rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

INTERVISTA | Piani di zona, Montuori: "Il Governo aiuti le periferie di Roma, servono 70 milioni"

Intervista all'assessore all'Urbanistica sui piani di zona

Da quando ha messo le mani sull'intricata vicenda dei piani di zona, quello vissuto in questi giorni, appare uno dei momenti migliori. Sul tavolo dell'assessore all'Urbanistica Luca Montuori c'è una vittoria: la revoca del diritto di superficie per il quartiere di edilizia convenzionata di Castelverde ha superato l'esame del Tar. 

Che momento segna questa sentenza?

La vittoria della sentenza di Castelverde è frutto del lavoro di questa amministrazione e dell'avvocatura capitolina e segna un punto importante per diversi aspetti. Prima di tutto perché ci dà ragione su tutta la linea. Siamo di fronte al fallimento di una concessonaria, la Cee, che aveva chiesto un mutuo fondiario ad una società assicurativa, la Unipol, non iscritta nelle liste dei soggetti erogatori di mutui per l'edilizia convenzionata. Con il ricorso al Tar, la Unipol pretendeva che il Comune si facesse carico del finanziamento erogato. Un dato rilevante in un quadro in cui il soddisfacimento dei creditori attraverso la garanzia patrimoniale, anche nel caso di edilizia economica e popolare, è predominante nelle sentenze dei tribunali. 

Che linea ha tenuto l'amministrazione?

Secondo noi si poteva procedere con la decadenza della convenzione sia in virtù del fallimento della società di costruzione, sia perché quest'ultima aveva contratto un mutuo ordinario. Abbiamo avuto ragione. Due punti emergono da questa sentenza. Il primo: la vendita all'asta non pregiudica la finalità sociale di tali alloggi, quindi chi li affitta o li acquista deve presentare determinati requisiti. Secondo: l'esistenza di carichi economici pendenti non dà automaticamente adito al fatto che il Comune debba ristorare quei crediti. Si tratta di principi politici oltre che normativi.

Ora proseguirete con le acquisizioni?

Abbiamo avviato procedimenti di decadenza in diversi piani di zona. Ognuno presenta caratteristiche differenti che la commissione di indagine presieduta dal consigliere Pietro Calabrese ci ha aiutato a ricostruire. Procediamo con attenzione perché dover affrontare ricorsi sarebbe una sconfitta per l'amministrazione e andrebbe a discapito dei cittadini. Per le acquisizioni ci stiamo muovendo con il dipartimento Patrimonio per evitare, là dove ci siano delle cifre da ristorare, danni erariali. Purtroppo molti dati, soprattutto quelli relativi ai finanziamenti pubblici erogati, sono in possesso della Regione. È necessario che vengano condivisi il prima possibile in modo tale da poter arrivare a conclusione nella definizione dei prezzi massimi di cessione. 

Avete incontrato il nuovo assessore regionale Massimiliano Valeriani?

Abbiamo avuto un incontro informale con lui. Apriremo un tavolo tra regione e comune in merito. Lo chiediamo da tempo, ma nelle fasi concitate di chiusura della precedente legislatura non c'è stata questa urgenza. Ora però, su questo tema, non è più possibile rimandare. E mi riferisco anche all'apparato legislativo.

Sta rinnovando il suo appello al Governo in merito alla necessità di fare chiarezza sulle leggi? 

La commissione di inchiesta sulle periferie della passata legislatura si è limitata a interrogarci per controllare l'operato del Comune ma nessuno si è chiesto come potremmo lavorare insieme per risolvere una situazione che dura da trent'anni. Ex assessori e addirittura consiglieri comunali si sono stupiti della situazione delle periferie romane. Credo che una collaborazione corretta e leale a tutti i livelli istituzionali sia necessaria. Roma è la Capitale e i quartieri realizzati nei piani di zona sono tantissimi. 

Da quando è assessore, è passato ormai oltre un anno, non ha mai incontrato il Governo sul tema dei piani di zona?

In diverse sedi, compreso il tavolo con il ministro Calenda, abbiamo avanzato una proposta molto chiara: l'istituzione di un fondo rotativo che ci permettesse di rimettere in moto il meccanismo di realizzazione delle opere necessarie per completare i piani di zona non terminati. Abbiamo indicato una cifra di avvio dell’operazione di circa 70 milioni. In questo modo anche gli assegnatari di diritti edificatori, schiacciati dalla crisi, torneranno ad avere interesse a completare i comparti privati e le relative opere pubbliche. Gli uffici capitolini stanno cercando di capire quali sono quelli completati, quali lo sono solo all'80 per cento. La domanda è: come si consolidano queste parti di città per renderla più appetibili agli operatori?

