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Albano: giunta tutta al maschile "vietata alle donne"

Lo scorso mercoledì è stata nominata la nuova giunta comunale di Albano guidata dal sindaco Nicola Marini con una particolarità: è composta da soli uomini. Le recenti sentenze del Tar sulle quote rosa fanno pendere una spada di Damocle sulla nuova amministrazione

1555: questo è il numero raggiunto in Italia dalle giunte comunali composte da soli uomini grazie alla nuova giunta nominata dal sindaco di Albano Laziale Nicola Marini.

Dopo un consiglio comunale quasi tutto di colore azzurro con ventinove uomini e una sola donna, Pina Guglielmino eletta nelle file dell'opposizione di centro-destra, la giunta si è colorata tutta di celeste con un totale en plein maschile. Otto assessorati e otto uomini.

Uno dei comuni più grandi della Provincia di Roma in cui ha vinto il centro-sinistra sembra così off limits per il sesso femminile visto che non si è riusciti o non si è voluto far eleggere nessuna donna in Consiglio Comunale e non si è trovato spazio per nessuna donna in giunta.

Le candidate donna nelle file del centro-sinistra sono state 77 su 270 candidati con una percentuale che sfiora il 30% hanno quindi concorso alla competizione elettorale ottenendo anche buoni risultati personali, ma con un confronto difficile con i colleghi uomini.

Si sa infatti che il voto di preferenza "fa male alle donne" perché queste, a differenza dei loro colleghi uomini dispongono meno delle risorse politiche ovvero network personali, rapporti con i gruppi di interesse e finanziamenti necessarie per competere per le preferenze. Albano non è però privo di donne impegnate in politica in grado di dirigere un assessorato, ma nessuna è stata chiamata a farlo.

Una giunta monogenere guiderà, quindi, il nuovo corso del comune di Albano dopo dieci anni di governo di centro-destra con Marco Mattei, ora assessore regionale, ma sulla giunta penderà una spada di Damocle che rischia di non far dormire sonni tranquilli a Nicola Marini, ma anche ad altri 1600 sui colleghi amministratori locali: l'annullamento della giunta da parte del TAR in caso di un ricorso di cittadine o associazioni aventi interesse a ricorrere.

La recente sentenza di ottobre del Tar di Lecce che ha annullato la giunta provinciale di Taranto monogenere così come poi successo per altre città in Italia come Isernia, Benevento, Molfetta, Manfredonia, Toritto per citare solo alcuni esempi.

I principi su cui si basano queste sentenze sono quelli dell'articolo 51 della Costituzione, ma soprattutto una previsione normativa del decreto legislativo 267/2000, cioè il Testo Unico degli Enti Locali, che all'articolo 6, comma 3 chiede a tutti gli statuti locali di "stabilire norme per assicurare condizioni di pari opportunità tra uomo e donna", e "promuovere la presenza di entrambi i sessi nelle giunte e negli organi collegiali" dell'ente.

I comuni le cui giunte sono state annullate presentavano nei propri statuti disposizioni per la promozione delle pari opportunità non rispettate, ma anche se lo statuto tace a proposito non si può pensare di poter escludere le donne perchè lo statuto per le disposizioni del TUEL sarebbe fuorilegge.

Lo statuto comunale di Albano prevede l'impegno alla promozione delle pari opportunità, ma al momento sembra essere "vietato alle donne".

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