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Politica Esquilino / Piazza Manfredo Fanti

Casa, dagli architetti un faro sul disagio abitativo di Roma: presentato il documentario 'Habito'

Il lavoro è stato finanziato con il bando Sillumina, in collaborazione con il ministero per i Beni e le Attività Culturali e con Siae

Un video-documentario in tre puntate che restituisce la fotografia di una città che soffre un grave disagio abitativo e che cerca, al di fuori dei circuiti istituzionali, le soluzioni per fronteggiarla. Si chiama ‘Habito’ ed è stato presentato venerdì 29 marzo presso la Casa dell’Architettura in piazza Manfredo Fanti 47. È frutto del lavoro di un gruppo di giovani architette che nel 2017 hanno vinto il bando Sillumina, in collaborazione con il ministero per i Beni e le Attività Culturali e con Siae. Ideatrice e direttrice del progetto è Giorgia Dal Bianco, che è anche autrice di soggetto e sceneggiatura insieme alla coordinatrice scientifica Marta Ricci. A fare da consulente scientifico è invece Ilaria Montella, mentre riprese e montaggio sono di Carlo Babalucca. Ospiti della giornata, coordinati dalla consigliera dell'Ordine degli architetti di Roma Chiara Tonelli, gli architetti francesi Anne Lacaton & Jean Philippe Vassal che, con lo studio Lacaton & Vassal, Oltralpe hanno lavorato a soluzioni sperimentali e innovative per il recupero del patrimonio immobiliare pubblico. 

Il documentario prende le mosse dalla fotografia del disagio abitativo di Roma: 3.500 sfratti all’anno; 12.500 famiglie in attesa nella graduatoria per le case popolari, a fronte di 500 assegnazioni all’anno; 3 mila famiglie nelle occupazioni. La questione viene approfondita grazie a numerose voci di esperti quali sociologi, architetti, giuristi, economisti e sindacalisti. Un quadro chiaro che scava nelle motivazioni del principale dato che causa il disagio abitativo romano: non ci sono abbastanza case accessibili, in particolare le case popolari.  

L'analisi lascia ampio spazio anche alle persone che vivono ogni giorno la precarietà abitativa sulla propria pelle e che hanno trovato una soluzione nell’autorganizzazione e che oggi "rappresentano forse l'unico attore cittadino che si è messo in moto per trovare una solzione a questo diritto negato" viene spiegato nell'introduzione alla proiezione. Le autrici compiono così un vero e proprio viaggio tra gli esperimenti di co-housing, autorecupero e occupazioni di edifici in disuso sparsi per la città, "utili" spiegano le autrici "per comprendere possibili nuovi modelli di architettura". Le strade per uscirne, contenute nella terza parte del video, sono un intreccio tra gli spunti per soluzioni progettuali, politiche e verso le aspirazioni e i sogni che portano ogni abitante a disegnare la città che vorrebbe. 

Qui il link per poter vedere i tre video. 

“L’idea è stata quella di mettere ordine al marasma di informazioni che leggiamo ogni giorno per definire il problema, illustrare le soluzioni alternative individuate dai cittadini e delineare possibili soluzioni per il futuro” spiega Dal Bianco. “Sono gli esperti interpellati che, nella terza puntata, hanno tracciato delle vie possibili: dal frazionamento delle case popolari al recupero del patrimonio inutilizzato e alla rigenerazione urbana. L’emergenza abitativa è un problema strutturale ed è arrivato il momento di dare una risposta. Anzi, è già tardi”.  

“In questa città ci sono gli immobili, le capacità tecniche e strutturali per mettere in pratica queste soluzioni. Manca la volontà di farlo” ha aggiunto Ricci. “Il nostro lavoro illustra pillole di strategie possibili che però devono essere tradotte in progetti. Purtroppo Roma non presenta esempi di strategie virtuose, se non piccoli interventi, capaci di impattare sulla realtà urbana. Questi documentari sono analisi del disagio e propongono diverse strategie ma poi il dialogo con le istituzioni è fondamentale”.

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