Ci sono casi, però, in cui sono gli operatori ad essere inadempienti in merito alle opere realizzate. 

Sta indagando la magistratura ma la maggior parte dei piani di zona è costruita in maniera corretta. Noi dobbiamo rivolgerci a quelle cooperative e a quei costruttori 'buoni', perché ne esistono. Dobbiamo riflettere al di fuori di uno schema consolidato. È invecchiata la società? Che risposte diamo ai giovani che non hanno accesso ad una residenza? Come accogliere studenti e ricercatori, oggi costretti a vivere in nero? Dobbiamo evitare di costruire case che restano vuote. 

Avete un elenco delle principali aree su cui andrete ad operare?

Questo ancora non lo possiamo dire. 

Si tratterà anche di 'densificazioni'?

Ancora lo stiamo decidendo. L'obittivo di questo fondo rotativo è ridare al Comune una capacità di progettazione e di programmazione. 

Torniamo alle revoche e alle acquisizioni. I piani di zona più critici sono Spinaceto, Tor Vergata, Castelverde, Castel Giubileo e Osteria del Curato. A che punto siamo? 

Le abitazioni di Tor Vergata sono state trascritte, anche se in forma preventiva, al patrimonio comunale. Per le cooperative fallite stiamo discutendo con i curatori per fare in modo che non procedano con gli sfratti. Nel caso di Osteria del Curato, per esempio, abbiamo avuto rassicurazioni che nessuno verrà buttato fuori di casa. 

A Spinaceto stanno proseguendo. 

 Lo sappiamo e ci stiamo lavorando. La sentenza di Castelverde ci dà la forza di continuare su questa strada. 

A proposito della forza della sentenza. Nelle convenzioni con il Comune sono previste anche delle sanzioni per i concessionari inadempienti. State proseguendo anche in questo senso?

Abbiamo attivato anche il regime sanzionatorio, ci stiamo lavorando. È chiaro che abbiamo bisogno di essere certi di quali fossero gli obblighi. Stiamo elaborando anche una black list per individuare quegli operatori che hanno aggirato le norme ed evitare che in futuro lavorino nel sistema dell'edilizia economica e popolare. 

Passiamo alla questione delle affrancazioni. Per anni le case realizzate in regime di edilizia convenzionata sono state rivendute a prezzi di mercato. Anche il Comune concedeva il nulla osta. 

Non c'è stata alcuna colpa, né da parte del comune e né dei notai. L'amministrazione ha agito 'in buona fede', era una prassi consolidata. Senza considerare la contraddizione con quanto accade oggi con le aste fallimentari. La sentenza della Cassazione ha stabilito la priorità della tutela della finalità pubblica di questi edifici ma basta dichiarare fallimento perché queste case finiscano sul mercato come appartamenti qualsiasi. Siamo di fronte ad una contraddizione normativa. Sulla sentenza della Cassazione serve una norma chiarificatrice. 

La sentenza ha sollevato una cascata di cause tra venditori e compratori. Qualcuno si è ritrovato a dover risarcire differenze di prezzo da centinaia di migliaia di euro. Cosa ne pensa?

In base a quanto emerso dagli ultimi convegni con avvocati e notai, possiamo sostenere che negli accordi di compravendita tra acquirente e venditori va riconosciuta la buonafede. Sarebbe corretto che gli acquirenti venissero ristorati solo del prezzo della affrancazione. 

Come si sta muovendo l'amministrazione in merito?

Si tratta di contratti tra privati. L'unica cosa che possiamo fare è favorire gli accordi bonari semplificando l'iter delle affrancazioni. Grazie all'approvazione di una delibera di iniziativa consiliare stiamo rendendo più rapido il calcolo. So che anche avvocati e notai stanno lavorando per costruire gruppi tra chi è favorevole a risolvere questo genere di controversia con accordi bonari. Dobbiamo evitare nuove situazioni speculative. 

Nella delibera sono previsti anche degli sconti sulle cifre d'affrancazione. State prevedendo la possibilità di ricorsi da parte di quanti hanno già pagato?

Abbiamo ben chiara questa situazione. Stiamo lavorando con l'avvocatura per evitare ingiustizie.

A che punto è la delibera?

Gli uffici stanno definendo il provvedimento. Presto verrà approvata in Giunta. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

INTERVISTA | Piani di zona, Montuori: "Il Governo aiuti le periferie di Roma, servono 70 milioni"

RomaToday è in caricamento