Fendi, la crisi di centralinisti e vigilantes: "Nel palazzo del lusso lavoratori pagati 4 euro l'ora"
Al Colosseo Quadrato quindici i dipendenti di una ditta esterna che lavora per la prestigiosa griffe licenziati e riassunti da nuova società. I Cobas: "E' interposizione di manodopera"
La crisi in uno dei palazzi del lusso di Roma. E' quella che investe i lavoratori dei servizi di sicurezza e centralino della sede di Fendi nel Palazzo della Civiltà Italiana.
Circa quindici i dipendenti di una ditta esterna che si sono visti recapitare la lettera di licenziamento per poi essere riassunti sempre da una società appaltatrice "a condizioni salariali peggiori e con modalità operative fuori dalla norma in materia di orari, sicurezza sul lavoro e modalità di comunicazione delle turnazioni". A denunciarlo Francesco Iacovone, sindacalista del Cobas nazionale.
"Siamo al paradosso: le multinazionali del lusso, che non risentono affatto dei morsi della crisi, appaltano il lavoro all'esterno e scrollano le spalle davanti a palesi ribassi salariali e violazioni normative, finanche in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro".
La denuncia della moglie del vigilantes: "A mio marito 4 euro l'ora"
Appena 4 euro l'ora la paga dei vigilantes a tutela di beni e merce venduta a cifre da capogiro. Così la denuncia della moglie di uno dei sorveglianti, incinta del terzo figlio, ha smosso le acque: "Sono la moglie di uno degli addetti alla sicurezza del Colosseo Quadrato, la sede di Fendi. Mio marito prima percepiva 5.30€ l'ora adesso, con il 'cambio di appalto', - denuncia la donna ai piedi della scalinata - prende 4.30€. Ditemi se questo si può fare, noi abbiamo già due figli e questo - sottolinea in video indicando il 'pancione' - è il terzo".
I Cobas: "Inaccettabile appalto a ribasso"
Una logica dell'appalto al massimo ribasso, con buste paga sempre più leggere, contro la quale si scaglia il Cobas nazionale.
"In questo caso c'è di più, i lavoratori rispondono direttamente alle richieste dirette della società appaltante, e quindi di fatto, a nostro avviso, siamo di fronte ad un appalto illecito di manodopera, considerando che gli operatori hanno lavorato per anni alle dirette dipendenze del personale Fendi. L'ostentazione del lusso in faccia a questi lavoratori poveri è inaccettabile".
La causa dei Cobas contro Fendi: "E' interposizione di manodopera"
Da qui la battaglia del sindacato che ha dato mandato al proprio studio legale di intentare causa contro la presunta "interposizione di manodopera".
"Ci prepariamo a manifestare davanti ai negozi Fendi, che cosa costerebbe alla multinazionale del lusso assumere direttamente quei quindici lavoratori in difficoltà?" - si chiede Iacovone.
"La dignità non dovrebbe essere al servizio dei ricchi che si possono permettere quel tipo di shopping".