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Elezioni Roma 2016

Guzzanti: "Con me in Campidoglio tornano i gladiatori al Colosseo"

Il capolista di Rete Liberale, a sostegno di Alfio Marchini, a RomaToday: "Prendiamo i tanti giovani teatranti diplomati e senza lavoro e offriamo loro un lavoro guidato con criteri spettacolari e culturali"

Vuole il Campidoglio e non lo considera una involuzione, anzi. Da liberale ha in mente una rivoluzione utilizzando quelli che sono i punti di forza della città. Paolo Guzzanti, 76 anni ad agosto, corre per Rete Liberale, lista che sostiene la candidatura a sindaco di Alfio Marchini. A RomaToday ha spiegato la sua candidatura, il suo programma e la sua visione, tanto dei problemi quanto della prospettiva futura della città eterna. 

Guzzanti, che ci fa un pezzo da novanta della politica nazionale in Campidoglio?

Non sono un pezzo da novanta, ma se lo fossi, ragione di più per dare il meglio nel rifondare Roma. Non abbiamo solo colonne e resti archeologici. Un secolo fa i romani si azzuffavano per strada tra fan di Debussy e e fan di Stravinsky mentre Picasso disegnava scene teatrali per i teatri di Roma e di Parigi. I romani e anche gli italiani hanno perso la memoria di questa recente grandezza. Roma città viva ha bisogno di scrollarsi di dosso la città morta della politica affaristica e della burocrazia che la divora e la  dissangua.

Perché con Alfio Marchini?

Ha molte qualità eccezionali: imprenditore di ottima educazione internazionale ma perfettamente romano, abbraccia un centro destra liberale rifiutando quello populista che vive soltanto di slogan contro l’immigrazione, è abituato come ingegnere a risolvere  i problemi e viene da una famiglia di costruttori con una tradizione repubblicana. Inoltre lo conosco da più di trent’anni e l’ho trovato sempre una persona solida, amabile e determinata.

Che idea si è fatto della frattura del centrodestra qui a Roma? Lei è sempre stato molto critico con Silvio Berlusconi, fino alla rottura con il Pdl. Come pensa si sia comportato in questa fase?
 
In questa fase penso proprio che Berlusconi abbia agito con quell’impulso naturale che in passato gli ha fatto esprimere dei veri colpi di genio sparigliando le alleanze. Lui aveva puntato su Guido Bertolaso, una persona che pure conosco dagli anni Ottanta e di cui ho massima stima. Il fatto che Bertolaso abbia accettato di fare squadra con Marchini è un colpo vincente perché Bertolaso è arrivato a fare cose che nessun altro in Italia è in grado di fare. La frattura è stata con le due destre non liberali: quella della Lega di Salvini e quella della Meloni. Questo tipo di destra ha come suo appeal soltanto il tema dell’immigrazione clandestina, ma si arrabatta quanto al resto. Quella destra non potrà mai, e per fortuna, vincere da sola e governare in Italia. Può aggiungersi a un centro destra liberale che guida la politica e che può dare risposte efficaci anche sul tema dell’immigrazione.

Roma sembra essere entrata in un tunnel senza uscita. Quali sono secondo lei le principali emergenze?
 
La città ha problemi viari insuperabili per la sua struttura secolare e l’ideale sarebbe, secondo me, che la capitale con tutti i suoi ministeri e le camere se ne andasse in zone fuori dal centro perfettamente connesse con porti e aeroporti: una città politica cibernetica perfettamente servita ed efficiente che vuoti cassetti e lasci libere le enormi aree ed edifici da riconvertite in sedi di produzione economica della cultura con strumenti digitali e comunicativi all’altezza del XXI secolo. L'elenco dei problemi di Roma è lunghissimo, non starò qui a ripeterlo. Roma semmai ha bisogno di una vera rivoluzone culturale: essere rieducata all’orgoglio, al piacere e alla libertà. Cioè liberata dei loro contrari: l’umiliazione, la pena e la costrizione. I tunnel hanno sempre una luce in fondo. Bisogna solo stare attenti che non sia un treno che viene in senso contrario.

