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La denuncia dei costruttori: "Basta lavoro agile, dagli uffici del Comune nessuna risposta da due mesi"

Intervista al presidente di Ance Roma Acer, Nicolò Rebecchini

Nei giorni scorsi si era appellato alla sindaca Virginia Raggi chiedendole di far ripartire gli uffici dei dipartimenti coinvolti nel settore dell’edilizia, principalmente l’urbanistica. Con l’esplicita denuncia:  “Il ricorso al lavoro agile sta  rallentando ancora di più lo svolgimento dell’attività amministrativa”. Per capire la situazione del settore al momento della ripartenza e dopo due mesi di quarantena Romatoday ha intervistato il presidente di Ance Roma Acer, Nicolò Rebecchini. 

Nei giorni scorsi avete chiesto alla sindaca di far ripartire gli uffici. In realtà, con lo smart working, l’amministrazione ha sempre sostenuto di non essersi mai fermata. Non è andata così secondo lei?

Nei mesi scorsi non si è fermata solo la macchina privata ma anche quella pubblica. E anche ora gli uffici competenti per il settore delle costruzioni sembrano particolarmente lenti a ripartire. Non chiediamo di riprendere il rapporto con il pubblico ma pensare che si possa continuare con il lavoro agile anche in questa fase significa non comprendere i problemi delle imprese. 

Cosa non ha funzionato?

Ogni procedura edilizia necessita di metri cubi di carta, non si tratta di stare di fronte a un computer. Se prima ci mettevamo dei mesi per ottenere risposte oggi i tempi sono biblici perché il personale, non avendo le carte in mano e non essendo ancora dotato di un sistema informatizzato, non riesce risponderci. Dall’8 marzo sull’albo pretorio non sono più stati pubblicati i permessi a costruire. E la stessa cosa è accaduta con le conferenze dei servizi, i nulla osta, i rilasci autorizzativi. Non si è mosso nulla. I dirigenti dicono che stanno lavorando ma i risultati non si vedono. 

Sta dicendo che per il suo settore gli iter burocratici sono fermi dall’inizio della quarantena?

Sono due mesi e mezzo che viene favorito il lavoro agile. L’amministrazione dice di non essersi mai fermata ma noi abbiamo dei dubbi perché non abbiamo visto nessun risultato. E se i risultati non ci sono ci chiediamo: cosa è stato fatto? L’amministrazione si renda conto che il lavoro agile non funziona. Non ho niente contro i dipendenti ma il paradosso è che ad agosto potranno anche richiedere le ferie perché risulta che hanno continuato a lavorare. 

Cosa chiedete per uscire da questa situazione?

Il confronto con noi, con l’esterno, può anche continuare ad avvenire a distanza ma il personale deve recarsi in ufficio per poter lavorare. Perché la polizia municipale, gli autisti del bus, gli operatori dell’Ama vanno ogni giorno sul posto di lavoro mentre i dipendenti degli uffici capitolini possono continuare a lavorare in modo agile anche se questo non produce risultati? Gli uffici possono ripartire in sicurezza. L’epidemia ha dimostrato che la pubblica amministrazione, a Roma come nel resto d’Italia, dovrà informatizzarsi ma, nel frattempo, questa transizione non si può compiere sulla pelle dei cittadini. 

Entro quando bisogna ripartire, secondo lei, per non generare conseguenze troppo pesanti sul settore?

Siamo già fortemente in ritardo. Un’amministrazione che voleva far ripartire Roma aveva un’opportunità incredibile. Nel momento in cui dico ai collaboratori e alle maestranze che ho un permesso a costruire si lavora con un entusiasmo diverso, si lavora con la tranquillità di non perdere il posto di lavoro ed è questa certezza che fa ripartire i consumi. Invece a ottobre o novembre, quando sarà il momento di rilanciare, temo che le sorprese potrebbero essere amare. Capisco che si tratta di effettuare delle scelte però se queste non si vogliono fare viene da pensare che non si voglia puntare sul settore.

Per rilanciare l’edilizia l’ordine degli Architetti di Roma ha avanzato una serie di proposte per informatizzare il settore. È d’accordo?

Siamo completamente d’accordo. Informatizzare la pubblica amministrazione dotando tutto il personale di strumenti digitali porterebbe maggior trasparenza e velocizzazione dei processi. Bisogna ricordare, però, che il funzionario non va solo dotato degli strumenti adeguati ma va anche istruito e non è cosa da poco. Mi auguro che accada quanto prima. 

A proposito di lavoro agile. Nelle scorse settimane i sindacati hanno lanciato diversi allarmi in merito alla sicurezza dei lavoratori nei cantieri. Siete preoccupati?

Stiamo cercando di affrontare il problema nel modo più professionale possibile. Bisogna però capire che non possiamo fermarci. Ci siamo attrezzati e stiamo anche facendo fronte al rischio che la Covid 19 venga considerata un infortunio sul lavoro. Ma stiamo proseguendo con le attività e l’abbiamo fatto anche nel momento più critico quando un nostro intervento è stato chiesto nei settori strategici come la manutenzione ospedaliera. Ad oggi possiamo dire che la situazione è positiva e non abbiamo riscontrato nessun caso di contagio per negligenza del datore di lavoro. Abbiamo dimostrato che quando c’è la volontà le cose di fanno. 

La crisi economica legata al Coronavirus potrebbe avere delle ripercussioni anche sul settore immobiliare, sia per quanto riguarda i valori del mercato delle compravendite sia per quello degli affitti, dal momento che una fetta consistente di famiglie sta avendo problemi a pagare il canone. Teme che questo possa avere delle conseguenze sul settore dell’edilizia? 

Premetto che stiamo chiedendo al Governo delle garanzie per le famiglie, sia per quelle che sono già titolari di un mutuo o di un contratto d’affitto sia per chi vuole avvicinarsi in questo momento alla casa come bene rifugio. Così come le garanzie sui mutui sono state date alle imprese, allo stesso modo devono essere date alle famiglie. Più in generale ci auguriamo che l’edilizia green e simicamente sostenibile faccia parte del progetto per la ripartenza. Forse è presto per dirlo ma per quanto riguarda le case di nuova costruzione o nate da rigenerazione urbana, proprio per le loro caratteristiche, non credo che subiranno una contrazione dei prezzi.

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