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Evasione Regina Coeli, Uil : "Non si facciano volare gli stracci, Governo faccia autocritica"

In merito all'evasione di due detenuti dal carcere di Regina Coeli si è espresso il Segretario Generale Uil Penitenziari

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RomaToday

La clamorosa, quanto rocambolesca, evasione di due detenuti dalla seconda sezione del carcere romano di Regina Coeli mette a nudo tutte le falle di una politica disattenta verso le criticità del sistema penitenziario. Da anni abbiamo denunciato invano come la desertificazione degli organici della polizia penitenziaria contribuisse a creare un vulnus alla sicurezza sociale. Ed i quattro detenuti evasi dalle carceri nel giro di pochi giorni sono molto più che un campanello di allarme. Ora vogliamo credere che non si facciano volare gli stracci e che si addossino responsabilità esclusivamente all’anello debole della catena , ovvero agli agenti di sorveglianza. E’ bene sottolineare che solo due agenti erano preposti alla sezione nel turno in luogo degli otto che avrebbero dovuto esserci per garantire la sorveglianza ai quattro piani. In quella sezione sono ristretti circa 240 detenuti, laddove in termini regolari avrebbero dovuto essere non più di centoventi.  

 
Nel corso degli anni i vari Governi si sono limitati a prendere atto delle varie segnalazioni allarmanti ed allarmate ma senza incidere significatamente sulle criticità, tra cui le carenze d’organico occupano posto di rilievo. Ora il Ministro Severino ben comprenderà le nostre sollecitazioni e le nostre preoccupazioni. Occorre far presto per trovare soluzioni al dramma ed all’emergenza. Ripetiamo che la questione penitenziaria non è solo una questione umanitaria, sanitaria e sociale ma è anche una preminente questione di ordine pubblico. E si abbia consapevolezza che le evasioni sono solo la punta dell’iceberg di un sistema a cui si impedisce oggettivamente di poter soddisfare gli obiettivi in punto di sicurezza e trattamento. Ma è altrettanto vero che quanto accaduto oggi a Roma ripropone la necessità che l’Amministrazione Penitenziaria faccia scelte precise e mirate per recuperare unità al servizio operativo, ancor più in ragione dell’accertata deficienza organica di circa settemila unità. Sono – conclude SARNO – circa 3600, in tutta Italia,  le unità della polizia penitenziaria impiegate in strutture non penitenziarie. Nel solo Lazio a fronte di 4568 unità quelle in servizio nelle carceri sono solo 3275, laddove ne occorrerebbero4136. E’ ora di mettere mano agli esuberi dei baschi blu impiegati  nei palazzi del potere, a cominciare dal Ministero di via Arenula e dal DAP.  Questa sì che sarebbe una svolta ed un concreto segnale in funzione dell’efficienza e della razionalizzazione dell’impiego delle risorse umane.
 
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