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Aree ex abusive, la Giunta approva la delibera: "I consorzi dovranno adattarsi alle nuove leggi"

Intervista all'assessore all'Urbanistica Luca Montuori

La delibera che sbloccherà i cantieri negli ex quartieri abusivi della capitale è stata approvata nei giorni scorsi dalla Giunta capitolina. Era attesa da molto tempo e, una volta passata anche al vaglio dell’Assemblea, permetterà di far partire i cantieri di una quindicina di opere già approvate in conferenza dei servizi. Con il provvedimento il Campidoglio chiede alle Associazioni consortili di recupero urbano (Acru), istituiti all’inizio degli anni ’80 per organizzare la riqualificazione dei quartieri abusivi attraverso la gestione per conto del comune di Roma dei proventi dei condoni raccolti negli stessi territori, di adeguarsi alla nuova normativa sugli appalti pubblici. Seguirà una seconda delibera sul tema che porterà a una nuova pianificazione degli interventi necessari al recupero di questi quartieri. L’approvazione del provvedimento arriva a poche ore da un’assemblea indetta da un lungo elenco di consorzi di autorecupero molto critici verso l’operato del comune. Romatoday ha intervistato l’assessore all’Urbanistica, Luca Montuori.

Cosa prevede la delibera?

Il provvedimento servirà a gestire la fase transitoria necessaria a permettere di realizzare una quindicina di opere già approvate in conferenza dei servizi. Alcuni quartieri periferici attendono lo sblocco dell’iter da un paio di anni. Per raggiungere questo obiettivo con la delibera chiediamo alla Associazioni consortili di recupero urbano, dette anche Acru, di costituirsi in soggetti giuridici riconosciuti e non più semplici associazioni così da adeguarsi al nuovo sistema normativo sugli appalti pubblici. Con questa delibera abbiamo adeguato le modalità di convezione tra consorzi e Comune alle nuove leggi. Il decreto legge 50 del 2016 che regola il settore, infatti, non teneva conto delle specificità delle Acru che sono una realtà solo romana.

Cosa cambierà per i consorzi?

Dovranno adempiere a una serie di obblighi previsti per legge. Per prima cosa dovranno costituirsi in modo formale come associazioni paragonabili a vere e proprie imprese. Dovranno pubblicare i bilanci, aprire siti web e rispettare obblighi di trasparenza rispetto alle attività svolte. Ricordo che i consorzi sono nati all’inizio degli anni ’80. Allora si trattava di traghettare la periferia abusiva in un alveo di legalità. Queste associazioni hanno avuto un ruolo sociale molto importante, gestito reti solidali tra i residenti di questi quartieri, raccolto i soldi del condono. Oggi queste case sono state sanate e il problema è strutturare il sistema economico che ci gira attorno. Oltre a tutto questo va considerato un altro aspetto: gli strumenti urbanistici che hanno regolato il recupero delle aree ex abusive sono decaduti. Si tratta delle cosiddette Zone O e Toponimi. I perimetri stabiliti da questi due strumenti, volti a programmare interventi considerando in maniera omogenea le rispettive aree, non sono più attivi e rischieremmo di dover procedere con tante operazioni separate.

Il vostro lavoro non è piaciuto ai consorzi. Denunciano immobilismo e assenza di dialogo da parte dell’amministrazione. Non vi siete confrontati prima?

Con i consorzi c’è stato un dialogo costruttivo. Ci siamo riferiti a tutte le realtà per cui sono stati riscontrati problemi specifici per parlare con i singoli comitati. Per quanto riguarda i grandi consorzi abbiamo invece discusso di problematiche più di sistema. In alcuni punti il dialogo si è interrotto perché la trasformazione che richiediamo per alcuni consorzi rappresenta un elemento di difficoltà. È un passaggio che ha dei costi, che prevede di indicare un vero rappresentante legale della società, con tanto di potere di firma, di redigere uno statuto, di rispettare l’obbligo di bilanci trasparenti. Un altro elemento di conflitto riguarda il regime fiscale. Le Acru sostengono di essere esenti dal versamento dell’Iva. L’Agenzia delle entrate, in risposta a un quesito in merito, ha invece confermato che tutte le opere pubbliche vanno realizzate con un normale regime di fiscale, proprio come se fossero imprese di costruzione.

