiusa e ascoltare i suoi cittadini”.

Tra le proposta contenute nel documento figurano “l’individuazione   e  la condivisione   di   procedure   chiare   per   permettere   l’accoglienza   delle persone fragili nei centri dedicati nella fase 2 e 3 dell’emergenza”; “la concessione della residenza a chi vive in stabili di fortuna; “la risoluzione del contenzioso con la Casa Internazionale delle donne e comodato d’usogratuito e il ritiro dell’ipotesi di sgombero per Lucha y Siesta con una soluzione politica che riconosca il valore culturale e politico del progetto; “il ritiro della Delibera 140” sulle concessioni degli spazi comunali alle realtà sociali.

E ancora: “L’individuazione di beni immobiliari da mettere a disposizione per i servizi di accoglienza e le necessità abitative; “l’incremento del fondo per le politiche sociali, tagliate dal bilancio comunale; “l’attivazione del Wi-fi comunale in tutti municipi come primo passo di un più ampio pianodi superamento del Digital Divide nel territorio della Capitale; “garanzie occupazionali per le lavoratrici e i lavoratori che, direttamente o indirettamente, hanno un rapporto di lavoro dipendente dal Comune di Roma (società partecipate, nidiconvenzionati, cooperative sociali, ecc.)”. E infine: “Non fermare i servizi sociali, dando piena applicazione dell’art 48 del Decreto Cura Italia, che mette al centro la co-progettazione dei servizi con diverse modalità operative e   riconosce i costi delle infrastruttura sociale messa a disposizione dagli enti”.

La protesta arriva a meno di 24 ore dal presidio davanti al dipartimento Politiche sociali dei movimenti per il diritto all’abitare che hanno voluto denunciare i ritardi nella consegna dei buoni spesa. Sulle 160mila domande arrivate solo 97mila sono state ritenute valide e di queste altre 27mila sono state scartate perché i richiedenti sono già beneficiari di altri contributi, anche se minimi. Anche oggi, in piazza, non è mancata la protesta di una persona che, avanzata domanda, non ha più ottenuto risposta: “Mi sentivo l’unico sfortunato perché dopo sette mail e tante telefonate i buoni ancora non erano arrivati. Mi è stato detto ‘prima o poi arriverà’ ma non è arrivato nulla”.

Alla fine della protesta le realtà presenti hanno chiesto di poter incontrare un rappresentante dell’amministrazione per potergli consegnare direttamente la lettera ma nessuno si è presentato. Il documento è stato così consegnato nelle mani di alcuni funzionari comunali. “Il nostro lavoro”, il commento al termine dell’iniziativa di protesta “proseguirà, per mano delle nostre singole soggettività e tutte e tutti insieme, per costruire, insieme a chi vorrà, un’idea di città degna dei romani”.

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