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Politica

Piani di zona, la battaglia delle affrancazioni arriva in Parlamento

Pd e M5S presentano emendamenti alle leggi di bilancio e decreto fiscale in Camera e Senato. Fdi una proposta di legge

Dopo oltre un anno di proteste, convegni e riunioni, più o meno pubbliche, la battaglia sui prezzi di vendita delle case realizzate in edilizia agevolata e vendute a prezzi di mercato è sbarcato in parlamento. Pd e M5S hanno presentato emendamenti sia al decreto fiscale in discussione in commissione Finanze in Senato sia alla legge di Bilancio alla Camera. Fdi ha invece depositato una proposta di legge. Documenti che presentano diversità ma accomunati dal tentativo di disinnescare i contenziosi generati tra acquirenti e compratori nelle compravendite di alloggi vincolati da convenzioni a prezzi ‘ribassati’ ma vendute a valori di mercato. 

La battaglia dei prezzi

Case costruite su terreni di proprietà comunale, concessi in diritto di superficie per 99 anni, e con finanziamenti pubblici erogati dalle regioni, e per questo destinate a particolari categorie sociali, sono state realizzate in tutta Italia ma è a Roma che il fenomeno coinvolge circa 250 mila appartamenti, un terzo del totale realizzato in tutto il Paese. La problematica è scoppiata nel settembre del 2015 quando le Sezioni unite della Cassazione emettono una sentenza (la numero 18135) che stabilisce che il valore calmierato di queste case segue l’immobile e non si è quindi esaurito con la compravendita. 

Valanga di ricorsi

È così che migliaia di famiglie si sono ritrovate proprietarie di case pagate a prezzi di mercato ma dal reale valore ‘ribassato’. Gli acquirenti hanno iniziato a fare causa ai venditori, chiedendo indietro differenze che arrivano ad ammontare anche a 300 mila euro. Molti venditori, che in moltissimi casi hanno già impegnato la differenza incassata anni prima nell’acquisto di nuove case, sono stati condannati a restituire la differenze, con il rischio di vedersi pignorare la casa.

Affrancazione e trasformazione

Nel 2011 la legge 106 ha introdotto l'affrancazione: pagando una somma all’amministrazione capitolina il bene viene ‘liberato’ dall’immobile. Non solo. Tra le possibilità concesse dalla legge, in alcuni specifici casi, e dietro versamento di un’ulteriore somma, è possibile anche la cosiddetta ‘trasformazione’ dal diritto di superficie alla piena proprietà. La vicenda ha travolto il Campidoglio. In particolare gli uffici del dipartimento Urbanistica investiti da migliaia di richieste di affrancazione tanto che recentemente la maggioranza pentastellata in Aula Giulio Cesare, non senza una battaglia con le opposizioni di centrosinistra e di centrodestra, ha approvato una delibera per determinare con più chiarezza le procedure di calcolo. 

L'emendamento del Pd

L’emendamento presentato dai deputati del Pd Roberto Morassut, Claudio Mancini e Luciano Nobili, e dai senatori Bruno Astorre, Annamaria Parente e Leonardo Grimani, viene proprio da questa battaglia in Consiglio e dal lavoro dell’Unione dei comitati dei piani di zona della Capitale. Da un lato documento modifica le modalità di calcolo di affrancazioni e trasformazioni, che di fatto vengono riviste al ribasso e riparametrate ai valori di mercato, e rende le trasformazioni, oggi possibili in 14 piani di zona, automatiche in base al criterio del ‘silenzio-assenso’. Dall’altro introduce un comma contenente ‘Disposizioni straordinarie in materia di violazione della disciplina sul prezzo massimo di cessione’ ovvero le compravendite oggi oggetto di contenzioso. La legge che si va a modificare è numero 448 del 23 dicembre 1998 ai commi dal 45 al 50 bis dell'art. 31.

