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Politica

Il 2017 della giunta Raggi: un anno di governo tra vecchie e nuove emergenze  

I nodi salienti dell'anno politico che se ne va

Un anno partito in salita, con l'avviso di garanzia legato al caso Marra, e finito in affanno con l'emergenza rifiuti. Nel mezzo una giunta ballerina che tra lasciti e nuovi nomi ancora fatica a trovare coesione, e un'agenda politica ricca di temi caldi che aspettano risposte, dal disagio abitativo alle grandi opere, dagli incendi alla siccità, dai campi rom alle periferie. E' il 2017 della giunta Raggi, il primo anno solare di governo Cinque Stelle. Lo ripercorriamo selezionandone i nodi salienti, con fatti e polemiche che hanno animato il dibattito pubblico. 

Le indagini

"In caso di rinvio a giudizio vado avanti per Roma". E' il mantra della sindaca che ritorna costante in dichiarazioni e interviste a partire dal 24 gennaio, giorno dell'annuncio su Facebook: "Ho ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura". Secondo i magistrati di piazzale Clodio la prima cittadina avrebbe mentito all'anticorruzione del Campidoglio riguardo al caso di Renato Marra, fratello di Raffaele, e alla sua promozione a capo del dipartimento Turismo. Per quanto si professi "serena", l'aria a palazzo Senatorio, a inizio anno, si taglia con il coltello. Il silenzio è l'unica regola da seguire, e a blindare Raggi ci pensano Beppe Grillo e il suo codice etico che, modificato in parte, sdogana la nuova fase del grillismo garantista. "L'avviso di garanzia non è necessariamente grave". L'anno insomma non parte al meglio. E pochi giorni più tardi, giusto il tempo di far sopire le polemiche, ecco un'altra, pesante, matassa da sbrogliare. 

L'addio di Berdini 

Paolo Berdini, assessore all'Urbanistica, si dimette a febbraio. L'ennesimo assessore che lascia la poltrona in pochi mesi di governo. L'addio arriva dopo ore travagliate, seguite alla pubblicazione di un articolo su La Stampa in cui il professore comunista, contrario al progetto dello stadio della Roma, dichiarava: "Raggi è inadeguata e impreparata". Scende così dal carrozzone pentastellato dopo una settimana di polemiche, di tira e molla con la sindaca e di dentro o fuori. Al suo posto Luca Montuori, già capo segreteria dell'assessore Bergamo, architetto e professore associato all'Università Roma Tre, con un passato da veltroniano.  

Lo stadio della Roma

Nelle stesse ore, Campidoglio e As Roma trovano l'accordo sullo stadio, quello che Berdini non voleva. Passerà prima in giunta e poi in Consiglio, ulteriormente modificato a colpi di emendamenti, fino ad approdare in Conferenza dei Servizi. Il via libera arriva il 5 dicembre. E' la fumata bianca che James Pallotta stava aspettando. Lo #stadiofattobene si farà, al netto delle criticità evidenziate e che diverse associazioni e comitati ancora sostengono a gran voce: cubature dimezzate ma, per mantere la sostenibilità economica del progetto, anche un netto taglio alle opere pubbliche. Insieme alle tre torri di Libeskind del Business Park, se ne vanno il ponte di Traiano, il prolungamento della Metro B fino a Tor di Valle, parte del potenziamento della ferrovia Roma Lido. "Siamo contentissimi di averlo portato a casa" commenta Raggi, ma le discussioni intorno al progetto sembrano destinate a durare. 

Salario accessorio

La primavera porta buone nuove per i dipendenti di Roma Capitale. Si chiude dopo anni la vicenda relativa al pagamento del salario accessorio, con la sigla a maggio del nuovo accordo decentrato per stabilire le modalità di pagamento della parte variabile del contratto degli oltre 23.000 lavoratori comunali. E' la fine di una vertenza iniziata nel febbraio 2014, che ha visto susseguirsi scioperi e proteste. Una vicenda travagliata chiusa in 10 mesi dalla giunta Raggi che fa esultare la sindaca: "Una rivoluzione".

