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Fratelli d'Italia, Rampelli silenzia i malumori: "Risultati strabilianti. I non eletti ringrazino Pirozzi"

Così il capogruppo alla Camera di FdI. Ma è polemica interna contro i vertici del partito

Il voto alle regionali su Roma? "Conferma il primato di Fdi sulla Lega", tutto merito "di un partito radicato sul territorio, accessibile e credibile". Il deus ex machina di Fratelli d'Italia Fabio Rampelli tira le somme dei risultati elettorali nel Lazio. Un bilancio oltremodo roseo quello del leader, capogruppo del partito alla Camera, che loda i suoi senza sè e senza ma, prendendo come dato chiave dell'analisi la percentuale di consenso raggiunta nel comune di Roma: 9,53% e 109mila 762 voti, contro l'8,50% della Lega che invece di voti ne ha raccolti 97mila 985. 

Da qui, gli elogi: "Il partito guidato da Giorgia Meloni mantiene questo primato su Roma città - si legge in una lunga nota stampa - anche grazie al rispetto e alla fiducia di cui gode tra sindacati, associazioni di categoria e comitati di quartiere, incontrati uno per uno negli anni e in campagna elettorale". Ed è così che "alle regionali si sono registrati risultati strabilianti". Un racconto che però stride con il quadro generale emerso a seggi scrutinati. La percentuale del comune di Roma è l'unica che vede gli ex An avanti (di un punto) alla lega di Matteo Salvini, che invece è in testa ovunque: a livello regionale e provinciale. Senza contare i numeri delle politiche, dove il Carroccio ha fatto il pieno di voti anche a Roma, con risultati a doppia cifra in tutte le periferie (e in quattro collegi sopra FdI). 

Insomma, Rampelli è l'unico a gioire, almeno stando ai malumori interni emersi in queste ore nelle file di eletti e non eletti. Il salto in avanti della Lega nella regione dove il partito di Giorgia Meloni ha sempre potuto contare su un grosso seguito, sta seminando rabbia e delusione tra i 'patrioti'. "I candidati di Fdi tutti, quelli eletti e quelli che non ce l’hanno fatta, si sono dimostrati di grande levatura" ha detto Rampelli, nel tentativo di rinfrancare gli animi. Ma in diversi ce l'hanno con i vertici ("quale sarebbe stato in questi mesi il contributo di Giorgia Meloni? Rampelli è chiuso nelle sue dinamiche di corrente") rei di aver gestito male la campagna elettorale e di non aver valorizzato a sufficienza quei consiglieri "di grande levatura", unici a garantire con decine di migliaia di voti un risultato comunque dignitoso, ma da solo insufficiente a superare la Lega. Che ha eletto tre consiglieri, esattamente quanti Fratelli d'Italia, ma grazie al carisma del leader più che al lavoro su un territorio dove i leghisti, di fatto, sono poco più che sconosciuti. Esattamente quello che è mancato a Fratelli d'Italia. 

Basti pensare che il primo dei salviniani in regione, Daniele Giannini, è entrato con 4346 preferenze: meno della metà del primo dei non eletti in FdI Paolo Della Rocca, escluso con ben 10741 voti, e molto al di sotto delle 8375 preferenze di Fabrizio Santori, delle 7822 di Flavia Cerquoni, delle 5788 di Giovanni Quarzo e ancora delle 5402 di Micol Grasselli. Tutti rimasti fuori, ma per Rampelli "penalizzati solo dalla mancata vittoria di Parisi". Perché se è vero, e il leader lo ammette, che "FdI avrebbe potuto esprimere sei consiglieri regionali", la colpa è di altri. "Dobbiamo ringraziare Sergio 'Perdozzi' e i suoi mentori se la Regione è rimasta al Pd". Uno scarico di responsabilità che non ha fatto altro che peggiorare gli umori dei più, tra chi pensa di lasciare e chi si siederà a guardare un crollo del partito locale dato per certo: "Tempo qualche mese e gli si smonta tra le mani anche quel poco che è ancora in piedi".

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