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Elezioni Roma 2016

INTERVISTA | Mustillo: "Tutela del lavoro e case popolari"

Rompere il patto di stabilità e rivedere il debito. Alessandro Mustillo, candidato sindaco per il Partito Comunista ha raccontato a Romatoday il suo progetto per la città

Rompere il patto di stabilità e rivedere il debito. Poi, con le risorse recuperate, proseguire con tutela del lavoro, la stabilizzazione dei precari e la realizzazione di case popolari. Romatoday ha intervistato Alessandro Mustillo, candidato sindaco di Roma per il Partito Comunista. Classe 1989, Segretario del Fronte della Gioventù Comunista, ha spiegato il suo programma per Roma. 

Partiamo dal programma. Tre punti su cui, se diventasse sindaco, non sarebbe disposto a fare compromessi. 

Partiamo da due precondizioni che abbiamo posto come base al programma: la rottura con il patto di stabilità e la revisione del debito pubblico. Senza questi presupposti a Roma non si può fare nulla. Il patto di stabilità è quella legge che non consente l'assunzione delle precarie delle scuole comunali, quella che non permette di impiegare fondi per gli investimenti sociali. Per quanto riguarda il debito, invece, possiamo constatare che non conosciamo il 43 per cento dei creditori. Non si può chiedere ai romani di ripagare un debito in queste condizioni. 

Una volta recuperate le risorse, poi, cosa farebbe?

Ecco i tre punti principali del nostro programma: tutela del lavoro, stabilizzazione del precariato, investimenti per le case popolari che diano risposte a quelle 30 mila famiglie che oggi vivono in emergenza abitativa. E ancora. Investimenti sociali e culturali, miglioramento dei trasporti e dei servizi forniti dal Comune nei quartieri periferici.  

Ha citato i trasporti. Secondo lei, il prossimo sindaco come dovrà mettere le mani nell'intricata vicenda della Metro C?

Credo che la metro C costituisca un asse fondamentale del trasporto cittadino. Roma deve fare in modo che il trasporto su ferro diventi la sua spina dorsale. Quindi siamo favorevoli al proseguimento dei lavori della terza linea a patto che si faccia chiarezza sugli appalti e sui costi dell'opera. Favorevoli, perché fa parte della soluzione del problema ma senza chiudere gli occhi su quanto accaduto in questi anni. Basta speculazioni e regali ai costruttori: esigeremo che gli appalti vengano eseguiti nel modo giusto.

Rifiuti, un altro anello debole di questa città. Cosa pensa di fare? 

È necessario che Ama gestisca tutto il ciclo dei rifiuti, anche lo smaltimento che oggi viene appaltato a soggetti esterni. Tutto questo perché con l'incremento della raccolta differenziata i rifiuti diventeranno sempre più una ricchezza per la città e non una fonte di inquinamento come accaduto fino ad oggi con una gestione affidata ai privati con inceneritori e discariche. Perchè il sistema diventi efficace, inoltre, va aumentato il numero dei lavoratori su strada. Roma è l'unica città che ha inserito il porta a porta in molti quartieri senza aumentare i dipendenti dell'azienda pubblica che se ne occupa. Non parliamo di assunzioni facili di amici di amici che poi finiscono in ufficio. Ma di raggiungere il numero giusto di lavoratori per effettuare il servizio su strada. 

La lunga vertenza sul contratto decentrato sarà una vera e propria patata bollente che il prossimo sindaco dovrà affrontare il prima possibile. 

Le richieste dei lavoratori, che anche oggi hanno manifestato, sono giuste. La parte del salario accessorio dei dipendenti capitolini deve essere riconosciuta in quella stabile della retribuzione. Non bisogna dimenticare che la situazione che si è venuta a creare non è da addossare ai lavoratori ma all'inerzia di chi ha gestito l'amministrazione capitolina. Altra questione da non dimenticare è quella della carenza d'organico: alla macchina capitolina manca un lavoratore su quattro. 

Come agirebbe?

La prima cosa da fare è tornare indietro rispetto a quanto stabilito da Marino e avviare una politica d'ascolto delle richieste dei dipendenti. Non si amministra una città senza il consenso dei lavoratori. 

Il suo slogan: “Vota comunista”. Un romano che oggi decide di 'votare comunista' cosa sceglie?

Vota l'unico partito che difende gli interessi dei lavoratori, degli studenti, dei pensionati e della città. Vota un partito che non accetta compromessi e che vuole rompere un sistema di potere e di speculazione. Vota un cambiamento totale, una rivoluzione. Con noi verrebbe assicurata la presenza nelle istituzioni di una forza politica che difende gli interessi dei cittadini. Siamo una vera forza di sinistra che non sosterrà mai chi, come il Pd in questi anni, ha contribuito a mal governare questa città e a peggiorare le condizioni dei lavoratori come sta accadendo con il Governo Renzi. 

Teme che il Movimento cinque stelle sottragga voti ai partiti di sinistra?

Credo che il Movimento cinque stelle interpreti un sentimento di cambiamento che è presente nei cittadini romani. Purtroppo, per molti anni la sinistra a Roma ha accettato tanti compromessi e accordi al ribasso, partecipando al governo a livello comunale e regionale. La presenza di un Partito Comunista è un segnale importante per quella parte di elettori di sinistra che hanno sempre votato Pc e che oggi non si sentono più rappresentati. 

Si sente più vicino a Sinistra Italiana o al Movimento cinque stelle?

Il motivo per cui non ci siamo alleati con Fassina è chiaro: crediamo sia necessaria una rottura completa con il Pd. Una rottura che Sinistra Italiana non ha attuato dal momento che in Regione continua a governare insieme a Zingaretti mentre nei municipi è pronta a stringere accordi per mantenere un sistema di potere fallimentare. Ci sono tante differenze ideologiche e alcune battaglie comuni ma la nostra posizione è indipendente da tutte le forze in campo. Siamo stati gli unici, per esempio, ad aver mantenuto il punto su Olimpiadi e debito mentre le posizioni del M5S e di Si-Sel si sono ammorbidite. 

Che linea terrà al ballottaggio?

Sappiamo bene che non ci sono le condizioni perché questa città abbia un sindaco comunista: siamo consapevoli che non arriveremo al ballottaggio. Detto questo, non sosterremo alcun apparentamento. Lo specifico perchè c'è sempre l'idea che l'estrema sinistra alla fine, al ballottaggio, converga sul candidato del centrosinistra seguendo l'ottica del meno peggio. Gramsci diceva che con l'ottica del meno peggio si arriva inesorabilmente al peggio. Non appoggeremo il Pd di Renzi. L'attuale governo sta cancellando anche l'art.18. Nemmeno Berlusconi ci era riuscito.

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