Il piano rom per chiudere i campi 

E ancora a fine maggio arriva in conferenza stampa il piano messo a punto da Roma Capitale per chiudere i campi rom, insediamenti "ghetto" che l'Europa ha più volte condannato. Un provvedimento atteso da secoli, ma che anche stavolta non convince nelle sue modalità operative. La giunta utilizzerà i 3milioni e 800mila di fondi europei dedicati al tema, partendo dai villaggi di Monachina, nel XIII municipio, e Barbuta, a Ciampino. Si parla di percorso di accompagnamento al lavoro e sostegni sul piano abitativo (fino a 800 euro mensili a nucleo familiare per gli aventi diritto), senza intermediazione di enti terzi quali cooperative sociali. Ma se i dubbi arrivano fin dalla prima conferenza stampa di presentazione, a sancirne il fallimento è il Camping River, insediamento di via Tiberina aggiunto successivamente tra i "villaggi" da chiudere. Lo smantellamento era previsto per settembre, ma al momento le azioni messe in campo dal Comune non hanno consentito alle famiglie di trovare alternative alloggiative. Dormono ancora tutti, o quasi, nelle baracche di lamiera. 

L'estate calda della giunta 

Incendi, siccità, sgomberi e occupazioni, nuove scosse in giunta e l'Atac da risanare. Sono i mesi estivi i più tosti per l'amministrazione grillina. Le emergenze non danno tregua e scoperchiano problemi vecchi e nuovi. Si parte con l'allerta idrica. Non piove da giorni, Roma rischia il razionamento dell'acqua, e il lago di Bracciano è sceso ai minimi storici per le captazioni straordinarie effettuate da Acea. Il braccio di ferro tra Comune e Regione va avanti settimane, con la sindaca nella scomoda posizione da un lato di difesa della multiutiliy capitolina, di cui è il socio di maggioranza, dall'altro di presidente del consorzio Lago di Bracciano in quanto sindaco della Città metropolitana. E con il presidente Nicola Zingaretti in "guerra" contro Acea a colpi di ordinanze emesse per fermare i prelievi, dannosi per l'ecosistema lacustre. 

Uno scontro estivo che ha tenuto campo su tutti i giornali per settimane, insieme all'emergenza roghi, la lunga serie di incendi che ha distrutto in un mese la pineta di Castel Fusano. Il via vai di elicotteri e canadair è ben impresso nella memoria dei romani. Raggi chiede aiuto al Governo, affannandosi per rendere conto ai cittadini degli interventi posti in essere dal Campidoglio. E nel fiume di comunicazioni c'è spazio anche per le polemiche da tastiera. Il selfie "poetico" della prima cittadina - pineta devastata sullo sfondo e sguardo perso all'orizzonte - finisce sulla graticola del web.

E' agosto e le urgenze non sono finite. Il 19 all'alba decine di mezzi pesanti, blindati, volanti, circondano piazza Indipendenza a pochi metri dalla stazione Termini. La storica occupazione di via Curtatone 3, in piedi dal 2013, viene sgomberata. E dopo giorni di trattative per sistemare le famiglie, il 24 agosto la polizia in tenuta antisommossa disperde i rifugiati che dormivano sulle aiuole con cariche e idranti. Immagini forti che fanno il giro dei media, portando alla ribalta nazionale il disagio abitativo che permane da anni nella Capitale. E scoperchiando l'assenza di programmi e azioni sul tema messi in campo dalla giunta Raggi. 

Il mondo delle occupazioni diventa l'urgenza da affrontare e il piano sgomberi, che ha in lista gli stabili di via Carlo Felice 69 e via del Policlinico 137, è una spada di Damocle ancora pendente. Intanto la sindaca Raggi ha fatto la sua dichiarazione di guerra: "Non dovranno essere tollerate nuove occupazioni", lasciando inutilizzati i fondi stanziati dalla regione Lazio con una delibera del 2014 e diretti anche agli occupanti. E poi c'è il capitolo case popolari, con le sue lista d'attesa infinite (10.500 assegnatari), che l'amministrazione ha deciso di sbloccare lanciando a fine anno l'operazione "scroccopoli", finalizzata a 'liberare' gli alloggi occupati senza titolo e a far scorrere le graduatorie. Troppo poco forse, per un'emergenza, quella abitativa, dalle mille facce e voci da ascoltare.  

L'addio di Mazzillo e il nodo Atac

A coronare un'estate nera, l'addio dell'assessore al Bilancio Andrea Mazzillo e l'ennesimo rimpasto di giunta. L'ex esponente democratico, terzo assessore ai conti capitolini della consiliatura, paga le critiche rivolte alla gestione "Milano centrica" del Campidoglio in un'intervista rilasciata sulle colonne della Repubblica, le frizioni con Massimo Colomban, assessore alle partecipate, e il disaccordo sulla ricetta per salvare Atac: il concordato preventivo. "Chi critica è fuori". Raggi è chiara. Al posto di Mazzillo arrivano due donne per le deleghe a casa e lavori pubblici, Rosalba Castiglione e Margherita Gatta, entrambe provenienti dai meetup grillini, e Gianni Lemmetti al bilancio. E a settembre, con il placet della Casaleggio e associati, l'ipotesi del concordato diventa realtà. 