Quanto tempo ci vorrà perché questa delibera diventi operativa?

Dopo l’approvazione in Giunta passerà al vaglio dalle commissioni consiliari competenti e infine approderà in Consiglio. A quel punto i tempi dipenderanno dalle Acru.

Dal Pd a Fratelli d’Italia, l’adesione dell’opposizione alla protesta dei consorzi è unanime. Non crede ci sia qualcosa di vero in queste posizioni?

Se i membri dell’opposizione saranno coerenti con l’ordine del giorno che loro stessi hanno approvato all’unanimità in Aula Giulio Cesare non potranno che essere contenti di questa delibera. Con quell’ordine del giorno l’Assemblea capitolina ha chiesto di avviare azioni per adeguare la vecchia delibera 53 (quella che regola l’operato dei consorzi di autorecupero, ndr) al nuovo codice degli appalti. Possono criticare i tempi ma non il contenuto. Poi è chiaro che ognuno fa il suo mestiere: la polemica politica è sempre strumentale mentre un’amministrazione deve rispondere con i fatti. E noi lo stiamo facendo.

A proposito di tempi. All’assemblea indetta dai consorzi insieme agli esponenti dell’opposizione ha aderito anche la presidente del VII municipio, la pentastellata Monica Lozzi. Sostiene che i tempi per arrivare all’approvazione di questa prima delibera sono stati troppo lenti.

La presidente Lozzi ha sempre avuto un atteggiamento costruttivo. Infatti le Acru del suo territorio hanno siglato un accordo con lei che stabilisce che sarà proprio il municipio a definire la priorità delle opere da realizzare. Questo lavoro è stato importante perché ci ha consentito di inserire in delibera alcune prescrizioni che vanno in questo senso. I ritardi dipendono invece dalla complessità della questione che ha reso necessari tutta una serie di approfondimenti. Per esempio la risposta dell’Agenzia delle entrate all’interpello avanzato dal Comune relativo al versamento dell’Iva è arrivata solo quest’estate. Con la presidente siamo in contatto continuo. Lei giustamente ci spinge a chiudere gli atti in tempi più rapidi, è il suo ruolo che lo richiede, ma chi non lavora all’interno degli uffici alcune questioni non le mette nemmeno in conto.

I consorzi sostengono che ci sono 42 milioni di euro fermi, in attesa che l’iter per la realizzazione delle opere venga terminato. Hanno annunciato di essere pronti a restituire i soldi dei condoni al Comune e, di conseguenza, anche la responsabilità di realizzare le opere. Lo ritiene uno scenario possibile?

È possibile che non tutte le Acru riescano ad adeguarsi alle nuove norme. Alcuni consorzi potrebbero decidere di non proseguire, versare i soldi nelle casse capitoline e lasciare al Comune il compito di realizzare le opere. 
La delibera approvata in Giunta regolamenta solo le operazioni in una fase di transizione, ovvero quella relativa alle opere già approdate in conferenza dei servizi. Un secondo provvedimento riguarderà tutti gli altri interventi.

Cosa prevede?

Dopo 35 anni per noi è importante arrivare a un bilancio e capire quante di queste zone sono ancora nello stato in cui erano nel lontano ’83 e quante invece non hanno più bisogno di riqualificazione. La seconda delibera riscriverà i perimetri di intervento area per area.

Quanto tempo ci vorrà per l’approvazione?

Preferirei non indicare dei tempi, speriamo il prima possibile. Intanto avviamo una serie di opere essenziali come le fogne per dare a tutti i cittadini di questa città la stessa dignità. 

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