rotate-mobile
Politica

Camion bar: "Su di noi solo falsità, le multinazionali ci fanno la guerra"

Alfiero Tredicine, presidente di Arpe Confesercenti, intervistato da Romatoday attacca il Dl Cultura: "Uno strumento in mano dei poteri forti"

Presidente di Apre Confesercenti, ma prima ancora figlio del primo caldarrostaro di Roma nonché capo stipite dell'impero dei camion bar, Alfiero Tredicine alza i toni contro il nuovo Dl Cultura, uscito fresco di voto al Senato. Più poteri agli enti locali e una mappa di luoghi proibiti alle tanto odiate bancarelle.

Non teme il contenuto della legge - “nient'altro che una fotocopia di quella dell'86” - ma piuttosto “la pressione dei poteri forti”: un colpo basso delle multinazionali ai “commercianti della tradizione”. Si difende dall'accusa di fatturare milioni pagando pochi spiccioli di suolo pubblico. E su scontrini rilasciati una tantum e autorizzazioni irregolari, nega su tutta la linea: “Solo dicerie”. 


Partiamo dalla fine: il Decreto Cultura approvato al Senato i primi di ottobre. Ha promesso proteste in piazza, se sarà necessario. Cosa rischiate con la nuova legge?

Non è nient'altro che un decreto fotocopia, almeno per la città di Roma. La legge Galasso, del 1986, aveva la stessa identica funzione di dettare le direttive in termini di decoro e salvaguardia dei monumenti. E il Comune il potere già lo aveva.  

Quindi, se non cambierà nulla, non avete nulla da temere? 

Questo non si può dire, dietro questa legge c'è la pressione dei poteri forti, dai quali c'è sempre da difendersi. 

Di che poteri parla?

Delle multinazionali che pretendono di mettere le mani su qualunque contesto commerciale appetibile. Parlo di chi ha i soldi davvero, e si può permettere bandi da milioni di euro. Non si è chiesta perchè proprio ora si scatena la guerra agli ambulanti? E perché si parla sempre di Colosseo? Mentre la nostra categoria lotta contro quella che è diventata a tutti gli effetti una persecuzione, c'è chi dentro al Colosseo progetta centri commerciali. Le pare normale?

Già, Della Valle e il centro sotto la collina artificiale di via San Gregorio, proprio a fianco dell'Anfiteatro Flavio. La stragrande maggioranza dei monumenti mondiali però ha un centro servizi con biglietteria, guardaroba, souvenir, bar e ristorante. Perché il Colosseo dovrebbe farne a meno?

Perché esiste una legge che tutela i monumenti (dl 42/2004, ndr) che a noi ci ha fatto uscire dal perimetro del Colosseo. E siamo solo dei banchi di ambulanti. Per noi vale, per il centro commerciale no. Non tolleriamo questa guerra pilotata. Siamo assolutamente disponibili a migliorare il settore, anche dal punto di vista del decoro, ma all'eliminazione della categoria per fare spazio ai colossi commerciali no, quello no. Alle centinaia di persone che si ritroverebbero senza lavoro poi chi ci pensa?

Di quanti impiegati parliamo? Quanti italiani e quanti stranieri? 

Circa un migliaio. Ci sono sia italiani che stranieri, però si sa, gli italiani non vogliono fare lavori del genere, a meno che non siano figli o nipoti di persone che già lo facevano. 

La maggior parte dei camion-bar appare come rami d'azienda ceduti in affitto a cittadini, spesso appunto stranieri, che pagano un affitto per esercitare. Come funziona la filiera del settore?

Non così, le bancarelle sono di singoli operatori, affidatari diretti. 

Il camion-bar davanti alla metro Colosseo paga 1000 euro l'anno di occupazione al Comune e guadagna, secondo alcuni dati che abbiamo raccolto, qualcosa di vicino al milione di euro. Chiaramente le cifre per le Osp le stabilisce il Comune, ma secondo lei, per una concessione pubblica, è normale pagare di oneri la millesima parte di quello che si ricava?

Queste sono dicerie. Saranno di OSP almeno 2000 euro e di guadagni non certo la cifra che ha detto lei. E comunque camion bar fissi al Colosseo non ce ne sono perché tutti e 69 gli operatori vanno a rotazione. Una struttura sta al Colosseo massimo 4 volte l'anno, sempre che non ci sia qualche evento, e allora sono anche di meno. Invece sono tante le postazioni che fruttano pochissimo, dove nessuno va mai. Vedi via Marsala, via Giolitti, piazza Santo Maria Maggiore. 

Ci dà una cifra verosimile che quanto meno si avvicini al reale fatturato?

Niente di più di una buona sopravvivenza.

Un numero...

E' difficile stabilirlo perché parliamo comunque di attività stagionali, e itineranti appunto. Dipende da tanti fattori. 

Comprando acqua e panini nei camion-bar del centro sono in tanti a testimoniare che lo scontrino è una rarità. C'è una evasione elevatissima o sono solo malelingue?

Anche queste sono sciocchezze. Qualche politico dovrebbe documentarsi prima di parlare. Certo qualcuno magari lo rilascia ma il turista non lo prende perché va di fretta e quindi rimane lì sul banco. Comunque lo scontrino viene fatto.  

Chi ha studiato a fondo la materia sostiene che molte delle autorizzazioni siano in realtà temporanee e concesse esclusivamente per i Mondiali di Italia 90, peraltro senza il consenso delle Soprintendenze. Negate completamente? 

Assolutamente si. Non c'è niente di vero. Le autorizzazioni non vanno oltre gli anni '70. Ci sono ancora le diciture delle vecchie delegazioni e dei rioni. Il resto sono solo chiacchere, cose che non esistono.

Chiacchere o no, l'indirizzo di governo è chiaro, e gli enti locali avranno di fatto uno strumento in più per regolamentare il settore. D'altra parte lo stesso Tredicine si dice disponibile a un compromesso pro decoro, "magari delimitando fisicamente gli spazi autorizzati", a patto di non essere tagliati fuori. Il braccio di ferro, complotti o no, è appena cominciato. ​

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Camion bar: "Su di noi solo falsità, le multinazionali ci fanno la guerra"

RomaToday è in caricamento