Sommersa da quasi 1 miliardo e quattrocento milioni di debiti, Atac è sull'orlo del fallimento e le ricadute su una rete di trasporti al limite del funzionante sono quotidiane. Disagi e disservizi rendono gli spostamenti dei romani un incubo giornaliero. Il 18 settembre la richiesta di avvio del concordato preventivo arrivo sulle scrivanie del Tribunale. L'azienda ha tempo fino al 26 gennaio per consegnare un piano di risanamento che soddisfi, almeno in parte, le richieste dei creditori. Nel frattempo è stato siglato l'accordo con parte dei sindacati (Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl) che ha dato il via a una serie di misure per incrementare la produttività, prima tra tutte l'aumento delle ore di lavoro da 37 a 39. Restano sulle barricate le sigle contrarie alle nuove direttive: Usb, Faisa Confail e Orsa. 

Sicurezza e periferie

A tenere banco tutto l'anno nella lista delle piaghe da curare ci sono le periferie e lo stato di perenne abbandono lamentato da cittadini, opposizione, comitati di quartiere, realtà civiche che hanno fatto del fai da te una regola di sopravvivenza. Ci sono i 18 milioni di euro stanziati dal Governo centrale per l'attuazione del progetto "De.Si.Re. - Decoro, Sicurezza, Resilienza nella periferia romana", destinati dalla giunta Raggi a un ricco elenco di opere da realizzare sui territori: la riqualificazione dell'edificio Ex Gil di Ostia, tre interventi a Corviale, uno a San Basilio, in piazza San Cleto e un progetto di promozione per la Mobilità dolce nelle scuole. Ma parliamo del futuro. Il presente è fatto di quartieri in continua protesta per gli scarsi servizi e l'illegalità diffusa. Lo sa bene la Commissione d'inchiesta parlamentare sulle periferie, che ha studiato a fondo il quadro romano. 

In cima alle emergenze delle "banlieu" capitoline ci sono i roghi tossici, continui fumi sprigionati soprattutto nelle zone dei campi rom e insediamenti abusivi. Da una parte il Governo promette di intervenire "come nella terra dei fuochi campana", con l'aiuto dell'Esercito e l'incremento di forze dell'ordine, il Campidoglio stanzia fondi per l'installazione di telecamere, "una quindicina per ogni municipio", come annunciato da Raggi durante una conferenza stampa interamente dedicati ai quartieri fuori dal centro. Anche qui siamo agli annunci. I romani attendono i risultati.

Il buon Natale tra i rifiuti

Ma è l'emergenza delle emergenze a chiudere l'anno, e non proprio in bellezza. Anche il 2017, termina con montagne di sacchetti di "monnezza" sotto l'albero. Le rassicurazione dell'assessore Pinuccia Montanari - "il Natale sarà tranquillo" - son servite a poco. Il ciclo dei rifiuti, complice l'aumento di imballaggi e scarti alimentari dei giorni di festa, si mostra ancora un a volta in tutte le sue fragilità. A fine anno è partito il nuovo modello di raccolta nel X, nel VI municipio e al Ghetto, con punti di raccolta mobili e sacchetti "intelligenti" dotati di microchip che traccia le quantità dei rifiuti. L'intervento fa parte del piano rifiuti annunciato dall'amministrazione, tutto puntato sulla differenziata da portare al 70 per cento entro il 2021, estendendo il porta a porta a tutta la città, con specifiche legate alla conformazione dei quartieri, e su impianti di compostaggio. Un sogno che ancora non tiene alla prova del presente.  

Oggi Roma non ha impianti di smaltimento dell'indifferenziata e deve rivolgersi altrove. Il contratto con l'Austria è scaduto in autunno e la Toscana ha detto stop al conferimento. In questi giorni il tentativo di bussare alla porta dell'Emilia Romagna e la possibilità di dover utilizzare l'inceneritore del sindaco ex grillino Federico Pizzarotti, impianto odiatissimo dalle frange ambientaliste del Movimento. E che al primo cittadino è costata la "scomunica". In parallelo c'è il problema dei mezzi Ama, guasti al 50 per cento (il bando di gara per il noleggio è andato deserto), e l'affidamento di alcuni servizi di porta a porta ai privati, con annessa mobilitazione dei sindacati. Un sistema quello romano che va in affanno al primo intoppo da quando ha chiuso la discarica di Malagrotta. Basta un guasto minimo a un impianto Tmb di Ama a mandare in tilt il ciclo. Sarà la grande sfida del 2018: una Capitale finalmente pulita.  

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