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Cinquantamila manifesti per dire che "La tua vita non è un Romanzo Criminale”

L'iniziativa è del movimento "Il popolo di Roma". Il portavoce Castellino: "Cultura identitaria contro il mito della malavita. Comunità e non bande. Solidarietà e non prepotenza. I nostri circoli come avamposti di libertà e romanità"

Il Popolo di Roma, movimento di destra che sostiene, secondo quanto si legge sul sito web, “non solo la voglia di cambiamento fin qua dimostrato dall’esecutivo e dal Campidoglio, ma anche la voglia di radicale cambiamento voluto da tutto il popolo di Roma”, ha riempito la città di manifesti contro la violenza giovanile ed in particolare contro la fiction Romanzo Criminale.

"La tua vita non è un Romanzo criminale. Diventa protagonista della Rivoluzione identitaria" è lo slogan che campeggia su oltre 50.000 manifesti affissi in giro per la Capitale. Il portavoce de “Il Popolo di Roma”, Giuliano Castellino commenta così l'iniziativa: "Cultura identitaria contro il mito della malavita. Comunità e non bande. Solidarietà e non prepotenza. I nostri circoli come avamposti di libertà e romanità, anima e cuore del nuovo Rinascimento romano. Siamo pronti a vincere questa sfida per Roma ed il suo popolo. La Rivoluzione identitaria è iniziata".

Il manifesto è evidentemente collegato alla tesi del Sindaco Gianni Alemanno secondo cui certi episodi di violenza sono da ricollegarsi al bullismo. Violenza e bullismo a suo dire aumentati dopo la messa in onda da parte di Sky della Fiction “Romanzo Criminale”.

Lo stesso Alemanno ha fatto inserire, nel recente sondaggio Ipsos sul gradimento dei romani nei confronti della sua giunta, una domanda relativa alla sua convinzione. "Secondo alcuni, la fiction sulla Banda della Magliana avrebbe delle responsabilità nell'aumento degli episodi di violenza compiuti dai giovani, che avrebbero imitato i comportamenti violenti dei protagonisti della serie. Lei a riguardo direbbe che la serie "Romanzo criminale" ha delle responsabilità al riguardo oppure non ne ha?" questo il testo della domanda, alla quale il 45% degli intervistati ha risposto di sì.

L'inserimento di questa domanda nel sondaggio ha provocato polemiche da parte dei Giovani Democratici.
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