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Caso Fiorito, i giudici: “Ingordo ingrassatore con propensione criminale”

Rifiutata l'istanza di scarcerazione di Fiorito, le motivazioni: "Ha assecondato i propri sfizi e capricci approfittando della propria alta funzione"

Franco Fiorito resta in carcere: a decretarlo sono i giudici del riesame chiamati a pronunciarsi sulla richiesta di scarcerazione presentata dagli avvocati Carlo Taormina e Enrico Pavia. I giudici, nelle motivazioni al rigetto dell'istanza, presentano una sequela di considerazioni sull'ex capogruppo Pdl in regione presentandolo come un “Un personaggio dalla debordante propensione criminale – che - irriderebbe eventuali prescrizioni diverse."

Sembrano chiudersi a lungo, dunque, le porte del carcere per Franco Fiorito che dopo lo scandalo dei fondi del Pdl e l'accusa di peculato è già in carcere da giorni.

I giudici, respingendo la richiesta di scarcerazione, spiegano  che solo la detenzione in carcere "permettere di recidere gli innumerevoli contatti intrattenuti da Fiorito sia con i correi che con soggetti parimenti compiacenti, con i quali nel caso di arresti domiciliari od obbligo di firma "potrebbe interferire, come già fatto, nel processo di genuina formazione della prova o mantenere la struttura di potere da lui stesso costituita".

Ma non basta perché Fiorito “ha assecondato i propri sfizi e capricci approfittando della propria alta funzione si è comportato uti dominus nei confronti di denaro di cui aveva il possesso in ragione del suo ufficio impiegandolo per la soddisfazione di spese spesso di natura voluttuaria.”

Infine, ricorda il Riesame, ha "trasferito a proprio favore, senza lecita causa, dal gruppo consiliare del Pdl, la complessiva somma di un milione e 357 mila euro". Quindi motivazioni vengono ricordate le varie "spese pazze" compiute da Fiorito negli ultimi due anni tra cui l'acquisto di una Jeep e di un Suv e le vacanze da sogno come i sei giorni (dal 15 al 21 agosto del 2011) trascorsi in un albergo a Positano: 4 mila e 700 per la camera e prima colazione.
 

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