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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Giorno della Memoria, Raggi commossa: "Ricordare è il solo antidoto all'oblio"

Oggi le celebrazioni in Campidoglio con gli studenti delle scuole romane e i racconti dei sopravvissuti allo sterminio di Auschwitz

"Il giorno della Memoria è un'ulteriore tappa nel cammino che abbiamo iniziato mesi fa, un percorso del ricordo che abbiamo voluto iniziare quest'anno affinchè non sia solo qualcosa che studiamo sui libri di storia ma un qualcosa che viviamo dentro di noi e che è parte di noi". Così la sindaca Raggi, arrivando nella sala della Protomoteca del Campidoglio per la celebrazione del Giorno della Memoria insieme agli studenti delle scuole di Roma. Presente insieme al vicesindaco con delega alla Memoria, Luca Bergamo e all'assessore alla Scuola, Laura Baldassarre, la prima cittadina ha salutato e abbracciato i sopravvissuti Sami Modiano, Piero Terracina e la moglie di Shlomo Venezia, scomparso recentemente, prima di raggiungere gli altri relatori, tra i quali la presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello e il presidente della Fondazione Museo della Shoah, Mario Venezia. 

Per la sindaca "ricordare significa rendere omaggio a tutti gli uomini, donne e bambini torturati e uccisi nei campi di sterminio e ricordare e ringraziare chi si è opposto e chi è riuscito a sopravvivere e ogni anno rivive quelle ferite per farci capire e raccontarci tutto quello che è successo. Ricordare - ha concluso Raggi - è l'antidoto più forte contro l'oblio e l'indifferenza e lo strumento più importante per tracciare una nuova strada".

Poi la parola è passata ai sopravvissuti e ai loro ricordi. Raggi, ascoltando i racconti, non è riuscita a trattenere le lacrime. "Ho visto cose che nessuno dovrebbe vedere. Io ero un ragazzo di 13 anni. Quando ce l'hai fatta ti chiedi perchè, come è possibile uscire vivi dall'inferno. Allora ti chiudi nel silenzio, cerchi di dimenticare ma non puoi: questi occhi hanno visto morire, è impossibile da cancellare" ha raccontato Sami Modiano. "Pensavo che non sarei stato creduto - ha aggiunto - ma 11 anni fa grazie al mio amico Piero Terracina ho fatto l'esperienza di tornare ad Auschwitz, un dolore enorme. Ogni passo aveva un significato, sentivo le parole di mio padre e vedevo i gesti di mia sorella. Ogni tanto mi giravo e vedevo che nelle mie lacrime c'erano anche le lacrime degli studenti. Questo mi ha risvegliato, questo mi ha dato un impulso, è stata la scintilla, mi ha fatto capire "perché io". Allora ho giurato di continuare e non fermarmi mai, il Padreterno mi aveva scelto. Questa nuova generazione mi dà la spinta a continuare. Io da 11 anni a questa parte sono l'uomo più felice del mondo, quando me ne andrò via ci saranno loro a parlare al posto mio". 

GLI EVENTI PER LA SETTIMANA DELLA MEMORIA

Come ha raccontato poi Piero Terracina, "io e Sami abbiamo avuto la fortuna di passare la selezione, noi non dovevamo stare nel lager, dovevamo andare direttamente nella camera a gas. Quando ci salutavamo la sera non era una certezza ma una speranza. Birkenau era la fabbrica della morte, si entrava solo per morire. Invece il 27 gennaio aprii la porta della baracca e vidi un soldato che non era un tedesco, e mi fece cenno di rientrare subito. Annunciai ai miei amici che erano arrivati i sovietici. Non ci fu nessuno che disse una parola. Come si poteva gioire? Il campo era pieno dei corpi di quelli che non ce l'avevano fatta. Mi sono trovato a 17 anni solo e disperato. Ebbi la grande fortuna di aver ritrovato gli amici, i miei cugini che mi protessero e ho ricominciato a vivere. Ora ci dedichiamo alla testimonianza nei confronti dei giovani. Ogni volta che lo facciamo proviamo dolore- ha concluso Terracina- ma sentiamo il dovere di farlo perchè il nostro passato non deve tornare. Ci sono sempre delle minoranze a rischio, vanno protette e non vessate. Questo è il mio messaggio per il futuro". 

(Fonte Agenzia Dire)

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