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Elezioni Roma 2016

Elezioni, minisindaci compatti #PerRoma: "Pd e Sel insieme per non perdere la città"

Oggi la presentazione dell'iniziativa in programma al Brancaccio per il 23 gennaio. Un appello alle forze in campo, civiche, politiche, economiche, per il rilancio della città, partendo da un centrosinistra compatto

Fronte compatto verso le amministrative, senza perdere pezzi, tenendo bene a mente che la storia politica della città ha già sentenziato il fallimento degli esperimenti settari a sinistra. #PerRoma, l'iniziativa dei minisindaci in programma per il 23 gennaio al Brancaccio e presentata oggi alla stampa nella sala a vetri della Casa della Città, è sì un laboratorio di idee e buoni propositi, ma anche (e soprattutto) un malcelato appello alla ricostruzione dell'asse Pd-Sel. E a chi, come Stefano Fassina, candidato sindaco di Sinistra Italiana, sulla frattura ha già messo la firma. 

Forti di esperienze di giunte territoriali dove le due forze vanno bene a braccetto, e del modello Regione Lazio, i presidenti dei municipi della Capitale, unici superstiti al terremoto del commissariamento, si ergono a fari del centrosinistra romano, provando a riproporre la ricetta del primo Marino. E' il vendoliano di ferro, Andrea Catarci, presidente dell'VIII municipio, a fugare ogni dubbio sulla necessità di andare insieme, "guardando anche al passato", e smarcandosi da dinamiche elettorali nazionali. 

"Costruiamo un'iniziativa che ridefinisca un campo largo" dichiara al microfono, seduto subito alla sinistra (ma sarà un caso) della presidente del I municipio, Sabrina Alfonsi, presentatrice dell'evento. "Nessuna campagna elettorale si può decidere dentro un luogo chiuso, serve un mare aperto. Non si può pensare che proposte studiate a tavolino possano dare risposte a questa città. Noi proponiamo un momento di avvio che sappia anche guardare indietro a tutte le esperienze, anche l'ultima", quando, agli albori dell'esperienza di governo del chirurgo dem, l'alleanza con Sinistra Ecologia e Libertà sembrava funzionare. 

Il messaggio, affatto criptico, va a coloro che fanno, "scatti in avanti creando i presupposti per una divisione autolesionista", aggiunge Veloccia (XI municipio). C'è poi chi, come il minisindaco Torquati (XV), tenta di rimettere al centro i contenuti: "E' da tempo che non vedevo un manifesto senza nomi e questo perché non c'è nessuna volontà di prevaricare l'altro. Abbiamo cercato di impostare un'iniziativa che non è contro qualcuno o a favore, è per il futuro dei cittadini". 

Un appello a romani e romane sì, lo ribadisce anche il minisindaco Alfonsi - "vogliamo che al Brancaccio siano tutti presenti ad ascoltare chi sta governando la città e tutte le realtà civiche, sociali, culturali e produttive" - ma anche (e soprattutto) un appello "a dire attenzione, il tirarsi fuori e costruire alternative che non ci sono, vuol dire per loro andare a sbattere, ma soprattutto vuol dire non governare la città". La storia ce lo ha già insegnato, punendo i passi falsi. "La Sinistra Arcobaleno non votò Rutelli e noi consegnammo Roma ad Alemanno e Alemanno". 

E proprio nella serata di ieri, il tema alleanze è stato al centro di una riunione nella sede della federazione romana di Sel, tra Fassina, il segretario capitolino di Sel, Paolo Cento, (entrambi avrebbero accettato l'invito alla kermesse del 23) e gli amministratori locali del partito tra consiglieri e assessori municipali. In diversi hanno mostrato perplessità rispetto alla frattura col Pd, portando a esempio proprio i municipi, ultimi baluardi di ampie, e funzionanti, coalizioni. Perché se l'ex viceministro del governo Letta guarda avanti, c'è anche chi chiede di non chiudere la partita.

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