Marchini chiede 30 milioni di euro a Repubblica: "Articolo diffamatorio"
L'imprenditore romano, candidato sindaco alle prossime elezioni, ha fatto scattare un'azione legale verso un articolo pubblicato sul quotidiano romano: "Nel testo sono contenute falsità e gravi omissioni"
30 milioni di euro. E' questa la cifra risarcitoria richiesta da Alfio Marchini, imprenditore romano e candidato sindaco di Roma, al quotidiano La Repubblica. A far scattare l'azione legale un articolo pubblicato questa mattina dal titolo 'I prestiti a Marchini "Operazioni offshore poco trasparenti". Si legge in una nota: "Malgrado le precisazioni fornite ieri, nel testo sono ancora contenute falsità e gravi omissioni che hanno creato e continuano a creare gravi danni materiali e morali a persone e società, alcune delle quali tra l’altro quotate in borsa" si legge. Una delle frasi nel mirino: “Il gruppo Marchini ha ottenuto in tale maniera 60 milioni di euro nonostante la Popolare di Vicenza avesse già erogato un credito di 75 milioni di euro che non era riuscita a recuperare...”.
Nella nota vengono spiegate ulteriori precisazioni: "Premesso che - come già più volte ribadito direttamente e pubblicamente - sono indicate erroneamente società descritte come "facenti parte del gruppo Marchini" o "riconducibili" ad Alfio Marchini - per quanto riguarda il prestito dei 75 milioni, non solo alla data delle suddette operazioni (i famosi 60, erogati da fondi ufficiali, e che certamente né Marchini né il management erano a conoscenza che fossero al 100% della banca) la posizione non era a incaglio ma la società aveva già pagato regolarmente circa 6 milioni di euro di interessi".
E ancora: "Piuttosto nell'articolo si continua ad omettere premeditatamente - nonostante i giornalisti siano stati direttamente informati da Marchini- di come la società Lujan al pari di migliaia di azionisti è parte lesa nei confronti della banca per aver visto evaporare l'investimento fatto nel capitale della banca stessa. Danno ancor più grave perché arrecato utilizzando liquidità della società".