A chi le responsabilità più grandi?

Le responsabilità sono di tutti e dobbiamo piantarla con lo scaricabarile. Noi romani abbiamo, presi singolarmente, molte colpe. Le ultime amministrazioni di destra e di sinistra non sono state all’altezza. Ma Roma è aggredita da una piovra, che stupidamente è stata chiamata “Mafia Capitale”, e che è il groviglio genetico fra pessima burocrazia, pessima amministrazione, interessi di casta, miopia progettuale. Qui nessuno osa, ha osato.  Manca una visione strategica, manca una Roma dei sogni, manca un progetto che vada al di là delle buche, e dei sampietrini sconnessi sui quali si spaccano i denti i nostri sventurati turisti.

Guzzanti il liberale come vive l'epoca della sharing economy? Puo' essere una risorsa per Roma oppure un ulteriore problema come sostengono i tassisti (contro Uber) o gli albergatori (contro AirBnb) o ancora i ristoratori (contro gli home restaurant)?

La sharing economy è la nuova tappa. I servizi si risolvono condividendo e abbattendo i prezzi. Mi spiace per i tassisti che lottano contro Uber così come i tipografi romani lottarono contro le nuove tecnologie e i nuovi sistemi di servizio che passano per internet. Su taxi, ristorazione e ospitalità il governo di Roma deve dettare legge e farla rispettare, determinare gli standard e farli rispettare ma il periodo delle corporazioni è finito e la maggior parte dei tassisti giovani se ne rende conto.

A Roma la modernità (appunto la sharing economy) sembra essere un problema, ma anche la sua storia e le sue radici sono vissute come qualcosa di scomodo. Come si puo' tutelare e valorizzare la storia della città eterna?

Roma è la più moderna delle città millenarie. Roma produce design, architettura, modernità, cinema, televisione, è vivissima anche se mezzo secolo fa era molto più viva. Io guardo con sospetto e fastidio i “gladiatori” in costume al Colosseo che si fanno fotografare a pagamento. Quella è attrazione turistica all’amatriciana, ma in nuce c’è un’idea: riportare alla vita visibile non soltanto le colonne cadute per mille anni di terremoti, che rimetterei tutte al loro stato verticale, ma l’anima, le molte anime di questa città. I finti gladiatori, come idea, vanno bene. Magari senza l’orologio come le comparse di Fellini e senza masticare la gomma americana. Ma la parte buona della loro inziativa casereccia e ruspante consiste nel dare l’occasione al turista di immaginare in maniera magari primitiva, ma immaaginare e portare a casa un’immagine. 

Quindi con Guzzanti in Campidoglio tornano i centurioni al Colosseo? 

Possiamo fare molto meglio. Vestire centurioni e gladiatori come conviene e organizzare spettacoli di altissima raffinatezza e popolarità allo stesso tempo. E allora: prendiamo i tanti giovani teatranti diplomati e senza lavoro e offriamo loro un lavoro guidato con criteri spettacolari e culturali: vestali che compiano i loro riti sulla via Sacra e nella domus aurea, appuntamenti da vivo con la vita non soltanto del Colosseo, ma dei trionfi e la stessa via quotidiana nella Roma repubblicana e imperiale. Basta con la paura di non toccare nulla del passato sennò facciamo delle “americanate”. Prendiamo il modello inglese. Il British museum recentemente ha esposto un frammento di vita romana di Pompei. Il risultato? cinque milioni di visitatori. Noi potremmo portarne a Roma cinquanta milioni. Roma ha diritto alla felicità e a fornire felicità a chi la visita. Noi dobbiamo riprendere in mano il governo del miglior pezzo unico della storia dell’umanità e rifondarla.
 

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