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Fondi Pdl, la Cassazione ha deciso: Franco Fiorito resta in carcere

Resterà ancora detenuto a Regina Coeli l'ex capogruppo del Pdl al Consiglio regionale del Lazio Franco Fiorito. Respinti i ricorsi

La Sesta Sezione Penale della Cassazione ha deciso: Franco Fiorito deve restare in carcere. La Cassazione ha confermato l'ordinanza del tribunale del riesame di Roma con la quale era stata convalidata la custodia cautelare in carcere disposta dal gip di Roma il primo ottobre 2012. Confermato anche il sequestro preventivo dei beni.

Sono stati respinti, infatti, dai Supremi giudici i due ricorsi presentati dai legali di Fiorito, Carlo Taormina e Enrico Pavia, che avevano impugnato sia la decisione del Tribunale del Riesame di Roma (del 9 ottobre 2012) confermativa dell'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip romano il primo ottobre 2012, sia il sequestro preventivo dei beni, disposto sempre dal giudice per le indagini preliminari. L'accusa, per Fiorito, è quella di essersi appropriato di un milione 380 mila euro circa di soldi del suo gruppo consiliare.

Proprio per questo era stato disposto il sequestro preventivo di alcuni beni acquistati, secondo l'accusa , con quei soldi, come la villa al Circeo, sette conto correnti aperti in Italia, quattro aperti all'estero e anche, tra l'altro, una Jeep acquistata durante l'emergenza neve a Roma dell'anno scorso. E' proprio sulla qualificazione del reato che i legali di Fiorito hanno fatto ricorso. All'ex capogruppo, infatti, è stato contestato il reato di peculato, secondo gli avvocati, invece, si tratterebbe di appropriazione indebita. Un'accusa per la quale non si sarebbe potuta applicare la custodia cautelare in carcere e il sequestro preventivo. Questo perché, sostengono gli avvocati di Fiorito, i gruppi consiliari regionali "sono assimilabili a partiti politici cui va riconosciuta la qualità di soggetti privati".


Lo stesso pg della Cassazione, Alfredo Viola, ieri mattina nell'udienza tenutasi a porte chiuse si era pronunciato per il rigetto dei ricorsi. Gli avvocati di Fiorito, Carlo Taormina ed Enrico Pavia, avevano impugnato le ordinanze di sequestro e di custodia cautelare chiedendo una riqualificazione del reato attribuito a Fiorito. Secondo la difesa, infatti, non si tratterebbe di peculato ma di una presunta appropriazione indebita.

Non così per la Cassazione che dopo quasi quattro ore di camera di consiglio ha confermato il carcere e il sequestro dei beni (tra i quali la villa al Circeo, una jeep acquistata durante l'emergenza neve a Roma dell'anno scorso e sette conti correnti italiani e quattro all'estero).
 

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