rotate-mobile
Politica Centro Storico / Largo di Torre Argentina

Largo Argentina, l'area archeologica torna all'antico splendore: al via l'ultima fase del restauro

Il cantiere chiuderà entro il 2019. Raggi: "E' questa la Roma per cui stiamo lavorando, una città che si apre al mondo"

Aperto oggi il cantiere per completare gli interventi di restauro della pavimentazione antica nell’area archeologica di largo Argentina. Verrà ricomposta la pavimentazione di età domizianea di fronte al Tempio C, uno dei quattro templi della celebre area sacra risalente alla prima età della Repubblica. Riposizionata la pavimentazione, seguiranno gli ultimi interventi a chiusura del cantiere, prevista per la fine del 2019.

Quest’ultimo step di lavori prevede la ricomposizione alla quota originaria di circa 150 blocchi in travertino. I blocchi, saranno posizionati sopra a una nuova struttura metallica, idonea per un’area archeologica e appositamente concepita per consentire una chiara lettura della stratificazione storica.

Questa fase è stata preceduta da un'intensa attività di scavi e di indagini archeologiche finalizzate alla redazione del progetto di restauro e di riposizionamento. Nella prima fase sono stati anche restaurati e riposizionati dei blocchi di tufo di epoca repubblicana, precedentemente poggiati su una struttura oramai divenuta inefficiente. Sono stati inoltre eseguiti altri lavori preparatori tra cui il consolidamento della volta posta accanto al Tempio C, il restauro dell’ara superiore (sempre antistante lo stesso tempio) e della scala di accesso all’area archeologica. A seguire è stata realizzata la struttura in acciaio su cui si andranno a posizionare i blocchi dell’epoca domizianea.

Il progetto complessivo, redatto dai tecnici della Sovrintendenza di Roma Capitale, per un costo di 161.862,27 Euro (finanziato con i fondi dalla ARCUS S.p.a, oggi ALES S.p.a), è stato realizzato con il coordinamento di tre imprese, ciascuna specializzata in uno specifico settore: l’Impresa di Costruzioni di Enrico Pasqualucci S.r.l. per le forniture e le pose in opera, la Methodos S.r.l. per i restauri e la Minguzzi S.r.l. per le movimentazioni.

"L'area di Largo Argentina continua la sua evoluzione, con una progettualità complessiva che punta a renderla sempre più fruibile e comprensibile al pubblico" ha commentato la sindaca Virginia Raggi. "È questa la Roma per cui stiamo lavorando: una città che si apre al mondo valorizzando la sua storia e il suo patrimonio unico".

L’area sacra di largo Argentina: vicende storiche                                                       

Le demolizioni degli anni Venti in Campo Marzio riportarono alla luce uno dei più importanti complessi archeologici di età repubblicana: una vasta piazza lastricata su cui sorgono quattro templi comunemente indicati con le prime quattro lettere dell'alfabeto, poiché la loro identificazione non è ancora del tutto certa.

Nel III secolo a.C. venne edificato il primo tempio denominato con la lettera C. Posto su un alto podio di tufo e preceduto da una scalinata, era dedicato probabilmente alla dea Feronia (culto originario della Sabina introdotto a Roma dopo la conquista di M. Curio Dentato, nel 290 a.C.).

Allo stesso livello di quest’ultimo venne innalzato il tempio A, di dimensioni molto più piccole del precedente (da identificare con il tempio che Q. Lutazio Catulo, console del 242 a.C., fece costruire in onore di Giuturna). Innanzi ai templi A e C furono rinvenute due piattaforme, cui si accedeva tramite quattro gradini, sulle quali erano posti due altari di peperino. L’altare davanti al tempio è integro e reca l’iscrizione che ne ricorda il rifacimento ad opera di Aulo Postumio Albino; di quello davanti al tempio A, del tutto simile al precedente, si conserva invece solo la cornice inferiore.

All’inizio del II secolo a.C. fu costruito il tempio D, dedicato ai Lari Permarini o, secondo altre ipotesi, alle Ninfe. Si deve attendere la fine del II secolo per l’ultimo tempio: dopo la battaglia di Vercelli del 101 a.C., che pose fine alla terribile guerra contro i Cimbri, Q. Lutazio Catulo, edificò il tempio B, a pianta circolare su alto podio, dedicandolo alla Fortuna huiusce diei.

Nell’80 d.C. un furioso incendio devastò Campo Marzio, compresa l’area sacra di largo Argentina, che subì una profonda trasformazione sotto l’imperatore T. Flavio Domiziano: sopra alle macerie venne costruito il pavimento in lastre di travertino, ancora visibile. Vennero rifatti anche il portico settentrionale e gli alzati dei templi.

All’inizio del V secolo l’area conservava, nelle sue grandi linee, l’aspetto assunto con la ristrutturazione domizianea, ma nel corso di questo secolo ebbe inizio il processo di abbandono e trasformazione degli edifici. In particolare per la fase tardoantica si può ipotizzare che l’area fu occupata da un complesso monastico.

Tra l’VIII e il IX secolo vennero realizzate imponenti strutture costituite di blocchi di tufo), forse case aristocratiche, che però vennero demolite nel 1929, per riportare i quattro templi al loro “al primitivo isolamento”. Sempre al IX secolo appartengono le prime testimonianze dell’impianto di una chiesa all’interno del tempio A, che nel 1132 fu dedicata a S. Nicola. Della fase di XII secolo restano l’abside, decorato con una teoria di santi, il pavimento cosmatesco e l’altare a cippo. La chiesa medievale venne poi obliterata da un nuovo edificio barocco, conosciuto come S. Nicola de’ Cesarini, che fu demolito nel 1927.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Largo Argentina, l'area archeologica torna all'antico splendore: al via l'ultima fase del restauro

RomaToday è in caricamento