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La Fiera di Roma è salva ma il Comune non partecipa

Regione e Camera di Commercio hanno approvato un aumento di capitale di 13 milioni di euro. Il Campidoglio, invece, non ha messo la sua quota. Fallimento evitato ma il futuro dell'ente resta incerto

Fumata bianca per la ricapitalizzazione di Fiera di Roma. Ma senza il Campidoglio. L'assemblea dei soci di Investimenti spa, società che la gestisce, ha apprivato un aumento di capitale da 13 milioni di euro per l'ente che gestisce i padiglioni lungo l'autostrada per Fiumicino. Sul tavolo, però, sono arrivate solo le quote di Regione (3 milioni di euro circa) e Camera di Commercio (circa 10 milioni). Il Comune di Roma, per la terza volta di seguito, non si è presentato all'appuntamento di ieri, frutto di un precedente slittamento richiesto proprio dall'amministrazione capitolina.

La Fiera, almeno per il momento, è salva: il prossimo 9 novembre verrà chiuso il concordato preventivo e Investimenti spa, per evitare il fallimento, potrà garantire il pagamento di quanto promesso ai fornitori. "Siamo estremamente soddisfatti" le parole del presidente di Investimenti Spa, Luca Voglino, e l'amministratore unico di Fiera Roma, Pietro Piccinetti. "Siamo sicuri che sia stata profondamente compresa l'importanza strategica della Fiera per l'economia del territorio". "La decisione di oggi è molto importante" dice il presidente della Camera di commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti "perché consente di avere ancora un'offerta turistico-congressuale da parte della nostra città". 

Il fallimento è stato evitato ma la rottura con il Comune di Roma si è ormai consumata. Tagliavanti non ha mancato di sottolinearlo ufficialmente. Il ringraziamento della Camera di Commercio alla Regione non viene esteso anche alla sindaca Virginia Raggi "visto che, per la terza volta consecutiva, l'amministrazione comunale ha scelto di non prendere parte all'Assemblea dei soci neanche con un suo delegato. Un'assenza che lascia pochi dubbi sull'interesse di questa amministrazione verso un asset strategico per lo sviluppo economico della nostra città".

Il sottile braccio di ferro dei giorni scorsi ha prodotto il risultato di ieri. Il via libera alla quota di Palazzo Senatorio era già atteso all'assemblea dei soci della scorsa settimana, ma il Comune ha deciso di non presentarsi e di chiedere, tramite e-mail, lo slittamento al 3 novembre. Gli assessori capitolini alla Riorganizzazione delle Partecipate, Massimo Colomban e al Bilancio Andrea Mazzillo hanno dettato, mezzo stampa, le loro condizioni per l'aumento di capitale: piano di ristrutturazione industriale e ritiro del ricorso al Tar contro il Campidoglio. "Il piano c'è ed è stato inviato in tempo ai soci", avevano risposto via de' Burrò, che sulla questione Tar ha avvertito che "la Camera di commercio di Roma ritiene corretto di dover acquisire le valutazioni del giudice amministrativo (relativo alla valorizzazione dei padiglioni dell'area dell'ex Fiera, ndr)". Nella mattinata di ieri, l'assessore Mazzillo aveva però affermato: "Abbiamo un incontro in assemblea proprio per parlare di questo. C'è un'interrogazione. Insomma, l'attività è fervente" le sue parole. "Se andremo all'assemblea di oggi? L'attività la stiamo portando avanti, non c'è problema".

Il fallimento è stato evitato ma i problemi della Fiera non sono finiti. I 13 milioni di euro permettono di scongiurare il fallimento e tamponare i debiti della società verso i fornitori, ma resta aperto il capitolo più pesante: quello dei debiti verso Unicredit. Una voragine da 180 milioni di euro che Fiera Roma avrebbe dovuto pagare con la vendita dei vecchi padiglioni sulla Cristoforo Colombo. Per questo motivo la delibera licenziata dall'assessore all'Urbanistica Paolo Berdini che ha tagliato le cubature edificabili nell'area ha aumentato la tensione con il Comune di Roma facendo scattare anche un ricorso al Tar. Per recuperare il mancato introito, la nuova Fiera di Roma potrebbe dover dire addio a otto dei suoi 14 padiglioni. La decisione, che dovrebbe già essere inserita nel nuovo Piano industriale, ridimensionerebbe le attività della Fiera. I sei padiglioni restanti non potrebbero infatti contenere eventi internazionali come Esc, il congresso dei cardiologi che ha visto anche la presenza di Papa Francesco, ma anche Maker Faire e Romics. 

Di tutt'altra natura la posizione della Regione Lazio: "L’assessore regionale allo Sviluppo Economico e Attività Produttive, Guido Fabiani, oggi, in rappresentanza della Regione Lazio, ha partecipato all’assemblea di Investimenti Spa, con il mandato di approvare l’aumento di capitale richiesto dal management della società. La luce verde della Regione è arrivata a seguito dell’approvazione, avvenuta ieri in Giunta, di una delibera con la quale si autorizza la partecipazione all’aumento di capitale e si dà disposizione alla controllata Lazio Innova Spa di fare lo stesso. In tutto la somma a carico della Regione è di 3.050.871,83 euro" continua la nota. "La Regione, con questa decisione, non si sottrae alle proprie responsabilità di socio e non lascia nulla di intentato per il salvataggio e il rilancio di una realtà fondamentale per la vita economica di Roma e di tutto il territorio regionale come Fiera di Roma”. Il futuro della Fiera resta in bilico. 

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