Non si punta più sull’affrancazione ma sulla trasformazione. In altre parole: non si punta alla sola ‘liberazione’ dai vincoli di prezzo ma alla piena proprietà. La somma per questa operazione potrà essere versata “da chiunque abbia interesse, così da permettere “entro 120 giorni” ai venditori di sanare la differenza di prezzo oggetto di contenzioso. Se questo non avviene i proprietari possono chiedere al Comune di affrancare sottraendo la differenza di prezzo versata anni prima agli acquirenti. Spetta all’amministrazione, in seguito alle dovute verifiche, la facoltà di rivalersi sui venditori chiedendo “un importo fino a due volte il corrispettivo di trasformazione”. L’iter andrà concluso entro 120 giorni altrimenti, anche in questo caso, varrà la regola del silenzio assenso. 

“Il testo presentato è frutto di un lavoro portato avanti dai comitati dei piani di zona di Roma” spiega il deputato Pd Roberto Morassut. “In seguito ad un confronto sugli aspetti formali dell’emendamento, abbiamo deciso di sostenere il loro lavoro senza modificarlo. Mi auguro di trovare una convergenza trasversale con altre forze politiche”. 

"Il Pd Roma ha lavorato in questi giorni con i deputati e i senatori romani per elaborare gli emendamenti a livello nazionale sul tema affrancazioni e piani di zona", ha spiegato a RomaToday Yuri Trombetti responsabile casa Pd Roma. "Il Pd inoltre ha presentato un pacchetto casa completo che prevede anche rifinanziamento del contributo all'affitto e del mutuo agevolato per le giovani coppie e per chi è in difficoltà e l'abolizione dell'obbligo di pagamento dell'imu per le Ater regionale".

“Abbiamo preferito puntare sulla trasformazione perché l’affrancazione rimuove il prezzo massimo di cessione ma mantiene tutti gli altri vincoli, compreso quello che è possibile rivendere solo a famiglie con determinati requisiti” spiega a Romatoday Gian Luca Riparbelli, presidente dell’Unione dei comitati dei piani di zona da Roma.  Più in generale, l’emendamento “oltre a dare certezza al cittadino che può acquisire in via definitiva il diritto di piena proprietà della propria abitazione e quantificarne il corrispettivo, ribadendo il principio della scadenza automatica di tutti i vincoli vigenti alla scadenza della convenzione, offre una soluzione ai contenzioni grazie anche all’intervento diretto delle amministrazioni comunali”. 

L'emendamento Cinque Stelle

Autore dell’emendamento a marchio Cinque Stelle è il senatore Emiliano Fesu. Anche in questo caso si punta a consentire a quanti hanno già venduto di poter eliminare ex post sia il prezzo massimo di cessione sia di ottenere il raggiungimento della piena proprietà. I vincoli, si legge nel documento, “possono essere rimossi dopo che siano trascorsi almeno cinque anni dalla data del primo trasferimento […] da chiunque vi abbia interesse, anche se non più titolare di diritti reali sul bene immobile” con effetto “anche sui contratti stipulati prima dell’entrata in vigore della presente legge”. Verranno applicate eventuali riduzioni legate alla durata residua del vincolo. 

La proposta di legge Fdi

Fdi ha preferito puntare su una proposta di legge, depositata alla Camera dalla deputata Giorgia Meloni e al Senato da Marco Marsilio e Giovanbattista Fazzolari, seguendo una traccia simile agli altri provvedimenti avanzati, punta a permettere agli originari venditori di sanare condizioni di compravendite avvenute anni prima “versando una penale pari al 15 per cento del valore del diritto di affrancazione”. Nel provvedimento rientrano anche quelle compravendite con procedimento giudiziari in corso. Non solo. Anche i venditori che hanno già restituito la differenza tra il prezzo vincolato e quello a cui è stato effettivamente ceduto l’appartamento hanno diritto a chiedere indietro questa somma “previo pagamento dell'importo del diritto di affrancazione”. 

“Come ci eravamo impegnati a fare durante la lunga battaglia che abbiamo condotto a livello capitolino” il commento di Andrea De Priamo, capogruppo di FdI in Campidoglio “abbiamo presentato questa legge che se approvata risolverebbe i contenziosi in atto e solleverebbe migliaia di famiglie da pesanti ripercussioni. Auspichiamo che la maggioranza di governo tenga conto di questa proposta ed intervenga al più presto sulla materia che necessita di una riorganizzazione complessiva”. 

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