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Emergenza Casa, #aromaserve: "10mila alloggi a canone sociale e politiche strutturali"

Censimento del patrimonio immobiliare pubblico vuoto o in dismissione. Graduazione degli sfratti. Apertura di un tavolo con il Governo. Intervista a Massimo Pasquini di Unione Inquilini

Smettere di considerare la questione della casa come un'emergenza ma come un nodo strutturale da risolvere. Effettuare nei primi 100 giorni un censimento del patrimionio immobiliare vuoto. Indire dei bandi pubblici anche per l'assegnazione delle case in housing sociale. Aprire un tavolo con il Governo sul tema. Cosa può fare il prossimo sindaco sul tema? Romatoday ne ha parlato con Massimo Pasquini, del sindacato Unione Inquilini.

Come Unione Inquilini avete avanzato una serie di proposte ai candidati a sindaco. L'emergenza abitativa sembra però assente dal dibattito della campagna elettorale. Come affrontarla?

Inizio con una premessa. A Roma come in Italia è fuorviante parlare della questione casa in termini di “emergenza abitativa”. È più un fenomeno strutturale che emergenziale. Non siamo di fronte a calamità improvvise o imprevedibili. Spesso, con la scusa dell’emergenza, si producono interventi parziali che hanno il solo risultato di rinviare i problemi e creare divisioni sociali. L’emergenza conviene ai poteri forti che hanno interesse a riprodurla. Serve un piano strategico per l’abitare che abbia l’obiettivo, per quanto riguarda Roma, di incrementare di almeno 10 mila unità l’offerta di alloggi a canone sociale. Il tutto senza cementificare ulteriormente la città.

Cosa proponete ai candidati a sindaco?

Chiediamo di effettuare nei primi 100 giorni un censimento del patrimonio immobiliare vuoto o in dismissione, attraverso un percorso partecipativo di municipi, comitati di quartiere, sindacati, movimenti, associazioni e singoli cittadini. Un censimento finalizzato alla definizione di un Piano regolatore sull’utilizzo dell’esistente. Contestualmente vanno sospesi i piani regolatori che prevedono la cementificazione del territorio a fini speculativi e di sostegno alla rendita fondiaria. E ancora. Una delibera per progetti di recupero degli immobili pubblici e del demanio, favorito dall'art. 26 dello Sblocca Italia, in particolare il comma 1 bis, emendamento proposto da Unione Inquilini. Infine è necessaria la sospensione delle alienazioni degli immobili realizzati in Erp e il recupero di quelli non utilizzati.

Non solo case popolari. Avete preso in considerazione anche i Piani di zona e l'housing sociale.

Per il primo punto, chiediamo alla prossima amministrazione di vigilare e verificare il rigoroso rispetto delle convenzioni con l’adozione delle adeguate sanzioni in caso di violazione, senza alcuna ipotesi di sanatoria. Per il social housing chiediamo invece l'emanazione di un bando ad hoc, pubblico e trasparente, per le assegnazioni di tali case e delle unità immobiliari del patrimonio comunale, regionale, Anas, Asl, Ipab ed enti simili. Potrebbero partecipare famiglie con reddito superiore all’accesso ai bandi ma inferiore a 50.000 euro. È illogico, infatti, sostenere cooperative e imprese di costruzione attraverso finanziamenti ed altro e poi lasciare a loro decidere chi andrà ad abitare quelle case. Infine un impegno sul rispetto della normativa regionale sulla decadenza: coloro che vengono allontanati dalle case popolari per questioni di reddito devono essere accompagnati verso l'housing sociale.

Quando si parla del disagio abitativo di una città viene subito in mente la piaga degli sfratti. Un fenomeno contro il quale le amministrazioni passate sembra non siano riuscite a mettere in campo alcuno strumento efficace.

Occorre affermare un principio guida dell’azione amministrativa: un nucleo familiare che abbia un reddito tale da avere diritto a una casa popolare, quindi in attesa in graduatoria, non può essere sfrattato senza un intervento pubblico che garantisca preventivamente il passaggio da casa a casa. Questo meccanismo deve valere anche per la giusta chiusura dei residence.

Rivolgendosi ai candidati a sindaco, di quali strumenti si può servire l'amministrazione per dare una risposta?

Prima di tutto andrebbe istituita una commissione di graduazione degli sfratti stilando un elenco delle 'morosità incolpevoli' da inviare al Prefetto. Lo prevede la legge. Poi procedere per il percorso previsto per le morosità incolpevoli di accompagnamento per il passaggio da casa a casa. Un punto va dedicato ai bandi per la morosità incolpevole: vanno rivisti, il modo in cui sono attualmente scritti rende questo tipo di sostegno inaccessibile.

