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Casa, Zingaretti: "Riserveremo una quota di alloggi popolari per le famiglie in emergenza"

Il governatore ha annunciato un emendamento nel Collegato che andrà in discussione a gennaio

“La Regione Lazio sta lavorando a un emendamento al prossimo Collegato per consentire ai comuni del Lazio di poter riservare una quota del proprio patrimonio immobiliare di edilizia residenziale pubblica per fronteggiare l'emergenza abitativa”. Ad annunciarlo questa mattina è il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che aggiunge: si tratta di “un provvedimento già presente in altre regioni italiane, che vogliamo estendere anche al Lazio per aiutare le amministrazioni locali a fornire risposte adeguate al diritto all'abitare. E’ importante affrontare con urgenza, e soprattutto con provvedimenti mirati e concreti,  il tema dell’emergenza abitativa”.

L’ipotesi a cui si sta lavorando è stata messa nero su bianco in un ordine del giorno approvato da cinque consiglieri di centro sinistra più M5S nel corso della discussione della legge di Bilancio: riservare a famiglie in disagio abitativo una quota del 10 per cento di alloggi popolari, anche se non in possesso di tutti i requisiti per l’accesso ad un alloggio di edilizia residenziale pubblica. Primo tra tutti la residenza, che dal 2014, così come previsto dal Piano Casa dell’ex governo Renzi, non può più essere richiesta da quanti vivono in immobili occupati. A questo 10 per cento si aggiunge un altro 25 previsto dal regolamento regionale 27 del 2000 che all’articolo 13 permette ai Comuni di “riservare una aliquota non superiore al venticinque per cento degli alloggi da assegnare sulla base del bando generale, a nuclei familiari che si trovino in specifiche documentate situazioni di emergenza abitativa”.

Un primo tentativo di approvare una misura simile è avvenuto nel corso della discussione della legge di Bilancio, approvata sabato scorso. Era stata inserita in un articolo della legge, ritirato in commissione di fronte allo sbarramento dell’opposizione di destra. E anche l’ipotesi di presentare un emendamento di giunta nel corso della successiva discussione in Aula, che ha visto una presidio costante dei movimenti per il diritto all’abitare e dei sindacati degli inquilini (Asia Usb e Unione Inquilini), è sfumato.

Oggi però Zingaretti ha confermato la volontà di proseguire su quella strada. L’impegno per il governatore e il suo assessore alle Politiche Abitative, Massimiliano Valeriani, a provvedere entro il 31 gennaio 2020 a trovare “soluzioni per fronteggiare le situazioni straordinarie di emergenza abitativa che affliggono il nostro territorio” è stato messo nero su bianco con un ordine del giorno sostenuto non solo da Pd e dalla lista civica Zingaretti ma anche dal Movimento cinque stelle. Il documento è infatti stato firmato da Marta Bonafoni (Lista Civica Zingaretti); Paolo Ciani (Centro solidale per Zingaretti); Alessandro Capriccioli (+ Europa Radicali); Eugenio Patané (Pd) e Marco Cacciatore (M5S).

Il quadro in cui si inserisce questo provvedimento è quello del piano sgomberi per le occupazioni della Capitale al tavolo del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, richiamato anche nel testo dell’ordine del giorno. L’ultima operazione delle forze dell’ordine, quella dell’ex scuola di via di Cardinal Capranica il 15 luglio scorso, era avvenuta senza soluzioni abitative per le famiglie residenti, che ancora oggi vivono in costosi centri di accoglienza o in altre occupazioni della città. Con il cambio di governo, dalla maggioranza Lega-M5S a una Pd-M5S, si è tornati a far valere la linea in base alla quale prima si trovano le alternative e poi si procede a ‘svuotare’ le occupazioni, senza arrivare ad uno sgombero vero e proprio.

In cima alla lista ci sono gli ex uffici di viale del Caravaggio, abitati da circa 120 famiglie per un totale di oltre 300 persone. In oltre quattro mesi di incontri in Prefettura tra Comune e Regione, però, le soluzioni abitative portate al tavolo della prefetta Gerarda Pantaleone scarseggiano. Il Comune di Roma si è sempre posto di traverso rispetto a un’assegnazione ‘in riserva’ di alloggi popolari preferendo continuare sulla strada del sostegno all’affitto che però non sta funzionando. Dall’altro lato, invece, la pressione a far proseguire il piano sgomberi è forte. Solo per gli stabili di viale del Caravaggio, di proprietà di una società della famiglia Armellini, sul ministero dell’Interno pesa una richiesta di risarcimento per mancato sgombero da oltre 10 milioni di euro. Per superare lo stallo senza fronteggiare l’ennesimo sgombero senza alternative, che non siano costosi centri di accoglienza, serve un piano. 

Nel documento c’è anche un secondo impegno che i consiglieri chiedono di assumere alla giunta regionale: “Avviare, nelle more dell'approvazione di una riforma complessiva della legge regionale 12/99 (quella che regola le assegnazioni delle case popolari, ndr), da completare entro e non oltre l'anno 2020, una regolarizzazione che risponda alle esigenze di emergenza abitativa del territorio”. Il riferimento è alle centinaia di famiglie che oggi vivono senza titolo nelle case popolari e che versano in condizioni di disagio economico tale da non potersi affittare una casa a libero mercato. Negli ultimi mesi sono molte quelle che sono state sgomberate o hanno rischiato di esserlo.

“Ci aspettavamo un’approvazione della misura già nella legge di Bilancio, soprattutto per la funzione che ha rispetto alle minacce di sgombero sia degli stabili occupati sia delle case popolari abitate senza titolo”, commenta Paolo Di Vetta dei Movimenti per il diritto all’abitare. “La disponibilità a inserire questo strumento nel collegato sembra però importante e possiamo dire che sia frutto della mobilitazione messa in campo nei giorni scorsi". Per il 15 gennaio è stata convocata un’assemblea pubblica presso il teatro Mongiovino a Garbatella "al quale hanno dato la disponibilità a partecipare sia l’assessore Valeriani sia i consiglieri di maggioranza e dei 5 Stelle”.
 

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