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Emergenza abitativa, "toppe" e polemiche: così Roma per un anno è rimasta immobile

Botta e risposta tra Comune e Regione. Soldi e numeri dell'emergenza abitativa che fanno dire che quanto successo a piazza Indipendenza si poteva evitare

L'emergenza accoglienza che si fonde con quella abitativa. Il botta e risposta tra Comune e Regione e un corteo dei Movimenti per l'abitare che racconta dell'esasperazione per un problema che resta sul tavolo. Lo sgombero di via Curtatone e i fatti di piazza Indipendenza hanno acceso i fari su un problema sino ad oggi sottovalutato in quest'anno di amministrazione Raggi. Le parole della sindaca di ieri, e ancora prima quelle del capo della Polizia Franco Gabrielli, hanno aperto un fronte su ciò che il Comune non ha fatto sul tema casa.

C'è da fare un passo indietro rispetto alle dichiarazioni della Raggi. Per la precisione al 2014, quando la Regione Lazio, con la delibera 18, stanzia 197 milioni per l'emergenza abitativa a Roma. Al Comune c'era Marino. Tra questi fondi una parte serve per "sciogliere" alcune storiche occupazioni della Capitale, permettendo l'ingresso nelle graduatorie agli occupanti. Una delibera che suscitò polemiche e il cui recepimento, complice lo scoppio di Mafia Capitale e l'addio di Marino, è arrivato solo con Tronca. E' la delibera comunale 50 che contiene un censimento delle occupazioni, per i cui occupanti utilizzare le risorse economiche messe a disposizione dalla Regione. Tra le occupazioni nominate nell'atto di Tronca c'è anche via Curtatone. In pratica con quei soldi si può dare una risposta abitativa alternativa agli occupanti che saranno sgomberati. 

Questa storia si riallaccia con i fatti di oggi, una settimana fa, quando viene portato a termine lo sgombero. Il Comune è assente e solo due giorni dopo inizierà un censimento, giustificandosi, attraverso comunicato, con gli ostacoli posti dagli occupanti. Le parole e la posizione del Comune sono state però in buona parte smentite, già prima delle parole della Raggi. Lo sgombero era previsto da tempo e nel corso delle varie riunioni tenutesi il Campidoglio a trazione grillina non ha mai fornito alternative. Solo durante una riunione ad inizio agosto l'assessora al patrimonio e alle politiche abitative, Rosalia Alba Castiglione, avrebbe dato disponibilità ad ospitare gli sgomberati in strutture capitoline. In sostanza: al di là del numero delle persone da assistere, non c'era la volontà di dar seguito a quella delibera.

E veniamo al rimpallo di responsabilità di ieri. La Raggi ha in sintesi detto: "Noi abbiamo fatto il nostro, altri no". Tra gli altri soprattutto la Regione, la cui replica è arrivata in tempi strettissimi e fa riferimento proprio a quei fondi previsti nella delibera 50. Si legge nella nota: 

"Il 31 maggio la Regione Lazio ha firmato la delibera per lo stanziamento mediamente convenzione al Comune di Roma di 40 mln di euro, parte di un investimento più ampio, pari a 161 mln di euro, per l'emergenza abitativa. Il 6 giugno mediante PEC Roma Capitale è stata messa a conoscenza di tale disponibilità con la richiesta di sottoscrivere o modificare la convenzione. Da quella data la Regione Lazio non ha avuto alcuna risposta da parte di Roma capitale".

Il Comune ha contro replicato, esponendo il piano per l'emergenza abitativa. Attenzione. Un piano, che non è ancora realtà. Cosa ne sarà dei 40 milioni? Spiega il Campidoglio

"I 40 milioni stanziati dalla giunta regionale del Lazio rappresentano una delle varie fonti di finanziamento del piano. L’obiettivo è fornire assistenza a circa 6.000 famiglie entro il 2019.   Si tratta di un risultato raggiungibile con una serie di strumenti diversificati, che prevedono un sostegno economico per la locazione sul mercato privato o l’assegnazione di nuove abitazioni: Buono casa e sostegno fragilità: 1.400 famiglie; Scorrimento graduatorie Erp: 1.200 assegnazioni; Frazionamenti immobili Erp: 1.200 alloggi; Contributo all’affitto: 1.000 nuclei familiari; Nuove abitazioni: acquisizione di 600 unità; autorecupero: 400 alloggi; beni sequestrati e confiscati alla criminalità: 300 abitazioni. Il piano, già approvato e operativo, anche il nuovo Servizio di assistenza e sostegno socio alloggiativo temporaneo (Sassat) per il diritto all’abitare delle persone in condizione di fragilità sociale. La sua attivazione è legata all’attuazione del Piano generale assistenziale alternativo ai Caat (Centri di assistenza alloggiativa temporanea) e si fonda sull’impiego economico dei risparmi derivanti proprio dalla loro chiusura, che ammontano a 12 milioni di euro già disponibili. Viene, inoltre, istituita una Cabina di regia con i Dipartimenti coinvolti e i Municipi interessati si occuperà dell’attuazione e del monitoraggio del Piano. Grande attenzione sarà rivolta alla possibilità di utilizzare immobili del patrimonio disponibile e indisponibile di Roma Capitale e beni confiscati alla criminalità: entro il 30 ottobre 2017 si dovrà predisporre una mappatura degli immobili, con le stime economiche degli interventi manutentivi necessari a renderli abitabili".

Per capirne di più abbiamo sentito Massimo Pasquini di Unione Inquilini che con Andrea Mazzillo, fino ad un mese fa possessore della delega alla Casa, ha avuto un'interlocuzione: "Il comunicato del Campidoglio riporta le intenzioni e le idee di Mazzillo, ma manca di concretezza", spiega Pasquini. "E' assente una postazione di bilancio che supporti un tale programma. Belle parole, non c'è dubbio ma nessuna concretezza". Inoltre Pasquini si sofferma sulle 1200 assegnazioni "che non si capisce se siano annuali o in quattro anni. Se fossero 300 assegnazioni l'anno non sarebbe nulla di nuovo rispetto a quanto già avviene".  Ed anche sull'onda di questi giorni caldi Pasquini rilancia e sfida la Raggi: "Su questo sfidiamo la Sindaca ad un confronto che ha sempre rifiutato con i sindacati inquilini con una superbia che non si è coniugata fino ad oggi con la capacità di affrontare i problemi dei precari della casa. Ora la Sindaca ci fornisce solo un libro dei sogni. La realtà è da un'altra parte".

Pasquini però non è tenero neanche con la Regione e con la sua delibera: "La Regione è rimasta ferma ad una delibera sull'emergenza abitativa che come da sempre detto dall'Unione inquilini è  di difficile applicazione. Se alla delibera sull'emergenza non segue un piano straordinario restiamo nell'ambito dell'emergenza e alle toppe parziali, senza affrontare questione abitativa con le azioni e i finanziamenti necessari. Dalla Regione fino ad oggi non abbiamo visto politiche abitative ma solo pannicelli caldi ad effetto placebo".


 

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