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Estate romana, sit-in in Campidoglio contro il bando: "Sarà lotta dura"

In piazza i partecipanti al bando della storica rassegna culturale: "L'amministrazione ha dato un colpo di grazia alle speranze di avere una politica culturale organica"

Sono scesi in piazza contro la gestione del bando dell'estate romana e chiedono, più in generale, una politica culturale “organica e coerente”. Proteste in Campidoglio da parte degli operatori del mondo della cultura che hanno partecipato al bando della storica iniziativa estiva. “Vogliamo un assessore che sia un vero punto di riferimento. E vogliamo politiche culturali serie. Altrimenti sarà lotta dura" fanno sapere.

In piazza, in particolare, sono scesi i lavoratori di diverse realtà legate allo spettacolo, dal teatro Cometa, al Roma jazz festival, fino al teatro de' Servi, all'associazione 'All'ombra del Colosseo', al teatro Testaccio, al teatro Ghione e tanti altri ancora. "Con la pubblicazione delle graduatorie dei bandi comunali relativi alle manifestazioni storiche” denunciano “l'amministrazione ha dato un colpo di grazia alle residue speranze di avere una politica culturale organica e coerente. La mancanza di prospettive e programmazione ha reso la vita durissima a tutti coloro che operano nel nostro settore, dimenticando che la cultura è uno dei motori dell'economia cittadina" continuano.

Intanto tra le mozioni in discussione in Aula Giulio Cesare anche quella che porta la firma di Micaela Di Biase in cui si chiede lo stanziamento di fondi aggiuntivi per il bando in questione.

Nel pomeriggio il Pd romano ha però difeso il lavoro dell'ex assessore Barca. "Quest'anno per la prima volta dopo svariati anni, il bando dell'Estate romana è stato totalmente rivisto. È stato un bando riscritto con l'intento di aumentare la trasparenza nell'assegnazione delle risorse, per promuovere i giovani talenti, l'innovazione, l'interdisciplinarietà e la relazione con i territori, soprattutto con le periferie” si legge in una nota di Giulia Urso, responsabile Cultura del Pd di Roma.. “Il tutto per essere più conformi a un modello europeo. Scardinare abitudini decennali ha prodotto una sollevazione da parte di chi ormai era incanalato a creare eventi culturali diventati presidio di parecchie zone della città" continua.

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