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Elezioni Roma 2016

Conferme, rivolte silenziate e melina: così Orfini ha ucciso le primarie nei municipi

Nove le riconferme, non senza veleni. Primarie nel II municipio e nell'VIII, dove oggi Enzo Foschi ha annunciato la sua discesa in campo. Da stabilire il futuro del Tuscolano e del municipio delle Torri

Confermare tutti i presidenti, silenziare le rivolte, prendere tempo dove si puo'. La melina di Orfini sta venendo a capo del caos primarie nei municipi. Ad oggi sono nove le riconferme, due i presidenti che puntano al Campidoglio e ancora tre i nodi da sciogliere. Un quadro giorno dopo giorno più chiaro che sui territori sta lasciando non poche ferite e che molto probabilmente inciderà negativamente sulle affluenze alle primarie per il candidato sindaco. Già perché tra correnti e correntine territoriali tanti sono i delusi, pronti a "farla pagare" al commissario disertando i gazebo, mettendo così a nudo le pecche di una situazione gestita, nonostante le promesse ("faremo le primarie dove serve", ndr), senza aperture agli iscritti e calando dall'alto le decisioni.

Nove, come detto, le riconferme. Si tratta di Sabrina Alfonsi nel I municipio, di Paolo Marchionne a Montesacro, di Emiliano Sciascia al Tiburtino, di Maurizio Veloccia nell'XI, di Cristina Maltese nel XII, di Valerio Barletta a Monte Mario, di Daniele Torquati a Roma Nord, di Giammarco Palmieri al Pigneto-Centocelle e di Andrea Santoro all'Eur. 

Negli ultimi due casi sedate, non senza veleni, delle vere e proprie rivolte interne agli iscritti. Palmieri è finito contestato in un'assemblea pubblica e sfiduciato con una raccolta firme. A salvarlo il giudizio positivo di Orfini e del commissario del Pd nel V municipio Mancuso. Ricomporre i cocci però sarà difficile, per non dire impossibile, e lo stesso commissario municipale ha annunciato epurazioni.

Situazione in parte simile all'Eur. Patrizia Prestipino, dirigente nazionale del partito, aveva raccolto le firme necessarie, secondo statuto, per convocare le primarie. L'orientamento di Orfini però è tutto per la riconferma di Santoro, nonostante le voci che lo volevano in corsa per il Campidoglio. La stessa Prestipino su facebook non ha fatto però mancare il suo commento polemico: "Il Presidente uscente di questo municipio, dopo il 2013, non passerà per la seconda volta dalle primarie. E per la seconda volta gli elettori di centrosinistra di questo municipio non potranno scegliere il loro candidato. Va bene così. È la democrazia, bellezza! Ora, la mia coerenza mi detterà di essere politicamente leale e collaborativa, e io continuerò ad esserlo. Il mio cuore però e la mia coscienza mi spingeranno come sempre tra la mia gente, a parlare dei problemi, infiniti, che questa città ha e di come immaginare insieme di superarli".

Due invece i presidenti che hanno scelto di non ripresentarsi. Nel XIII municipio Valentino Mancinelli ha reso pubbliche le sue ambizioni per il Campidoglio. Da decidere chi prenderà il suo posto. Nel II municipio Gerace, sfiduciato da buona parte della maggioranza, ha deciso di togliere il disturbo. Anche per lui si parla di una candidatura a palazzo Senatorio, ma c'è anche chi ha avanzato l'ipotesi Parlamento. Per prendere il suo posto programmate le primarie. A scontrarsi Francesca Del Bello e Andrea Alemanni, dato da tutti come il favorito.

Primarie anche nell'VIII municipio. L'annuncio nella mattinata di oggi, 22 febbraio. A darlo è stato uno dei papabili, Enzo Foschi che su facebook ha accettato l'invito del partito a scendere in campo. Proprio quello di Garbatella era uno dei nodi ancora aperti. Il partito democratico ha rotto gli indugi, rompendo di fatto con Sel. Stop alla melina in questo caso che continua invece al Tuscolano, dove restano papabili Erica Battaglia, Valeria Vitrotti e Massimo Simeoni. Uno scenario quello che si sta prefigurando che scatenerebbe il "Vietnam" vendoliano in tutti i municipi (come annunciato da Catarci a RomaToday), con conseguenze nefaste per le vittorie sui territori. 

Nodo complesso è invece quello del VI municipio. Scipioni c'è e vuole la riconferma senza passare per le primarie. Orfini e parte del Pd da tempo gli hanno ritirato la fiducia. Difficile, per non dire impossibile, pensare ad una ricandidatura. Lo sa bene Scipioni che, pur convinto e pronto a ripresentarsi con il Pd, ha lavorato ad una exit strategy. Secondo quanto risulta a RomaToday ( l'ipotesi non è stata smentita dal diretto interessato nel corso di un'intervista a noi rilasciata, ndr) il numero uno di viale Cambellotti ha un accordo con Marino. Se l'ex sindaco si ripresenta, Scipioni sarà candidato presidente alle Torri. Un'ipotesi da incubo per il Pd e Orfini che vedrebbe sfumare il municipio. Anche per questo negli ultimi giorni si starebbe pensando ad una marcia indietro, concedendo a Scipioni la possibilità di ricandidarsi. L'uscita di Morassut e le accuse all'attuale amministrazione municipale vanno lette come un pressing, ulteriore, su Orfini che anche qui ha così deciso per la melina. I nomi, nel caso si decidesse in coerenza con la sfiducia espressa in questi mesi, sono due. Si tratta di due ex consiglieri comunali, Dario Nanni, favorito, e Svetlana Celli, figlia di Giuseppe Celli ex presidente del municipio delle Torri, nonchè consigliere in Regione Lazio, nome che conta sul territorio, capace di muovere di molti voti. 

A scompaginare il quadro potrebbero essere le primarie a sindaco. In caso di bassa affluenza tutto e tutti (Orfini compreso) finirebbero in discussione e i giochi si riaprirebbero ovunque.
 

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