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Guerra nella Lega, Cavallari espulso: "Il partito tratta con Zingaretti per le poltrone"

L'attacco del consigliere "cacciato" dal coordinatore regionale Francesco Zicchieri

Enrico Cavallari, consigliere regionale della Lega, è stato espulso dal partito, con una mail. Ex assessore al Personale della giunta Alemanno, e candidato nel 2016 alla presidenza del XIII municipio, ha sostenuto a gran voce la linea intransigente: "Zingaretti va sfiduciato". Ma racconta di essere stato cacciato dal partito perché il suo oltranzismo non era gradito al coordinatore regionale, ex consigliere a Terracina, Francesco Zicchieri. 

"Dobbiamo capire dove sta andando il partito nel Lazio - si sfoga a Romatoday - si è andati palesemente contro quanto sostenuto dal segretario Matteo Salvini. Si sta trattando col Pd". Quasi una parolaccia che pronuncia a mezza bocca: "Lo dimostra il mancato protocollo della mozione di sfiducia". Ricordiamo che il governo Zingaretti uscito vincente dalle elezioni regionali del 4 marzo non ha la maggioranza in consiglio. La cosiddetta "anatra zoppa" è costretta ad appoggiarsi alle forze di minoranza, grillini in testa. Roberta Lombardi ha dato da subito il suo sostegno "a tempo" e su punti programmatici precisi. A destra, a parte alzare i toni e da subito invocare il ritorno al voto, solo Fratelli d'Italia ha effettivamente protocollato una mozione di sfiducia, mai discussa perché mancavano le 10 firme previste dal regolamento (un quinto dei membri del consiglio). I forzisti, pur tenendo aperta la possibilità, non hanno nascosto di preferire una qualsivoglia forma di trattativa per restare in piedi. E la Lega?

"Siamo pronti alle dimissioni o a presentare e votare la sfiducia a Zingaretti" tuonava un infervorato Matteo Salvini all'indomani del voto di marzo. Eppure, attacca Cavallari ora costretto a occupare la prima poltrona del gruppo Misto, "la Lega non si è mossa in questa direzione e spero che il segretario ne prenda atto al più presto. Sono stato espulso in maniera tra l'altro nemmeno in regola con quanto previsto dallo Statuto". Con una mail inviata da Zicchieri al capogruppo, visti - si legge nella comunicazione visionata da RomaToday - "gli atteggiamenti (di Cavallari, ndr) ripetuti e segnalati a questa segreteria anche dal gruppo consiliare". Ma poco importa il mezzo utilizzato: "Potrei impugnare la decisione, ma il punto comunque non è questo. E' la ragione per la quale sono stato cacciato". Ovvero il mancato allineamento al Salvini pensiero. Anche se, a onor del vero, tra di due non scorre buon sangue fin dall'inizio. 

"Da quando siamo stati eletti Zicchieri non ha fatto nemmeno una riunione del gruppo per decidere la linea da tenere". Da qui le bordate di Cavallari a mezzo stampa. E lo strappo finale. "Mi trovo esattamente agli antipodi delle persone che governano il partito nel Lazio, tanto culturalmente quanto nel modo di fare politica e di costruire un partito, lontano anni luce, oltre che dallo stesso Zicchieri, anche dal coordinatore della provincia di Roma, Claudio Durigon, e dagli attuali consiglieri regionali". D'altronde Zicchieri ai leghisti della prima ora, lo zoccolo duro del Carroccio dai tempi del suo fondatore Umberto Bossi, non è mai piaciuto granché. E l'occasione sembra perfetta per realizzare una scissione già nell'aria. 

La replica

In serata arriva la replica dei consiglieri Orlando Angelo Tripodi, Daniele Giannini e Laura Corrotti: "Enrico Cavallari mente sapendo di mentire. La Lega, come sostenuto dal segretario federale Matteo Salvini, resta all'opposizione dell'immobile Nicola Zingaretti". E ancora: "Lo abbiamo dimostrato già con diverse iniziative consiliari e con le battaglie messe in campo, sostenute anche da Cavallari. Sia chiaro - aggiungono - non abbiamo intenzione di 'accaparrare le poltrone', ma semplicemente presentare le nostre proposte per migliorare le condizioni dei cittadini del Lazio e svolgere la funzione di controllo nel pieno rispetto delle indicazioni del partito. Invece basterebbe ricordare quanto avvenuto nella prima seduta del Consiglio regionale?".

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