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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica Casalotti / Via di Casal Selce

Rifiuti, due impianti progettati dalla Raggi su un terreno vincolato e di proprietà della Regione

Gli ostacoli normativi alla realizzazione del "distretto del riciclo" a Casal Selce

Casal Selce e Cesano. Sono le aree individuate dalla sindaca Raggi per la realizzazione dei tre impianti chiave del piano rifiuti grillino, tutto incentrato sull'ambizioso traguardo ormai noto: l'80 per cento di differenziata nel 2021. Tre strutture che i pentastellati stanno tirando fuori dal cilindro a ogni pungolo di Governo e Regione sull'emergenza immondizia. L'amministrazione non ha una strategia industriale chiara e definitiva per la gestione della spazzatura, il cui smaltimento è appeso agli accordi con strutture, costose, fuori dal Lazio? L'accusa viene rispedita al mittente da giorni in un continuo balletto di botta e risposta. "Abbiamo un piano che prevede tre impianti dei quali abbiamo già realizzato lo studio definitivo" ha detto e ripetuto l'assessore all'Ambiente Pinuccia Montanari. 

Già, tre impianti per la trasformazione della frazione umida in concime e per la separazione del multimateriale. "Insufficienti" per l'assessore regionale Buschini (perché l'emergenza di oggi è l'indifferenziato) e comunque fermi agli annunci. Due strutture su tre, infatti, e Montanari lo omette, sarebbero da costruire su un terreno di proprietà della regione. Il "distretto del riciclo" voluto dal Campidoglio, da collocare a pochi di metri dalla via Aurelia, in zona Casal Selce (municipio XIII), cadrebbe esattamente nel perimetro di proprietà della Pisana, come scritto nella visura catastale visionata da RomaToday. Non solo. Rientra anche nei nuovi vincoli paesaggistici per l’Agro romano apposti sempre dalla Regione nel 2015 con approvazione della dichiarazione di "notevole interesse pubblico paesaggistico", insieme alla zona del fosso della Quistione e Tenuta della Massa Gallesina lungo la via Aurelia. 

Non si tratta dunque soltanto di presentare i progetti degli impianti alla Regione, che tra l'altro ribatte di non aver ricevuto ad oggi alcuna richiesta di autorizzazione. Gli ostacoli normativi sono diversi, fermi e ignorati da mesi. A commentare l'empasse il consigliere di FdI in Campidoglio Maurizio Politi, insieme al dirigente locale Raimondo Fabbri. "Abbiamo richiesto una commissione sul tema - dichiarano - ma non abbiamo mai ricevuto risposta. Dall'assessore Montanari nessun step concreto, si continua solamente a raccontare frottole alla città. I siti individuati non sono idonei, ormai è acclarata. Per colpa della chiusura del M5S abbiamo perso altri sei mesi".

Ricordiamo che il progetto è stato già illustrato alla cittadinanza da Montanari e dall'allora dg di Ama Stefano Bina, durante un'assemblea pubblica del 7 luglio scorso. Presentata come un'ipotesi da sottoporre a un "processo partecipativo" con il territorio - poi caduto nel dimenticatoio - e votata in Consiglio municipale con la risoluzione n.30 del 1 agosto, è stata definita nero su bianco "di proprietà del Comune di Roma". 

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