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"Il Family Day è un messaggio alla politica: basta decidere sulla pelle della famiglia"

Contro unioni civili e adozioni delle coppie gay, mamme e papà con figli al seguito sono pronti a invadere il Circo Massimo. Romatoday ha intervistato il presidente del comitato organizzatore, Massimo Gandolfini

Al termine dell'ultimo Family Day del giugno scorso avevano annunciato in pompa magna: “Siamo un milione”. E ora, a una decina di giorni dell'appuntamento del 30 gennaio, rilanciano: “Abbiamo ricevuto troppe adesioni, ci serve il Circo Massimo”. E così, mamme e papà con figli al seguito da tutta Italia, sono pronti a tornare a Roma in difesa della famiglia, contro unioni civili e adozioni per coppie omosessuali. Romatoday ha intervistato il Presidente del Comitato Difendiamo i Nostri Figli, Massimo Gandolfini.  

Torna il Family Day. Dopo la manifestazione di giugno, perché avete deciso di organizzare questo secondo appuntamento?

Mi permetto di precisare una cosa. La manifestazione che si terrà sabato 30 gennaio è la terza, considerando anche l'evento che avvenne nel 2007. Tutto questo per rubare una battuta al rabbino Di Segni che in occasione della visita di Papa Francesco alla Sinagoga di Roma, la terza per un Pontefice, ha ricordato che per la cultura ebraica quando un atto viene ripetuto tre volte diventa consuetudine. Ecco, anche noi speriamo che questo appuntamento diventi una consuetudine in sostegno delle famiglie italiane. 

Chi ci sarà al Circo Massimo sabato 30 gennaio e con quali idee?

Sarà un raduno di famiglie. Parlo di gente comune, mamme e papà con i passeggini, figli, nipoti e nonni. Gente accomunata dal desiderio di far sentire la propria voce perché oggi la politica sta decidendo, molte volte con un'eco di interesse lobbistico, sulla struttura della famiglia e sul futuro dei bambini. Eppure la gente che vive in prima persona questa condizione non viene ascoltata. La politica va avanti con arroganza nonostante i sondaggi dicano che la grande maggioranza delle persone è contraria alle adozioni per le coppie omosessuali. È questo che vogliamo contrastare. La gente che verrà al Circo Massimo non vuole essere presa in giro, vuole essere ascoltata e vuole porre un argine a una deriva che rischia di trasformare l'antropologia stessa. 

Il messaggio, quindi, è rivolto al mondo della politica?

Certamente. Vogliamo dire a gran voce che la famiglia e i bambini non si toccano. Vogliamo affermare che i bambini hanno il diritto di avere un papà e una mamma, che non sono una merce che si compra all'estero con la fecondazione eterologa o che si ottiene con un utero in affitto. Un altro messaggio che vogliamo trasmettere è ribadire che la famiglia è formata da un papà e una mamma con possibilità di procreazione. La società naturale fondata sul matrimonio va ribadita, tutelata e confermata. Tutte le altre forme di legame affettivo tra le persone, anche dello stesso sesso, non hanno nulla a che fare con la famiglia. Sono un istituto civile diverso. 

Il ministro Galletti ha annunciato che manifesterà con voi. Avete già ricevuto anche altre adesioni dal mondo della politica?

Sappiamo che ci saranno decine e decine di politici. Non abbiamo elaborato però nessuna lista di accreditamento perché vogliamo evitare di stilare i nomi dei 'buoni' e dei 'cattivi'. Ma sappiamo che ci saranno politici, sindaci, vescovi, sacerdoti e anche ministri di altre religioni. Vorrei ricordare anche questo aspetto: anche se naturalmente la piazza del Family Day sarà a maggioranza cattolica non può essere etichettata solo in questo modo. Ci saranno ortodossi, evangelici, pentecostali e anche islamici. Su questi temi infatti c'è una comunione trasversale sia dal punto di vista religioso che politico. Tutti scandalizzati da come sta lavorando la politica che non ascolta i cittadini per favorire invece lobby e potentati economici che stanno tentando di imporre questa strada anche in Italia. 

Una precisazione. Quando parla di lobby, a chi si riferisce?

La lobby del mondo gay. Non si capisce perché per sistemare la condizione di qualche migliaio di cittadini debba essere stravolta la cultura secolare dell'Italia.

La manifestazione ha nel mirino le unioni civili e le adozioni tra coppie dello stesso sesso. Perché sentire il bisogno di scendere in piazza contro un aspetto che riguarda scelte individuali, importanti, nella vita delle persone?  

A questo riguardo serve una precisazione. La scelta individuale riguarda le persone che decidono di portare avanti un determinato tipo di rapporto, come le unioni civili. Quando quest'ultima diventa una nuova istituzione e viene paragonata al matrimonio acquista invece una valenza politica. A questo punto non si tratta più di una scelta privata ma ha una ricaduta sociale che, secondo noi, investe l'intero Paese. Non abbiamo niente da obiettare se vengono concessi dei diritti civili alle coppie, la nostra opposizione nasce nella misura in cui le unioni civili scimmiottano il matrimonio.  

Con un comunicato avete annunciato che da piazza San Giovanni vi sposterete al Circo Massimo per le troppe adesioni ricevute. Qualche altro particolare sull'organizzazione dell'evento?

In un primo momento avevamo pensato ad un corteo. Ma saremo tantissimi e lo svolgimento logistico si sarebbe potuto rivelare complicato. Così abbiamo optato per una manifestazione statica e, sempre perché ci aspettiamo un maggiore afflusso di persone rispetto a giugno, abbiamo deciso di spostare l'evento al Circo Massimo. La manifestazione inizierà alle 14. Visto il freddo e la stagione prevediamo che terminerà intorno alle 16.30. Ci sarà un palco dal quale parleranno alcuni relatori tra cui i 14 membri costituenti del comitato Difendiamo i nostri figli. Ricordo che la manifestazione si svolgerà in autofinanziamento, senza sponsor né aiuti economici da parte di alcuna realtà. Un aspetto che la dice lunga sulla volontà di farsi sentire e sul sacrificio che faranno le famiglie che decideranno di raggiungere Roma. Bisognerebbe togliersi il cappello di fronte al gesto di queste persone: non affronteranno il viaggio per un tornaconto personale, per chiedere aumenti agli stipendi o vertenze di questo genere, ma per portare avanti la battaglia per fortificare la famiglia.

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