Dallo scandalo di affittopoli, alla situazione non proprio cristallina delle case popolari. Proposte?

Il principio che secondo Unione Inquilini dev'essere affermato è che gli immobili pubblici devono essere assegnati esclusivamente a coloro che hanno redditi tali da avere diritto a una casa popolare e quindi inseriti in graduatoria. Le illegalità relative all'impiego degli immobili pubblici, non c'entrano nulla con le occupazioni per necessità di palazzi vuoti, lasciati colpevolmente al degrado. Per questo chiediamo di fermare gli sgomberi degli immobili occupati e avviare progetti di autorecupero per il riuso a fini abitativi, sociali e culturali. Vanno poi aggiornate le graduatorie comunali, attualmente sono ferme alle domande presentate al 30 giugno 2013. Infine, tolleranza zero verso la compravendita delle case popolari e lotta al canone nero.

Il disagio abitativo è anche un problema infrastrutturale e, come tale, va affrontato anche con il Governo. Crede che il prossimo sindaco si dovrà confrontare anche con questo aspetto?

Roma, capitale d’Italia, può svolgere un ruolo importante nel chiedere una svolta nelle politiche abitative alla Regione e al Governo nazionale. L'amministrazione potrebbe avere un importante ruolo politico di “cerniera”.

Passi concreti?

Aprire un tavolo con il Governo nazionale al fine di richiedere il finanziamento nazionale dell'Erp, eliminare ogni tassazione su tale patrimonio, elevare la tassazione per le proprietà sfitte oltre la terza casa, ripristinare lo strumento del conflitto di interessi per contrastare il canone nero. E ancora. Aprire un tavolo con la Regione al fine di verificare e utilizzare tutti i fondi Gescal ancora disponibili, ovvero trovare risorse del bilancio regionale. Per Unione Inquilini, infine, va modificata anche la cosiddetta delibera regionale: rappresenta un tampone che non risponde alle esigenze immediate. Tra famiglie occupanti, quelle nei residence e quelle nelle graduatorie ci sono almeno 10 mila famiglie mentre le case disponibili saranno 1300. La delibera per noi è inadeguata.  

Ma non è almeno un primo passo? Ponendo uno stop a ulteriore consumo di suolo e puntando sulla rigenerazione traccia un percorso replicabile...

Certo è un primo passo. Ma dev'essere chiaro che la delibera regionale non risponde che ad una parte minoritaria delle famiglie alle quali si rivolge: graduatoria, residence e occupanti. Questo primo passo sarebbe stato credibile se accompagnato dall'avvio contestuale della definizione di un piano ordinario e strutturale che puntasse a dotare Roma di almeno 10.000. alloggi a canone sociale. Di "primi passi", ancorchè positivi, ne abbiamo visti troppi ora sarebbe il caso di dare discontinuità alle politiche tampone. Quindi chiedo alla Regione e al Comune: a quando un programma strutturale con tempi certi di attuazione e risorse adeguate?

L'amministrazione Marino ha scorporato l'assessorato alla Casa da quello al Patrimonio, facendolo ricadere, negli ultimi mesi, sotto quello alle Politiche Sociali. Come si immagina il prossimo assessorato alle Politiche Abitative?

La macchina capitolina andrebbe riorganizzata riproponendo l'assessorato alla Casa e al Patrimonio. Andrebbe inoltre istituito un coordinamento tra tale assessorato e quelli all’Urbanistica e ai Servizi Sociali. In ogni municipio, inoltre, andrebbero aperti degli “sportelli casa”. Il confronto con le associazioni degli inquilini infine, dev'essere continuo.

Riassumendo. Basta considerare la questione della casa in termini di emergenza, per uscirne  servono 10mila alloggi. In cima alle richieste, un censimento del patrimonio immobiare per valutare quanto può essere recuperato per dare una risposta al disagio abitativo. E ancora. Creare un bando anche per l'assegnazione delle abitazioni in social housing; mettere in moto la graduazione degli sfratti e semplificare l'accesso ai bandi per la morosità incolpevole; aprire un tavolo con il Governo per stabilire i finanziamenti per l'edilizia residenziale pubblica; introdurre una tassazione superiore per le case sfitte oltre la terza proprietà; superare la delibera regionale; aprire degli sportelli casa in ogni municipio. 

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