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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Elezioni Comunali 2013

M5S, De Vito cade sulla romanità. E sullo slogan fa marcia indietro

Intervistato da Radio Ies, il candidato sindaco grillino ha parlato anche di elezioni: "Non ci sarà nessun appoggio al centrodestra o sinistra, anche se non dovessimo arrivare al ballottaggio"

"Chi mangia patate, chi beve un bicchiere. Chi solo ogni tanto, chi tutte le sere". La canzone sfuma, Marcello De Vito, candidato sindaco di Roma per il M5s, prende la parola e "grande canzone, scritta da un romano vero. Daì Romani". La frittata è fatta: Rino Gaetano, infatti, è romano di adozione, ma di nascita è calabrese. E a chi fa del radicamento e della 'romanità' la propria bandiera, non si perdona niente. Immediato è partito il tam tam dei social a criticare la 'figuraccia' del candidato sindaco grillino. 

De Vito che, intervistato durante la trasmissione "Citofonare Adinolfi" di Radio Ies, ha parlato anche di politica e di elezioni. La rotta è chiara e tracciata: "Nessun appoggio al Pd o al Pdl". Anche in caso di ballottagio senza di noi. Per la tornata prevista il 26 e 27 maggio, con possibile ballottaggio 9 e 10 giugno, insomma, lo schema resta uguale a quello deciso a livello nazionale: nessuna accordo con centrodestra e centrosinistra. "Sono le persone che hanno portato il Comune di Roma ad avere tredici miliardi di debiti - ha attaccato De Vito - ed è arrivato il momento che Alemanno faccia un pò di chiarezza sulla vicenda derivati che è una vera zavorra per il Campidoglio". 

Il discorso poi, inevitabilmente, è tornato su un'altra mezza 'figuraccia' del Movimento 5 stelle Romano. Quella dovuta alla frase "Aripijamose Roma" twittata dall'avvocato candidato sindaco. L'espressione, infatti, era divenuta famosa in tutta Italia perchè presente nel film "Romanzo Criminale", la serie sulle gesta della Banda della Magliana. Qui, però, De Vito si è difeso bene, spiegando "che quello non è il nostro 'motto'. Lo slogan arriverà presto, sarà carino, in perfetto italiano e metterà l'accento sulla nostra romanità". 'Figuraccia' scampata, insomma. E invece no.

Andrea Sarubbi, ex parlamentare Pd, gli chiede "dove sono Dragoncello e il capolinea del bus H". De Vito ci pensa, temporeggia ma poi ammette "non lo so". Però sulla stazione Termini è informato, "ci vado col 60".

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