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Roma senz'acqua: la sindaca in tribunale contro la seconda ordinanza di Zingaretti

Raggi contro la decisione del Governatore di ridurre la captazione idrica dal lago di Bracciano a partire dal 1 settembre

La sindaca Raggi impugna la seconda ordinanza della regione Lazio, quella emanata per scongiurare la turnazione dell'acqua nella Capitale, che ha posticipato lo stop alle captazioni dal lago di Bracciano al 1 settembre. E' l'ultimo capitolo dell’intricato romanzo estivo che si sta consumando ai danni del bacino lacustre a nord di Roma. A diffondere la notizia è il parlamentare del PD Emiliano Minnucci, residente in uno dei comuni della zona, Anguillara. "Questa mattina ho appreso che la sindaca di Roma, attraverso un ricorso al Tribunale delle Acque, si è appellata contro la seconda e ultima ordinanza emanata dal Presidente Zingaretti attraverso la quale è stato scongiurato il razionamento del servizio idrico a Roma e, di conseguenza, confermato il proseguimento delle captazioni a Bracciano fino al prossimo 31 agosto" annuncia il deputato dem.

"Per la Raggi i prelievi non solo non devono essere bloccati a fine mese ma devono perdurare nel tempo e senza regole secondo le esigenze esclusive di Acea. Con quest'ultimo atto la Raggi insulta i nostri territori e calpesta quel punto di complicato compromesso che la Regione Lazio era riuscita a individuare. La Raggi dovrebbe ricordarsi che oltre a essere sindaco di Roma è anche presidente della Città Metropolitana e, in quanto tale, dovrebbe tutelare anche tutti i cittadini dei 120 comuni dell'ex Provincia di Roma".

Insomma, il braccio di ferro che sembrava sopito si riaccende. Scongiurata la turnazione dell'acqua per un milione e mezzo di romani, per le schermaglie politiche invece non sembra esserci fine. Dopo il primo ricorso di Acea, rigettato, la sindaca si è rivolta ancora una volta ai giudici del Tribunale superiore delle Acque pubbliche per chiedere l'annullamento, previa sospensione, dell'ordinanza numero due, con cui è stato ridotto a 400 litri al secondo il prelievo di acqua dal lago di Bracciano, invece della prassi adottata finora di 1.100 litri al secondo. 

Pesanti gli attacchi dal fronte delle opposizioni. Minnucci sostiene che "Raggi non ha svolto nè il ruolo da sindaco nè tantomeno quello da Presidente: interessandosi completamente agli interessi di Acea, la Raggi ha dimostrato e sta dimostrando di voler tutelare esclusivamente gli interessi di quella società di cui detiene le quote di maggioranza". Giulio Pelonzi, consigliere democratico di Roma Capitale, si spinge oltre dichiarando che "a scelta sembra essere al limite dell’insider trading". Come sottolineato dal consigliere capitolino infatti "l’atto della sindaca Raggi, azionista di maggioranza di Acea che impugna l’atto del presidente della Regione relativo alla captazione dell’acqua di Bracciano, rischia di diventare un boomerang per una società che è quotata in borsa". 

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