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Regionali Lazio 2018

Regionali 2018, oltre la guerra dei numeri: tutti i motivi della sconfitta di Lombardi

Da un possibile 'effetto Raggi' alla corsa di Sergio Pirozzi

Forse per non rovinare il volto splendente delle Cinque Stelle di Luigi Di Maio, a sconfitta ormai certificata, Roberta Lombardi ha deciso di annullare il punto stampa annunciato con ripetuti ritardi. "Faremo un post breve" fa sapere poco dopo le otto di sera il suo staff. Lombardi non si affaccia nemmeno nella sala allestita all'hotel H10 a Ostiense, la stessa dove poco meno di due anni fa la sindaca Virginia Raggi annunciò trionfante di aver conquistato Roma. Eppure è proprio in questo confronto che oggi, per qualcuno, si trova una delle chiavi di lettura della sua sconfitta. Una sorta di 'effetto Raggi': il risultato di Roberta Lombardi è stato indebolito dal difficile governo della capitale. 

Rottura con la base

I numeri sul territorio romano danno un Movimento cinque stelle in calo in tutti i municipi, con punte particolari in quelli che negli ultimi mesi hanno vissuto burrascose esperienze nei miniparlamenti. Non solo. Tra i motivi della sconfitta, Lombardi sconta anche un'evidente rottura che i 'portavoce' capitolini hanno consumato con una parte della base romana in fibrillazione per mesi, soprattutto attorno alla vicenda dello stadio. "Lombardi non mi rappresenta" le parole rilasciate a Romatoday alla consigliera del Movimento cinque stelle Cristina Grancio nella sede del ribelle 'tavolo dell'Urbanistica' di via Tirone. Sempre nella capitale, la deputata ha perso anche un pezzetto di voti che lei stessa aveva contribuito a portare a Virginia Raggi: quello di una parte del mondo della sinistra di base che si è poi scontrato con alcune politiche del governo grillino, in particolare quelle relative alla casa e alle occupazioni. 

Politiche e regionali, voto 'disgiunto'

Nella base raccolta attorno alla sindaca però preferiscono vederci una sconfitta personale per la deputata ortodossa. Virginia Raggi posta una foto in cui è abbracciata a Luigi Di Maio e su Twitter scrive: "I cittadini hanno scelto il cambiamento. Dopo Roma un'Italia a 5 Stelle". Anche qui sono i numeri a provare a dare un senso alla realtà: il Movimento cinque stelle nella regione ha preso meno del movimento nazionale in campo con Luigi Di Maio. 991.298 voti contro i 557.498 raccolti dalla lista pentastellata in regione. 

"Problemi con il simbolo"

La performance della deputata è andata meglio e restringe questa forbice: la candidata presidente ha preso 832.820 voti, 275.322 preferenze in più. "Siamo stati penalizzati" la spiegazione di Devid Porrello, consigliere uscente al quale Lombardi aveva promesso la poltrona da vicesindaco, l'unico ad aver affrontato per tutto il pomeriggio i giornalisti nella sala stampa. "In Regione ci sono due simboli da presentare, uno vicino alla lista e uno vicino al candidato presidente, e noi questi simboli li abbiamo uguali: se l'elettore barra il simbolo del presidente il voto va solo a lui e non alla lista, si deve barrare due volte". Lombardi si è comunque fermata ad un 27,20 per cento, sensibilmente dietro anche al candidato del centrodestra, Stefano Parisi, che aveva sempre dato per spacciato. La lista si è fermata al 22,32 per cento. E nella capitale va peggio: 26,44 per cento per la candidata presidente mentre la lista per uno 0,01 per cento non arriva al 22. 

Pirozzi toglie voti

Il boom grillino, insomma, in una regione che si è mossa  in contro tendenza rispetto al quadro nazionale non è stato trainante per Lombardi. La sua corsa alle regionali ha dovuto far fronte non solo alla rimonta del presidente Nicola Zingaretti nella capitale ma anche al consenso raccolto in alcune province dal centrodestra che nella circoscrizione Lazio 2 ha sforato il 40 per cento dei consensi staccando di oltre 5 punti il Movimento cinque stelle. Una tendenza che, nei territori di Viterbo, Frosinone e Latina, è stata confermata anche al voto regionale. C'è poi la lista di Sergio Pirozzi, che ha collezionato il 4,94 per cento, orientata a destra, ha pescato il voto tra gli scontenti. L'ostinazione elettorale del sindaco di Amatrice è stata fatale per Stefano Parisi, ma ha rosicchiato consensi anche a Roberta Lombardi che negli ultimi mesi aveva guardato con sempre maggior interesse agli elettori orientati a destra. La deputata pentastellata coglie però un "risultato molto importante: abbiamo incrementato i consensi territoriali rispetto al 2013 e per questo possiamo ritenerci soddisfatti". 

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