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Regionali Lazio 2013

Storace vuole riprendersi il Lazio. "Il centrodestra mi sostenga"

"Zingaretti? E' come Monti e poi non vi è già bastato lo spettacolo di Marrazzo?". E sul programma: "Ripartiamo dal 2005"

Francesco Storace vuole la sua rivincita e, in attesa che il centrodestra tutto gli offra ufficialmente una possibilità, decide di prendersela da solo candidandosi apertamente alla presidenza della Regione Lazio. Lo fa al Teatro Olimpico, di fronte ad oltre 1500 persone, con un discorso di un'ora il cui leitmotiv è "riprenderemo da dove eravamo rimasti".

DAL 2005 AD OGGI - Era il 2005 e, nel pieno della campagna elettorale l'allora governatore uscente, venne travolto dal LazioGate. Le urne premiarono, anche per questo, Marrazzo e lui si  'accontentò'  del ministero della Salute prima e di svariate altre cariche poi. Sette anni dopo la magistratura ha sancito la non sussistenza del fatto e Storace, complice anche le dimissioni della Polverini, chiede apertamente di potersi riprendere il Lazio, di poter riprendere le fila di cinque anni di governo, quelli dal 2000 al 2005, dei quali oggi ha rivendicato i risultati: “dalla sanità (ospedali aperti e riforme messe in cantiere), disoccupazione portata dal 12% al 7%  ed un'economia vicina a poter competere con quella della Lombardia”.

LA DISCESA IN CAMPO - Storace usa parole nette, lanciando un messaggio che disegna un quadro piuttosto chiaro: 'La Destra' c'è ed ha il suo candidato. Il Pdl e il resto del centrodestra, non avendo trovato dei 'fuoriclasse' in grado di metterci la faccia, lo appoggi.  Detto con il virgolettato di Storace: "O c'é in giro un gigante del consenso che ancora non si è manifestato, oppure tocca a noi. Io non ho timore di annunciare qui la mia ricandidatura a presidente della Regione Lazio. Al centrodestra dico: da domani sostenetemi. Se avete uno più bravo di noi, bene - ha aggiunto - Altrimenti venite con noi, salite su questo convoglio e andiamo a vincere".

NON SPACCHIAMO IL CENTRODESTRA - Parole nette che però, come lui stesso specifica, non rappresentano un tirare per la giacchetta Berlusconi: "Perché devo forzare il presidente Berlusconi? Io ho avuto oggi il via libera da migliaia di persone qui in questo grande Teatro Olimpico. Noi non spaccheremo il centrodestra, ma a 55 giorni dal deposito delle liste non si può più esitare".

POLVERINI - E Renata Polverini? L'ex alleata, data come alternativa principale a Storace per la Pisana, è nei pensieri del leader de La Destra che la ricorda così: "A lei voglio mandare da qui un saluto deferente e di amicizia che non muta per le avversità del tempo che viviamo. E' una combattente a cui tutti devono rispetto, con la lealtà che caratterizza gli uomini e le donne di destra”.

ZINGARETTI COME MONTI – E il nemico Zingaretti? Storace lo attacca duramente: “Non me ne voglia, ma lui è solo il prestanome della politica del presidente del Consiglio che se ne va. Lo dimostrano le sue gaffes sul caso Bondi, il robot senz'anima chiamato a devastare la sanità laziale con la nomina a commissario concessagli dal suo capotecnico Monti”.

“La  battaglia per una sanità che rassicuri i cittadini" – continua Storace - “non può essere affidata a chi non ne capisce nulla. Non può essere gestita come il trasporto bus disabili  della Provincia di Roma. L'unica prova di governo di Zingaretti è in un ente che va allo scioglimento. E' stato europarlamentare, beato lui: non so se nemmeno ha mai conosciuto l'onore della fatica. Ma glielo chiederemo poi, se ha mai lavorato in vita sua. La sinistra scambia la Regione per la fotocopia di  un set cinematografico, puntando per l'alternativa a un comico sul fratello di un attore. Ma non vi è bastato lo spettacolo messo in scena da Piero Marrazzo? Ecco non è proprio il caso di far vincere Nicola Zingaretti”.

LA FASE DUE IMPEDITA DAL LAZIOGATE - Non ha dubbi Storace sul dove ripartire, dalla Sanità e dalle riforme del 2005, quelle che gli furono impedite dal LazioGate: "La salute è un diritto e non un costo. Leggiamo notizie devastanti su Bondi: è sacrosanta la protesta contro i tagli. In campagna elettorale basterà fare una domanda: gli ospedali vanno aperti o chiusi? La sanità pubblica va smantellata o difesa? Il privato va chiuso o utilizzato? Ma la domanda  delle domande è: con tutte le migliaia di posti letto tagliati si è risparmiato un solo euro, visto che il disavanzo rimane e ogni volta chi arriva scopre il buco di chi c'era prima? La stagione dei commissariamenti provoca disastrì. "Ci lascino in pace a risolvere i problemi che ci sono - ha detto ancora - Intendiamo aprire una vertenza seria e si scoprirà che semmai il Lazio, da vent'anni a questa parte, è in credito e non in debito con lo Stato centrale. Non ci metteremo a chiedere più soldi, ma pretenderemo di essere lasciati in pace. Se un processo ingiusto non ci avesse fatto perdere le Regionali, avremmo  completato il nostro lavoro nel secondo mandato con l'attuazione del programma di sanità nel territorio, a partire dalla realizzazione di cento strutture  ambulatoriali per risparmiare sulla spesa ospedaliera. Gli ospedali aperti sono stati un punto d'orgoglio, ora si ripartirà dalle strutture del territorio: in ospedale dovrà andare solo chi non trova cure prima. Infine - ha concluso – mi piacerebbe avere una donna disabile alla direzione generale dell'assessorato alla sanità".

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