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Le “regine” del G8 stregano Roma

Protagonista indiscussa Michelle Obama che si fa attendere per il pranzo in Campidoglio, ma solo per motivi di sicurezza. Alemanno offre loro il pranzo preparato dal cuoco Heinz Beck. Ecco la cronaca della giornata

In mezzo c’è sempre la copia della statua equestre di Marco Aurelio, ma ieri la Piazza del Campidoglio sembrava la Croisette di Cannes. Tappeto rosso, il padrone di casa che accoglie le ospiti assieme alla consorte, i fotografi accalcati sotto gli archi del Palazzo dei Conservatori.

Sul palcoscenico disegnato da Michelangelo sfilano le first ladies del G8, mogli dei potenti della terra venuti in Italia per discutere i destini del pianeta. Loro, le consorti, sono state invitate a pranzo in Campidoglio. Un pasto tutto al femminile, tant’è che l’unico “first husband”, il marito di Frau Merkel, è l’escluso eccellente della giornata.

Il sindaco Alemanno porta con sé l’immancabile fascia tricolore, la moglie, Isabella Rauti, indossa un vestito nero con giacca beige. Ad arrivare per prime sono le due ministre che fanno da guida alle first ladies, Mara Carfagna e Maristella Gelmini. La Carfagna sfila sul tappeto rosso, sorride, consapevole della solennità dell’evento. Le giornaliste si interrogano sulla tipologia del suo abito. Alla fine il verdetto è: chemisier nero, con tacco alto. La Gelmini esce dall’auto blu qualche minuto dopo, tubino nero e filo di perle bianche. Tutti aspettano Michelle Obama, l’hanno vista scendere dall’aereo presidenziale in tenuta gialla e non vedono l’ora di squadrarla da vicino.

Arriva Margarita Zavala, “mujer” del presidente messicano Felipe Calderòn, poi si affaccia una chioma castano chiaro e tutti si girano: è Filippa Reinfeldt, moglie del premier svedese, presidente di turno della Ue. Anche lei opta, come tante, per un vestito scuro, con sciarpa celeste. Il nero domina, forse il precedente incontro con il papa ha influito sulla scelta del guardaroba.

C’è anche Gursharan Kaur,  moglie del premier indiano Singh, con l’abito tradizionale, un sari blu. A seguire, Sizakele Khumalo: è lei la prescelta tra le cinque mogli del presidente sudafricano Zuma. Ha la stazza di una cantante Gospel e un grande cappello nero con piume.

Carla Bruni-Sarkozy ha dato forfait, volerà direttamente in Abruzzo. Così l’attesa per Mrs. Obama, unica vera star dell’evento, cresce in maniera spasmodica. Scende dall’auto Laureen Harper, moglie del premier canadese, poi Chikako Aso, consorte del primo ministro giapponese, e Margherita Barroso first lady di Mr. Commissione Ue. Infine, Sarah Macaulay, gonna blu, rossa e bianca, ma soprattutto sposa del primo ministro britannico, Gordon Brown.

I fotografi si diradano, quello che prima era un timore diventa una certezza: Michelle Obama non passerà sul tappeto rosso, è già all’interno del Palazzo dei Conservatori, ma è entrata da un ingresso secondario. “Ha deciso così la sicurezza americana”, dirà più tardi Gianni Alemanno. Mentre i giornalisti se ne vanno, le first ladies affrontano il duplice “impegno”: il pranzo sulla Terrazza Caffarelli e la visita ai Musei Capitolini.

Attorno alla tavola preparata da Heinz Beck, il cuoco del celebre ristorante “La Pergola” dell’Hotel Hilton, sono in quattordici, tutte rigorosamente donne. Menù differenziato per la first lady indiana, solo verdure, e per Mrs Barroso. Le consorti gustano astice, fagottelli, filetto di triglia, annaffiati da un Bianco di San Vincenzo. Poi, dopo la foto di gruppo, la visita all’Esedra di Marco Aurelio, quella vera, originale, traccia della Roma che fu.
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